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Van Gogh copista 2ª parte


Eccomi con un nuovo post di questa serie.


Edgar Degas - L'assenzio (1876, Parigi, Musèe d'Orsay)


Edouard Manet - La prugna (1877, Washington, National Gallery of Art)


Vincent Van Gogh - Agostina Segatori al Cafè du Tambourin (1887, Amsterdam, Van Gogh Museum)
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Gustav Klimt


Oggi ricorre il 150° anniversario della nascita di Gustav Klimt.

Vienna, 14 luglio 1862 – Neubau, 6 febbraio 1918

E' stato un pittore austriaco, uno dei massimi esponenti dell'Art Nouveau (stile Liberty, in Italia), protagonista della secessione viennese.

Gustav Klimt nasce nel 1862 a Baumgarten, quartiere di Vienna, secondo di sette fratelli. Il padre Ernest, immigrato boemo, è orafo, la madre, Anna Finster, appassionata di musica lirica. Le condizioni economiche della famiglia, già compromesse, diventano precarie dopo la crisi economica del 1873 causata dal fallimento dell'Esposizione Universale di Vienna.

Nel 1876 il quattordicenne Gustav viene ammesso a frequentare la Kunstgewerbeschule, (scuola d'arte e mestieri del Museo Austriacoper l'arte e l'industria), dove studierà fino al 1883, confrontandosi con svariate tecniche artistiche, dal mosaico alla ceramica, nel rispetto dei canoni accademici e della storia dell'arte del passato. Tre anni dopo, con il fratello minore Ernst e con il pittore Franz Matsch, grazie all'interessamento del professor Laufberger, ottiene la commissione per la decorazione del cortile del Kunsthistorisches Museum, su progetto dello stesso Laufberger.

Nel 1880 dipinge le quattro allegorie del Palazzo Sturany a Vienna e il soffitto della Kurhaus di Karlsbad. Tra il 1886 e il 1888 si dedica, con il fratello e l'amico, alla decorazione del Burgtheater di Vienna, in una serie di pannelli raffiguranti teatri dell'antichità o del mondo contemporaneo. I tre guadagnano ben presto la stima e la notorietà tra i cittadini viennesi, e le commissioni dei primi ritratti garantiranno loro un discreto successo e una tranquillità economica. I ritratti vengono eseguiti a partire da fotografie, e una delle prime qualità che viene riconosciuta a Gustav è proprio la precisione fotografica nella resa dei volti.

Nel 1888 Klimt riceve un riconoscimento ufficiale dall'imperatore Francesco Giuseppe e le università di Monaco e Vienna lo nominano membro onorario.

Nel 1892, a pochi mesi dalla morte del padre, anche il fratello Ernst muore improvvisamente: Gustav deve farsi carico di entrambe le famiglie, e questo lutto lascia un segno anche nella sua produzione artistica. Nello stesso periodo avviene l'incontro con Emilie Flöge che, pur essendo a conoscenza delle relazioni che il pittore intrattiene con altre donne (negli anni '90 del XIX secolo Klimt sarà il padre riconosciuto di almeno 14 figli), sarà la sua compagna fino alla morte del pittore.

Nel 1898 si inaugura la prima mostra della Secessione viennese, movimento artistico costituitosi l'anno prima con Klimt presidente. La secessione pubblica una propria rivista, Ver Sacrum (primavera sacra) di cui verranno pubblicati 96 numeri, fino al 1903. Alla prima mostra vengono esposte opere dello stesso Klimt, di Auguste Rodin, Puvis de Chavannes, Arnold Böcklin, Alfons Mucha e Fernand Khnopff. La seconda mostra inaugurerà il Palazzo della Secessione, appositamente progettato da Joseph Maria Olbrich con elementi greco-egiziani: all'ingresso venne collocata la frase A ogni tempo la sua arte, all'arte la sua libertà.

Nel 1894 l'università di Vienna aveva commissionato all'artista la decorazione del soffitto dell'aula magna sul tema illuminista del trionfo della Luce sulle Tenebre, da sviluppare su tre facoltà: Filosofia, Medicina e Giurisprudenza. I lavori vengono rimandati per anni e, quando i pannelli verranno presentati, rispecchiano il mutamento stilistico del giovane pittore, influenzato dalla Secessione che egli stesso aveva fondato. Tutti e tre i pannelli, della dimensione 430x300cm, vennero distrutti da un incendio del Castello di Immerdorf nel 1945, e ne rimangono solo foto in bianco e nero e una foto a colori del bozzetto di Medicina.

Il primo pannello fu presentato da Klimt solo nel 1900, in occasione della settima mostra della Secessione. Si tratta della Filosofia. Già in questa occasione si capisce come lo stile del pittore sia radicalmente cambiato e difficilmente potrà rispondere alle attese della committenza pubblica. Ottantasette professori dell'universita' protestarono contro questa opera, la quale, tuttavia, vinse anche il primo premio all'Esposizione Universale di Parigi del 1900. Non si tratta più del limpido stile storicista tanto amato dai viennesi, ma un fluire di corpi simbolici e metafisici; non una parata dei grandi pensatori del passato ma un turbinio di forze oscure e non rassicuranti. A sinistra una massa di corpi in diversi atteggiamenti, giovani e anziani, disperati o sereni; a destra uno sfondo punteggiato di stelle su cui aleggia un volto misterioso (l'enigma del mondo) mentre in basso spunta un volto femminile radioso: La Filosofia.

Noncurante delle critiche, Klimt presenta La Medicina nello stesso stile de La Filosofia: stessi corpi fluttuanti che simboleggiano la vita, in mezzo ai quali vi è la Morte; si distacca una figura femminile nuda che rappresenta la liberazione dal dolore. In basso la figura mitologica di Hygeia (Igea) figlia di Esculapio, che impersona la medicina. Federica Ammiraglio nota che "i critici progressisti ammirarono l'estrema modernità dell'opera, la lettura in chiave simbolista, la non idealizzazione dei nudi e la carica di pessimismo scopenhaueriano" mentre tali caratteristiche furono molto deplorate dalla stampa. Il fascicolo di Ver Sacrum che presentava i bozzetti fu sequestrato e 15 parlamentari firmarono un'interpellanza parlamentare.

Il terzo pannello dedicato alla Giurisprudenza si stacca stilisticamente dagli altri due, forse per l'influenza del suo viaggio a Ravenna, forse per l'esperienza acquisita con il Fregio di Beethoven. Non più fluire di corpi ma un incastro di decorazioni bidimensionali dove dominano nero e oro e dove risaltano vigorose alcune figure. In basso il peccatore, emaciato, è avvolto da un polpo e attorniato da tre figure femminili che rappresentano le tre furie della punizione: "una dorme dimentica, una spalanca gli occhi vendicativa, la terza ammicca come per adescare". In alto troviamo, piccole ed austere, le figure allegoriche di Verità, Giustizia e Legge.

Filosofia, Medicina e Giurisprudenza verranno duramente contestate dai committenti, che avevano immaginato una sobria rappresentazione del progresso della cultura, ma che si ritrovano un turbinio di corpi sensuali. La protesta del corpo docente arriva fino al parlamento: a questo punto, Klimt decide di rompere il contratto e restituisce l'anticipo già versato.

Elemento chiave dei lavori di Klimt è la figura femminile. Anche quando rappresentano figure allegoriche, le donne sono visibilmente ritratte da personaggi della vita quotidiana; talvolta si tratta di prostitute che, anche se ingentilite dalle citazioni classiche nel contesto del quadro, vengono raffigurate ad esempio con acconciature vaporose e trucco pesante. Oppure vengono rappresentate come femmes fatales, tema molto in voga al tempo (basti pensare alle illustrazioni di Aubrey Beardsley per la Salomè di Oscar Wilde).
Nella Giuditta II del 1909 la donna ritratta, Adele Bloch-Bauer (donna dell'alta borghesia Viennese), ha quasi sembianze di una sirena. Questo scandalizza la società viennese dell'epoca che avrebbe accettato senza problemi personaggi femminili idealizzati, ma che non può non notare l'eccessivo realismo di certe figure e soprattutto dei nudi. Un'altra caratteristica della sua pittura è l'ornamento con forme ed elementi classici, che non solo svolgono funzione decorativa, ma assumono anche valenze simboliche, dando il massimo risalto alla figura centrale.

Nonostante lo scandalo tra i benpensanti, Klimt trova i suoi mecenati tra le ricche famiglie ebree della borghesia viennese, che amano l'arte d'avanguardia: l'industriale dell'acciaio Karl Wittgenstein, la famiglia Knips, l'imprenditore tessile Wärndorfer. Alle mogli di questi influenti personaggi, Klimt dedicherà dei famosi ritratti.
Intanto, Klimt continua ad esporre i suoi lavori a livello internazionale, anche grazie ai contatti con le altre Secessioni, di Berlino e di Monaco, di cui è membro: nel 1900 Filosofia riceve la medaglia d'oro all'Esposizione Universale di Parigi.

Nel 1903 Klimt si reca due volte a Ravenna, dove conosce lo sfarzo dei mosaici bizantini: l'oro musivo, eco dei lavori del padre e del fratello in oreficeria, gli suggerisce un nuovo modo di trasfigurare la realtà e modulare le parti piatte e plastiche con passaggi tonali, dall'opaco al brillante.
In seguito alla crisi della Secessione viennese, Klimt si avvicina ai neonati Wiener Werkstätte (Laboratori Viennesi) e la mostra del 1908 conterrà una sezione dedicata esclusivamente a sedici sue opere. La collaborazione continua anche nel 1905 con la decorazione di Palazzo Stoclet, dimora dell'industriale Apolphe Stoclet progettata da Josef Hoffmann a Bruxelles, con il fregio musivo della sala da pranzo. I 9 disegni ideati da parte di Klimt oggi si trovano nella collezione permanente del Museum für angewandte Kunst a Vienna.

Nel 1910 Klimt partecipa alla Biennale di Venezia e l'anno successivo riceve il primo premio dell'Esposizione Internazionale di Arte diRoma per Morte e vita: le sue opere verranno esposte anche a Firenze, Bruxelles, Londra e Madrid.
Al ritorno da un viaggio a Roma, l'11 gennaio 1918, viene colpito da un ictus che lo condurrà alla morte il 6 febbraio. L'allievo ed amico Egon Schiele lo ritrarrà sul letto di morte.

Gustav Klimt è il pittore più rappresentativo dell'art nouveau. Partito da una formazione artistica ancora tradizionale, diviene uno dei massimi esponenti della secessione viennese. In lui prevalgono il simbolo, l'evocazione della realtà, piuttosto che la sua rappresentazione; la linea elegante, morbida e sinuosa, la bidimensionalità delle forme, l'accostamento sapiente dei colori, il preziosismo, in una fusione e in un assorbimento delle più svariate componenti, che vanno dalla conoscenza dei mosaici di Ravenna (fulgore e divisionismo cromatico, superamento della realtà, assenza di volumetria) fino alle più recenti acquisizioni artistiche (simbolismo, decadentismo) e psicoanalitiche (l'espressione dell'inconscio attraverso il segno pittorico). Ma l'arte di Klimt non è tutta o soltanto espressione di un mondo interiore morbosamente angosciato, come appare in molte sue opere: egli è capace di rendere anche l'ultima magica poesia di un bel paesaggio o la forza interiore che emana dai visi di alcuni ritratti femminili.

http://it.wikipedia.org/wiki/Gustav_Klimt




Gustav Klimt, seduto in poltrona, con alcuni artisti del movimento della Secessione viennese: tra gli altri, Anton Stark, Kolo Moser, Adolf Böhm, Maximilian Lenz, Ernst Stöhr, Wilhelm List, Emil Orlik, Carl Moll




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Eileen Gray


Enniscorthy, 9 agosto 1878 – Parigi, 31 ottobre 1976

E' stata una designer di mobili e un architetto irlandese, considerata una pioniera dell’estetica dell’International Style.

Nata da una famiglia ricca e aristocratica nel sud est dell’Irlanda, Eileen Gray era la più giovane di cinque figli. I suoi genitori, Eveleen Pounden Gray e James McLaren Gray, erano di origini scozzesi. Il padre, James, era un pittore dilettante e incoraggiò la figlia a dedicarsi alla pittura, portandola con sé in Italia e in Svizzera a dipingere dal vivo, cosa che non mancò di far maturare lo stile della ragazzina. Eileen Gray passò gran parte dell’infanzia nelle abitazioni di famiglia, in Irlanda o a South Kensington a Londra. Grazie a suo padre, a vent’anni, nel 1898 poté frequentare la Slade School of Fine Art, dove studiò pittura. Fu una delle prime studentesse ammesse a studiare nell’istituzione e, nel corso degli studi, conobbe Jessie Gavin e Kathleen Bruce. Nel 1900, anno della morte del padre, Eileen Gray si recò per la prima volta a Parigi insieme alla madre, qui poté visitare l’Esposizione Universale, rimanendo influenzata dal nuovo stile Art Nouveau. Gray ammirò soprattutto i lavori di Charles Rennie Mackintosh che vide esibiti all’Esposizione Universale per la prima volta. La Gray decise di trasferirsi a Parigi a studiare all’Académie Julian e all’Académie Colarossi e passò i successivi cinque anni fra Parigi, Londra e l’Irlanda.

Nel 1905 ritornò a vivere a Londra a causa di una malattia della madre e durante il suo soggiorno inglese riprese gli studi alla Slade, rendendosi però conto che la pittura e il disegno la rendevano sempre meno soddisfatta. In questo periodo, frequentando un negozio di Soho, cominciò a interessarsi di mobili laccati, cercando di impadronirsi delle tecniche della laccatura. Nel 1906 tornò in Francia e conobbe il giapponese Seizo Sugawara, un maestro dei lavori in lacca che proveniva da un’area del Giappone famosa per questo tipo di artigianato. Dopo alcuni anni di apprendistato esibì i suoi lavori con la lacca, ottenendo però solo un moderato successo.

Durante la prima guerra mondiale Eileen si ritrasferì a Londra, continuando senza successo a lavorare con le lacche. Ritornata a Parigi, nel primo dopoguerra, fu incaricata di decorare un lussuoso appartamento in rue de Lota. Disegnò personalmente i tappeti e le lampade per la casa, facendo costruire mobili e decorando le pareti con pannelli laccati di sua mano. Questa volta le arrise maggior successo, molti critici d’arte lodarono il suo design come innovativo e moderno. Eileen Gray aprì una piccola galleria a Parigi in Rue du Faubourg Saint-Honoré per esporre i suoi lavori. Eileen Gray era apertamente bisessuale e negli anni Venti frequentò assiduamente i circoli lesbici dell’avanguardia parigina insieme a Romaine Brooks, Gabrielle Bloch, alla cantante Damia e a Natalie Barney. Per diverso tempo, fino al 1932, la Gray ebbe una relazione intermittente con Jean Badovici, architetto e scrittore rumeno. Nel 1923 disegnò una stanza da letto-boudoir esponendola al Salon des Artistes Décorateurs, le recensioni furono terribili, ma il lavoro fu apprezzato dagli olandesi di De Stijl. Inviò dei suoi contributi al Salon d’Automne che vennero unanimemente lodati dagli architetti Gropius, Le Corbusier e Robert Mallet-Stevens. Fu in questo periodo che decise di specializzarsi in architettura d’interni e design, divenendo lentamente un’apprezzata rappresentante delle tendenze moderniste nell’arredamento.

Le Corbusier dipinse sui muri bianchi della casa progettata da Eileen facendo infuriare la Gray, la cosa però avvenne dopo la separazione dei coniugi, e il signor Badovici fu ben felice di tenersi i murales del maestro.

Persuasa da Le Corbusier e da Jean Badovici, iniziò ad interessarsi di architettura. Nel 1924 la Gray e Badovici cominciarono a lavorare insieme a una casa sul mare a Roquebrune-Cap-Martin, vicino Monaco, battezzandola E-1027. Il nome scelto è un codice che nasconde le iniziali dei due (E = Eileen, 10 = Jean, 2 = Badovici, 7 = Gray). La casa ha la forma di una L, il tetto piatto e finestroni che si aprono dal pavimento al soffitto con scale a chiocciola che conducono alle stanze degli ospiti. E-1027 è al tempo stesso una struttura aperta e compatta. Eileen Gray disegnò il mobilio con criteri d’avanguardia, collaborando anche con Badovici nell’elaborazione delle strutture dell’edificio. Il suo tavolo circolare in vetro E-1027 e la tondeggiante poltrona Bibendum furono ispirati dai coevi esperimenti Bauhaus di Marcel Breuer con le strutture d’acciaio tubolari. Le Corbusier fu tanto impressionato dalla casa che costruì a sua volta una casa estiva dietro la E-1027. I muri della casa di Le Corbusier erano coperti da coloratissimi murales, cosa che non mancò di disturbare la Gray che mirava a uno stile minimalista, basato sulle pareti bianche. Quando le Corbusier morì nel 1965 stava nuotando proprio nei pressi della E-1027. Attualmente la casa è in pessimo stato di conservazione, anche se lo stato francese ha annunciato di avere dei progetti di restauro dopo averla ufficialmente proclamata Monumento Nazionale. Alla fine degli anni Venti e all’inizio dei Trenta, la Gray entrò nell’Union des Artistes Modernes, ma al tempo stesso cominciò a ritirarsi dalla vita pubblica e ad essere sempre meno attiva socialmente. Progettò e costruì per sé una casa, Tempe à Pailla, dopo aver studiato architettura per quattro anni, rimanendo reclusa lì a lavorare per la maggior parte del tempo. Nel 1937 accettò di assistere Le Corbusier nell’allestimento del suo padiglione all’Esposizione di Parigi.

Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, Eileen Gray fu costretta a evacuare dal sud della Francia. Il suo appartamento a Saint-Tropez, dove aveva preziose collezioni di beni, fu fatto saltare in aria durante la guerra, mentre Tempe à Pailla fu saccheggiata. Nel secondo dopoguerra Eileen Gray tornò a Parigi inaugurando uno stile di vita ancora più reclusivo di prima, tagliando i contatti con tutti, eccetto che con un piccolo gruppo di amiche che conosceva da prima della guerra. Si occupò ancora di piccoli lavori, ma fu sostanzialmente dimenticata dall’industria del design. Intorno ai settant’anni cominciò a perdere la vista e l’udito eppure ebbe ancora la forza di trasformare un vecchio granaio in un atelier e si trasferì in campagna per continuare a lavorare. Nel 1968, grazie a un articolo del critico Joseph Rykwert sulla rivista Domus, la poltrona Bibendum e il tavolo E-1027 recuperarono un vasto successo di pubblico, tornando in produzione e divenendo pezzi classici di design. Poco prima della sua morte, nel 1970, i suoi lavori furono esposti in una mostra a Londra, il che permise al pubblico di riscoprirne la genialità. Eilen Gray morì all’età di novantotto anni nel suo appartamento di rue Bonaparte a Parigi e fu sepolta al cimitero Père Lachaise
Il National Museum of Ireland nel 2002 ha acquistato l’intero archivio di Eileen Gray e ha allestito un’esposizione permanente delle sue opere a Dublino. I mobili originali di Eileen Gray continuano attualmente ad essere venduti come pezzi da collezione, raggiungendo spesso quotazioni molto alte.

http://it.wikipedia.org/wiki/Eileen_Gray






La casa E-1027


Le Corbusier mentre dipinge un murales nella casa E-1027

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Omar Galliani



Nato nel 1954 a Montecchio Emilia, dove vive e lavora, Omar Galliani si è diplomato all’Accademia di belle Arti di Bologna e insegna pittura all’Accademia di Belle Arti di Carrara.
Ha partecipato a tre edizioni della Biennale di Venezia, 1982/84/86 .
Nell’82 è stato invitato alle biennali di San Paolo del Brasile, Parigi e Tokio. Ha esposto nei Musei d’Arte Moderna di Tokyo, Kyoto, Nagasaki, Hiroshima, alla Hayward Gallery di Londra, a due edizioni della Quadriennale di Roma, alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, in quelle di Francoforte e Berlino.

Negli anni Novanta viene invitato ad espoprre alla Camera dei Deputati, allo Scottsdale Center for the Arts dell’Arizona, alla Marian Locks di Philadelphia (U.S.A.). Presenta Feminine Countenances alla New York University (U.S.A.) e nel 2000 Aurea al Museum of the Central Academy of Fine Arts di Pechino(Cina) Espone nel Palazzo delle Stelline a Milano, alla Galleria Civica di Modena, al Museo d’Arte Moderna di Budapest (Ungheria), al Palacio Foz di Lisbona (Portogallo), al PAC di Milano. Nel 2003 viene invitato alla Biennale di Praga (Rep. Ceca) e alla prima edizione di quella di Pechino, dove ha vinto il primo premio.

Nel 2005, all’Archivio di Stato di Torino, presenta Il Grande Disegno Italiano. A Palazzo Magnani di Reggio Emilia espone Nuove Anatomie. Sempre nel 2005 il Museo d’Arte Contemporanea di Guadalajara (Messico), inaugura Nuovi Fiori Nuovi Santi e lo Spazio Mazzotta di Milano presenta con Giorgio Soavi, La figlia era Nuda.
Dal 2006 al 2008 la mostra Disegno Italiano viene ospitata nei principali Musei d’Arte Contemporanea in Cina tra cui Pechino, Shangai, Xian, Nanchino, Jinan, Chengdu, Dalian, Hangzhou, Ningbo, Tientsin e alla Galleria Schoeni di Hong Kong. Sempre nel 2006 l’Università e il Museo di Caracas (Venezuela) ospita Disegnarsi e nell’Aprile 2007 viene esposta al Museo Hassan di Rabat (Marocco). Il Grande Disegno Italiano viene presentata alla Permanente di Milano nella mostra La Bellezza e successivamente a Verona al Palazzo della Ragione, per Il Settimo Splendore.

Nel 2007 si inaugura la mostra Tra Oriente e Occidente, Omar Galliani e il Grande Disegno Italiano in Cina alla Fondazione Querini Stampalia, negli Eventi Collaterali della 52° Biennale di Venezia. L’evento ha visto la presenza dell’Associazione degli Artisti Cinesi e la collaborazione dei musei di Shangai, Ningbo, Dalian, Xian, Hangzou, Jinan, Chengdu e Wuhan dove ha esposto durante l’Omar Galliani China Tour.
Nel 2008 la Galleria Nazionale degli Uffizi di Firenze espone e acquisisce l’opera Notturno.

Nel 2009 la galleria K35 di Mosca inaugura una sua personale e la Fondazione Michetti di Francavilla al Mare gli dedica una retrospettiva. Sempre nel 2009 la galleria Shangheie di Shangai (Cina) inaugura Lontano da Xian. Nello stesso anno, a Vienna (Austria) l’Istituto Italiano di Cultura ospita Nel Segno del Correggio. A Lucca a Villa Bottini e nel Museo Archeologico di Palazzo Guinigi presenta Dalle Stanze dei Miei Disegni e a Venezia Dètournement nell’antico Ospizio di San Lorenzo (evento collaterale della 53a Biennale di Venezia) Sempre a Venezia presenta Santa Apollonia, Omar Galliani e qualche dente di Andy Warhol, ospitata nel Museo Diocesano.
Nel 2010, l’Istituto Italiano di Cultura di Bogotà (Colombia) inaugura 21debuios para una noche en bogotà e nello stesso anno, il Museo Borges di Buenos Aires (Argentina) ospita la mostra intitolata Nocturno riproposta al Museo d’Arte Contemporanea di San Juan e in quello di Rosario (Argentina). Il teatro India di Roma presenta Il disegno è in scena. Al Museo Lu.c.c.a viene presentata l’opera site-specific Le pareti Di-Segno. Il 2011 parte dalla Cina con le mostre Diario Cinese esposte al Centro Culturale del Quartiere Italiano di Tianjin e all’Istituto di Cultura di Pechino. Al Museo d’Arte Moderna di Lagos, Nigeria inaugura Crosscurrents, Italia-Nigeria.
Nel 2011 il Museo Diocesano di Padova espone Dal codice degli angeli.  Nel 2012 inaugura a Palazzo Binelli a Carrara D’après Canova.Omar Galliani, opere 1977-1980, Nocturno a Montevideo, la grande mostra al Museo Bilotti a Roma, OMAR, ROMA, AMOR. Non ultima l’importante iniziativa del Live Performance Tour “Nuovi Santi, Nuovi Fiori”realizzata da Omar Galliani e Leonardo Rotatori che prende la forma di un work in progress coinvolgendo il pubblico in un’opera d’arte partecipativa che ha come veicolo un capo d’abbigliamento Les Copains, in edizione limitata di 5801 pezzi, venduto in coppia su cui è riprodotta, divisa in due metà, l’opera/messaggio di Galliani che vinse la 1a Biennale di Pechino nel 2003.

A luglio inaugurerà il 58° Festival Puccini con l’installazione GRANDE DISEGNO ITALIANO, mentre a settembre sarà allo State Museum di Mosca con un a grande affascinante mostra “The Russian Soul” e a Pechino nel nuovo Museo d’Arte Contemporanea progettato da Araki Isozaki.

www.omargalliani.com









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Palazzo Soranzo Cappello


Questo post è dedicato ad una nuova amica, Annalisa (guardate il suo blog; è davvero molto particolare ed interessante) che presto visiterà Venezia. Oggi non avevo in programma di aggiungere un altro palazzo alla rubrica su Venezia, ma lo faccio volentieri per lei.

Santa Croce 770 - Fondamenta Gradenigo - Trovalo nella mappa

Si affaccia su rio Marin, vicinissimo all'altro grande palazzo dei Gradenigo, col quale rivaleggiò per lo splendido giardino di pertinenza. Il secentesco critico d'arte Giustiniano Martinioni così lo descrisse: "degno di memoria per costruttura, per marmo, per magnifiche stanze, per ampie sale, per ricche e pretiose suppellettili e per gli ornamenti specialmente di eccellenti pittori" e certamente, questa descrizione, non era esagerata.Il palazzo risale alla fine del Cinquecento o, al più tardi, ai primi anni del Seicento e venne realizzato da un ignoto architetto che prese ispirazione dai modi di Michele Sanmicheli (si veda il Palazzo Corner Mocenigo di San Polo). La facciata è molto interessante: presenta un asse centrale molto elegante e riccamente decorato, nel quale insistono, a partire dal basso, l'ampio portale (sopra il quale un tempo insisteva un vistoso stemma gentilizio, oggi scomparso), le monofore del mezzanino, le due serliane del primo e secondo piano nobile con balconi di diverso aggetto, per concludersi con un abbaino chiuso da un bel timpano triangolare. Due alti pinnacoli, oggi non più esistenti, posizionati dove oggi si vedono i camini, donavano ulteriore slancio ascensionale a tutta la struttura. Altre monofore laterali con balaustri, i marcapiani orizzontali, le teste in chiave d'arco, i capitelli delle semicolonne, rendono l'insieme estremamente gradevole.
La pianta interna è molto tradizionale e presenta un grande atrio dal quale alzano due scale, una minore a destra e una più ampia a sinistra, che disobbligano i piani superiori. Dall'androne si accede alla parte posteriore dove insisteva il vasto giardini, uno dei più noti di Venezia, con ogni probabilità disegnato e realizzato verso la fine del Seicento.
Quest'ultimo si compone di tre aree rettangolari scoperte, la prima una corte con edicole e statue, immediatamente dietro alla facciata posteriore del palazzo, una seconda, molto più ampia, anch'essa proprio dietro al palazzo, oltre la corte e infine la terza, forse un antico brolo o frutteto, che si dilunga sul fianco destro del palazzo.
Il giardini è stato minuziosamente descritto da Gabriele D'Annunzio nel 1896 in un passo dei suoi Taccuini e, soprattutto, da Henry James nel Carteggio Aspern, interamente ambientato a Venezia e, in particolare, nel palazzo e nel giardino Soranzo.
L'antichissima famiglia Soranzo, forse di origine romana, già ammessa al Consiglio fin dal 747, oltre ad aver dato parecchi ecclesiastici ed eroici uomini d'arme alla Repubblica, può vantare l'onore di aver visto un suo membro eletto alla massima carica ducale nel 1312, quel Giovanni Soranzo, già capitano di galea, fiero e rude uomo d'azione ma anche esperto diplomatico (riuscì a far togliere, nel 1313, un interdetto papale alla città che durava da ben cinque anni e riuscì a stipulare molti accordi commerciali estremamente favorevoli), morto nel 1328.
Il palazzo, dopo esser stato della famiglia Soranzo, passò, non è ben chiaro quando, ai Cappello, ai Cavalli e, dopo esser stato adibito a caserma, alla famiglia Di Trento.
Oggi, dopo molti anni di abbandono è stato sottoposto ad accurato restauro ed è diventato sede della Soprintendenza Beni Ambientali Ed Architettonici Del Veneto Orientale.



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