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L'aeroporto Nicelli del Lido di Venezia



Su consiglio di mia sorella posto qui di seguito la storia dell'aeroporto del Lido di Venezia che pochi conoscono, ma che ha una grande storia.

Nel 1915, con l’entrata in guerra dell’Italia contro gli Imperi Centrali l’inestimabile patrimonio artistico di Venezia rimase esposto ai bombardamenti degli aeri austriaci.. Il pericolo non lasciò indifferenti il governo francese che propose l’invio di alcuni caccia per proteggere la città.  L’offerta venne accolta dal nostro stato maggiore e il 13 agosto dello stesso anno, 36 uomini comandati dal capitano pilota Michel de Chalonge, partì da Lione alla volta della città lagunare. La squadriglia era composta tre ufficiali piloti, da tre osservatori e dal personale di terra compresi un sarto e quattro cuochi. Gli aerei erano i caccia terrestri Neuport 10, ai quali si aggiunsero gli Spad S VII, veloci biplani, chiamati affettuosamente Bebé per le loro ridotte dimensioni ( l’aereo pesava 480 kg al decollo). La cortesia venne restituita due anni dopo dall’Italia con l’invio in Francia del 18° Gruppo Aeroplani da Bombardamento costituito da tre squadriglie di Caproni Ca 3 dislocati sul fronte della Marna, dal quale condussero 63 efficaci azioni su obbiettivi strategici.

L’iniziale schieramento dei Neuport nel campo di Bazzera, nei pressi di Mestre, non si dimostrò adatto a tempestivi interventi di intercettazione di aerei nemici prima del loro arrivo sulla laguna rendendosi pertanto necessaria la ricerca di una nuova base. Con scelta originale il Comando della Marina, responsabile della piazzaforte veneziana, decise di ricavare un campo di aviazione dalla piazza d’armi del Forte di S. Nicolò al Lido. Lo spazio, ampliato con la demolizione di alcuni fabbricati minori,dimostrò la praticabilità del progetto e il primo dicembre, dopo tre mesi di lavori, la squadriglia francese si trasferì nella nuova sede segnando così la nascita dell’aeroporto lidense, l’attuale Nicelli.

La scelta fu felice. Dal nuovo posizionamento i Neuport potevano effettuare più rapide intercettazioni ed integrare l’azione delle famose squadriglie italiane di idrovolanti di stanza nella dirimpettaia isoladi S. Andrea. Il comandante e i suoi piloti, ospitati nell’Albergo Paradiso, furono sovente al centro di un interesse mondano favorito anche dall’ottima cucina assicurata dai quattro cuochi al seguito.

Il reparto ebbe visitatori illustri quali il Principe di Galles, il futuro Re Edoardo VIII, lo scrittore Celine, ed una madrina d’eccezione, l’affascinante baronessa Nicola Winspeare Guicciardi. Gabriele D’Annunzio diventerà un abitué del luogo mentre l’alta aristocrazia veneziana si aprirà sempre più ai piloti francesi. La presenza di Gabriele d’Annunzio al Lido, trasferitosi dalla celebre Casetta Rossa sul Canal Grande in Via Lepanto 24, per partecipare alle rischiose vicende della guerra adriatica, rappresenta un fatto storico non privo di fascino al quale non sfuggirono gli aviatori francesi che conoscevano i successi artistici e mondani del vate nel loro Paese. Una prova singolare di tale ammirazione la ritroviamo in una immagine di un aereo Spad sul campo del Lido con la scritta “Forse che si forse che no”, titolo di una famosa opera del poeta.

Durante il suo periodo di vita lidense D’Annunzio si confermò un creativo anche in materia di arte militare contribuendo in modo originale ed efficace quella guerriglia audace e insidiosa da condurre in mare e in aria di cui si era fatto banditore lo stesso Tahon di Revel.

La presenza di D’Annunzio sul campo del Lido, l’attualeNicelli, fu assidua e creativa. Comandante di una squadriglia di Caproni sperimentò per la prima volta in Italia l’impiego degli aerosiluranti terrestri fino a quando le necessità della guerra non richiesero il totale impiego del reparto sul fronte terrestre. La Squadriglia Siluranti Aeree, nata per emulare dall’aria i leggendari colpi di mano portati a segno dalla flottiglia MAS, diventerà dunque una reparto da bombardamento, sempre di base all’aeroporto del Lido, rafforzato con aerei SIA 9B. In ottobre il comandante D’Annunzio le cambierà nome e motto: la chiamerà S. Marco e per il motto abbandonerà il latino del “sufficit animus” per il veneto di “ tu con nu nu con ti”.

Prima di assaporare la gioia della vittoria anche Venezia dovrà soffrire il Calvario di Caporetto e sul fronte del cielo dettero il loro determinante contributo le squadriglie di S. Nicolò e di S. Andrea. In questo contesto, di fondamentale importanza per la vita della città e della storia della Nazione, affondano le radici dell’attuale G. Nicelli che dopo la cessazione delle ostilità e la smobilitazione cadde per oltre sei anni in un totale abbandono.(B.D.)

http://www.aeroportonicelli.it/it-it/storia/lanascitadellaeroporto.aspx


D’Annunzio con piloti squadriglia Francese


Decorazione dei piloti Francesi in piazza S. Marco


La Baronessa di Windspeare, madrina della squadriglia 


Canale di S. Andrea con i famosi idro Italiani


Il Principe di Galles in Villa Paradiso
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Il Castello Trauttmansdorff e i suoi Giardini

Trovo il tempo solo ora di mostrarvi le foto della visita, insieme alla mia famiglia, a Merano, più precisamente al Castello Trauttmansdorff e ai suoi famosi giardini.
Qui, dall'ottobre 1870, l'Imperatrice Sissi si stabilì nei mesi invernali.

La storia di questo castello la potrete trovare a breve nel blog di mia sorella, grande appassionata di Sissi.
Io vi posto solo alcune foto.



 






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Van Gogh copista 3ª parte


Eccomi con un altro approfondimento sempre su Van Gogh come copista.
Questa volta ho scelto un unico soggetto, rimaneggiato due volte, che si costituisce di altre opere al suo interno. Una sorta di meta-opera.

Julienne François Tanguy era proprietario di un colorificio parigino. Van Gogh, ma come lui molti altri artisti dell'Impressionismo e del Post-impressionismo, si riforniva presso di lui.
[http://it.wikipedia.org/wiki/Ritratto_di_p%C3%A8re_Tanguy]




Rue Clauzel, 13 - Parigi


Il dipinto di cui vorrei parlarvi si intitola "Ritratto di Père Tanguy".
La prima versione dell'opera è del 1886; la seconda è del 1887. E sta proprio qui la fondamentale differenza: nel giro di pochi mesi, Van Gogh sviluppa una differente integrazione delle stampe giapponesi sullo sfondo del dipinto.

Ci sono anche altre versioni del 1887 (una è la copertina di questo post, l'altra è appena qui sotto) dello stesso soggetto che però non vedono coinvolte particolarmente (tranne che sullo sfondo del disegno, il Monte Fuji) le tendenze giapponiste della copia.



Emile Bernard - Ritratto del Père Tanguy

In entrambe, invece, le opere che voglio qui analizzare compaiono gli attori Kabuki, gli alberi di ciliegio, il Monte Fuji; ma è nella seconda versione che il pittore fa propria l'influenza del giapponismo. Il segno, infatti, è preciso e dettagliato quasi a voler dividere l'attenzione e lo sguardo tra soggetto ritratto e sfondo.
Lascio a voi il gusto di ritrovare altre influenze in questa bellissima opera.

Prima versione del 1886



a


Hiroshige II - Campanelle dei giardini a Iriya

b


Utagawa Kunisada - Neve

c


Vincent Van Gogh - Natura morta con uva, pere e limoni

d


Katsushika Hokusai - Il monte Fuji in primavera

e


Utagawa Kunisada - Geisha

f


Katsushika Hokusai - Vento
g


Utawaga Kunisada - Un attore nei panni della geisha Chokichi


Seconda versione del 1887



A


Hiroshige II - Campanelle dei giardini a Iriya

B


Utagawa Kunisada - Neve

C


Utawaga Hiroshige - Viaggiatori nella neve

D


Katsushika Hokusai - Bambino e Fuji

E


Utawaga Hiroshige - Il ciliego di Yoshitsune vicino a Noriyori

F


Utawaga Kunisada - Attrice
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L'acquedotto di Venezia


Il 23 giugno 1884 una fontana fu costruita in Piazza per festeggiare l'inaugurazione dell'acquedotto che portava dalla terraferma l'acqua potabile nelle case.
La città fino a quel momento era stata approvvigionata dai pozzi.
Per vedere più immagini vi consigli di leggere a questo link tutte le indicazioni per visitare la mostra.



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