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La Maison du Philosophe


Si tratta di un edificio realizzato con materiali di riciclaggio nell'Impasse Girardon, nel quartiere di Montmartre.

Ciò nonostante è stilisticamente in netta contrapposizione con le abitazioni del Maquis di Montmartre, per lo più capanne e baracche.

La Maison du Philosophe si compone di due parti, priva di alcuna comodità e minuta di balcone con vista sul terreno incolto sottostante.
Chi la abitava, era solito sedere in balcone assorto nei propri pensieri; è da questo comportamento del singolare proprietario che l'edificio prese il suo nome.
E ben presto anch'egli venne definito come "le philosophe du Maquis".

Purtroppo l'intera torre è stata smantellata nella prima metà dell'Ottocento per lasciare spazio alla costruzione di nuovi palazzi signorili; resta, però, a mostrarci le sue sembianza una realizzazione in piastrelle di ceramica dell'artista Poulbot, in Rue Darémont.
Anche altri artisti come Maurice Utrillo la rappresentarono più volte nella loro produzione.




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Il Medico della peste

 
Tra le maschere veneziane più bizzarre del Carnevale, il Medico della Peste è quella riconoscibile dal lungo naso simile al becco di una cicogna.

In origine questa non era una maschera ma bensì doveva servire da protezione ai cosiddetti Medici della Peste, che venivano a contatto con gli ammalati di questo terribile morbo. Questa malattia uccise metà della popolazione di Venezia durante le due epidemie che sconvolsero l'Europa nel 1576 e nel 1630.

I Medici della Peste inserivano delle erbe aromatiche all'interno del becco delle maschere, indossavano degli occhiali e toccavano gli appestati e i loro indumenti solamente con una bacchetta di legno. Tutti questi erano considerati mezzi di protezione indispensabili per non venire contagiati.

http://www.innvenice.com/Maschere-Veneziane.htm



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Hector Guimard


Lione, 10 marzo 1867 – New York, 20 maggio 1942

E' stato un architetto francese, principale esponente dell'Art Nouveau in Francia.

Nella dipendenza internazionale dell'Art Nouveau, Guimard fa figura di franco tiratore isolato: non lascia alcuno discepolo dietro lui, né nessuna scuola, ed è il motivo per cui si è a lungo tentati di considerarlo come un attore secondario di questo movimento - un'assenza di posterità che contrasta con la profusione formale e tipologica straordinaria della sua opera architetturale e decorativa, dove l'architetto dà il migliore di sé stesso in circa quindici anni di una straordinaria attività creatrice.

Fin dai suoi studi d'architettura, Guimard è sensibilizzato alle teorie di Eugène Emmanuel Viollet-le-Duc che getta le basi, fin da 1863, dei futuri principi strutturali dell'Art Nouveau. La conversione di Guimard allo stile stesso è da parte sua più circostanziata: si fa in occasione di un viaggio a Bruxelles, dove visita l'hotel Tassel di Victor Horta. La realizzazione più emblematica di quest'epoca, il Castel Béranger (1898), illustra questo momento di transizione che vede la scossa tra queste due eredità : sui volumi geometrici d'ispirazione medioevale della grande opera si sparge a profusione la linea organica "in colpo di frusta" importata dal Belgio.

Il Castel Béranger rese Guimard famoso da un giorno all'altro e numerose commissioni gli permisero allora di raffinare sempre maggiormente le sue ricerche estetiche - l'armonia e la continuità stilistiche in particolare (un ideale principale dell'Art Nouveau), che lo spinsero ad una concezione quasi totalitaria della decorazione interna, culminando nel 1909 con l'hotel Guimard (regalo nuziale alla sua ricca sposa americana) dove stanze ovali sono arredate con mobili unici, parte integrante della costruzione.

Se il pozzo di luce proprio di Victor Horta è un dato piuttosto assente nella sua opera (eccetto nell'esempio tardivo dell'Hôtel Mezzara, del 1910), Guimard lo conduce però esperienze spaziali stupefacenti, nei volumi delle sue costruzioni in particolare: la casa Coilliot e la sua doppia-facciata curiosa (1898), la villa La Bluette e la sua bella armonia volumetrica (1899), e soprattutto il Castel Henriette (1899) e il Castel d'Orgeval (1905), manifestazioni radicali di un "piano-libero" vigoroso ed asimmetrico, venticinque anni prima delle teorie di Le Corbusier. La simmetria non è tuttavia proscritta: lo splendido hotel Nozal, nel 1905, riprende la disposizione razionale di un piano in quadrato proposto da Viollet-le-Duc.

Le innovazioni strutturali non mancano neppure, come nella straordinaria sala da concerto Humbert-de-Romans (1901), dove una struttura complessa scompone le onde sonore per arrivare ad un'acustica perfetta. O, similmente, come nell'hotel Guimard (1909), dove la meschinità del lotto permette all'architetto di respingere ogni funzione portatrice sulle pareti esterne e liberare così la disposizione degli spazi interni, diversa da un piano all'altro.

Toccatutto brillante, Guimard è anche un precursore della standardizzazione industriale, nella misura in cui desidera diffondere la nuova arte a grande scala. Su questo piano conosce un vero successo - nonostante gli scandali - con le sue entrate famose della Metropolitana parigina, costruzioni flessibili dove trionfa il principio dell'ornamento strutturale di Viollet-le-Duc. L'idea è ripresa - ma con meno successo - nel 1907 con un catalogo di elementi in ghisa applicabili all'architettura: Ghise artistice, stile Guimard. Al 1911 risalgono l'Hôtel Mezzara e gli edifici per appartamenti della Rue Agar.

Come per il quadro architetturale globale, la concezione intrinseca dei suoi oggetti d'arte procede dello stesso ideale di continuità formale (che permette di fondere tutte le funzioni pratiche in un corpo unico, come con il Vaso delle Binelles, del 1903) e lineare, come nel disegno dei suoi mobili, dalla siluetta gracile ed armoniosa.

Il suo vocabolario stilistico inimitabile procede di un organicismo vegetale particolarmente suggestivo, pur restando risolutamente sul versante dell'astrazione. Modanature e movimenti nervosi investono così tanto la pietra che il legno ; nel piatto, Guimard crea vere composizioni astratte che si adattano con la stessa libertà alla vetrata (Hôtel Mezzara, 1910), al pannello di ceramica (casa Coilliot, 1898), al ferro forgiato (Castel Henriette, 1899), alla carta dipinta (Castel Béranger, 1898) o ai tessuti (hotel Guimard, 1909).

Ma nonostante questo fuoco d'artificio di innovazioni e di dimostrazioni in numerosi settori, il mondo devia rapidamente da Guimard : meno dell'opera, è l'uomo che irrita. E, degno rappresentando dell'Art Nouveau, è lui stesso vittima delle contraddizioni inerenti agli ideali del movimento : le sue creazioni più perfette sono finanziariamente inaccessibili al più grande numero, ed all'inverso i suoi tentativi di standardizzazione corrispondono male al suo vocabolario molto personale. È completamente dimenticato quando si estingue a New York nel 1942, dove si era esiliato per timore della guerra (sua moglie era ebrea).

Dopo numerose distruzioni, esploratori isolati (i primi "hectorologi") partono alla riscoperta dell'artista e del suo universo verso gli anni 1960-1970 e ricostituiscono con pazienza la sua storia. Se l'essenziale è stato fatto in questo campo, resta che, cento anni dopo il "gesto magnifico" dell'Art Nouveau (Le Corbusier), la maggior parte delle costruzioni di Hector Guimard rimangono inaccessibili al pubblico, e che un "Museo Guimard" non è stato ancora inaugurato in Francia.

http://it.wikipedia.org/wiki/Hector_Guimard


Portale d'entrata del Castel Béranger


L'accesso della Metrò alla fermata Pasteur


L'accesso della Metrò alla fermata Abbesses



Schizzo per la copertina della rivista "Revue d'Art"
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Alvin Langdon Coburn


Boston 1882 - Colwyn Bay 1966

E' stato un fotografo americano.
Proveniente da una famiglia di industriali, si accostò alla fotografia per l'interessamento di un lontano cugino, F. H. Day, che lo iniziò al pittorialismo e nel 1900 lo aiutò a esporre a Londra.

L'anno seguente, a Parigi, studiò sotto la guida di Edward Steichen; dopo aver aperto uno studio a New York, nel 1905 fece ritorno a Londra dove realizzò numerosi ritratti degli intellettuali dell'epoca che sarebbero poi stati raccolti nei due volumi Men of mark (1913; Uomini di successo) e More Men of mark (1922; Altri uomini di successo).
Grazie agli studi condotti dal 1907 al 1909 sulla tecnica della fotoincisione, fu in grado di stampare da solo le lastre delle sue raccolte dedicate a Londra (1909) e New York (1910). Già queste prime opere segnano un superamento dell'estetica pittorialista in favore di una ricerca d'avanguardia, percorso particolarmente evidente nelle 26 vedute del Grand Canyon apparse sulla rivista Camera Work (1911) o nella composizione urbana semiastratta intitolata Octopus (1912).
Nel 1917 spinse la sua ricerca simbolista alle estreme conseguenze aderendo al vorticismo, movimento fondato in Inghilterra da E. Pound e W. Lewis; a questo periodo risalgono i cosiddetti vortografi, immagini ottenute sistemando dinanzi all'obiettivo un prisma con superfici a specchio che attuava una scomposizione cubista delle forme. Animato da una forte tensione spirituale, nel 1919 Coburn si affiliò alla massoneria, relegando la fotografia in secondo piano.

http://www.sapere.it/enciclopedia/Coburn,+Alvin+Langdon.html


George Bernard Shaw




Canale di Venezia


Francis James Mortimer


Henri Matisse
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Martín Rico y Ortega


El Escorial, Madrid, 1833 - Venezia, 1908

E'un pittore spagnolo, per lo più paesaggista.

Ha studiato presso la Escuela de Bellas Artes de San Fernando, con il suo maestro Genaro Pérez Villamil. E' stato anche un discepolo di suo fratello Bernard con cui collaborò come disegnatore e incisore, diventando direttore artistico della rivista "La Ilustración Española y Americana".

 
Nel 1854 iniziò i suoi viaggi in Europa: Parigi, Svizzera, Inghilterra, Italia.

In tutta la sua produzione artistica si può notare una continua evoluzione da una prima maniera realista  a un conclamato impressionismo.  

L'influenza di Turner e Ruysdael lo ha portato a dipingere paesaggi sempre più umanizzati. Il suo rapporto con Mariano Fortuny fa si che Ortega approfondisca la pittura di passaggio raggiungendo toni più luminosi e impressionisti. Una delle sue opere più note è intitolata "Las lavanderas".

Nel 1907 ha pubblicato il suo libro di memorie "Recuerdos de mi vida", dedicato al suo amico paesaggista Aureliano de Beruete.



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Élie-Anatole Pavil



1873-1948

Élie Pavil arrivò in Francia nel 1892 dalla sua terra natale del Mar Nero di Odessa, Ucraina. 
Portandosi appresso già alcune opere realizzate in patria, Pavil entrò all'Académie Julian dove ebbe come insegnante William Bouguereau, pittore figurativo di grande fama.

Pavil fu molto influenzato dallo stile del suo maestro, ma se ne discostò ben presto acquisendo le nozioni impressioniste di Renoir, Monet e Sisley. 
Si trasferì, successivamente, in Marocco, sulla costa del Nord Africa, dove dipinse un grande numero di paesaggi e scene di vita quotidiana del Mediterraneo. 

Fu uno dei maggiori artisti rappresentati nella "Mostra di artisti francesi" del 1905 ed espose al Salon des Independents e al Salon d'Automne.



Le Montmartre disparu



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Serafino Macchiati


Uno dei rappresentanti più degni e brillanti della colonia artistica italiana in Francia a cavallo del XIX secolo è anche un grande artista marchigiano, valido illustratore di interessanti eventi letterari nel fervore editoriale di inizio secolo.

Si tratta di Serafino Macchiati, pittore e illustratore camerte ingiustamente dimenticato e trascurato dalla critica, il quale, dopo gli stentati esordi in patria, raccoglierà larghi consensi in Francia dove, grazie anche all’incoraggiamento di Vittore Grubicy e di Giacomo Balla (che ne esegue un ritratto nel 1900), sarà destinato a trovare l’ambiente ideale per dare al proprio linguaggio espressivo un’impronta originale, riuscendo a conquistare un ruolo di tutto rilievo nel quadro dell’arte sia grafica che pittorica europea.
Benché all’inizio della sua carriera alcuni critici lo definiscano "ferrarese", Serafino Macchiati nasce a Camerino il 17 gennaio del 1860, ma svolge tutta la prima, e meno fortunata, parte della propria attività artistica prima a Bologna e poi a Roma.
Autodidatta, sarà proprio a Bologna, dove frequenta la scuola libera del nudo sotto la guida di Luigi Busi, che il diciannovenne Macchiati esordirà alla locale Promotrice del 1879 con una piccola tela. Trasferitosi a Roma dove all’epoca trionfava la pittura di genere, insofferente agli ambienti accademici, per non piegarsi al cattivo gusto dominante, si "rassegna" all’illustrazione, con la quale otterrà un successo rapido e duraturo.
Quindi una felice incursione negli stimolanti ambienti dell’editoria milanese del primo Novecento: se le prime vignette eseguite per alcuni volumi della casa editrice Sonzogno e per Racconti di Natale di Cordelia (1886) e per Il canzoniere dei fanciulli di Enrico Fiorentino (1888) pubblicati entrambi da Treves, sono ancora prove d’esordio abbastanza stereotipe come ideazione e deboli come fattura, sarà la serie dei disegni che in due anni di collaborazione, fra il 1894 e il 1895, andrà pubblicando su "La Tribuna Illustrata", che gli fornirà l’occasione di cominciare ad affermare la propria personalità, rivelandolo come disinvolto illustratore della modernità.

A Parigi, dove si trasferisce nel 1898 su invito dell’editore Lemerre che lo incarica di illustrare "Crime d’amour" di Paul Bourget (primo di una ventina di volumi che illustrerà per Marcel Prevost, Armand Blanc, Edmond Rostand), Serafino Macchiati riesce a definire sempre meglio la propria cifra iconografica e a conquistare in breve tempo la più larga notorietà, lavorando incessantemente per migliorare il proprio stile.
Questi romanzi a soggetto contemporaneo e ad ambiente mondano trovano in lui un interprete fine e brillante: la personalità artistica di Macchiati si afferma soprattutto nell’eleganza del segno e nella raffinata quanto autorevole riduzione in squisite vignette in bianco e nero di scene di vita mondana e di leggiadre figurine caratterizzate da una consumata maestria nell’impaginato, nel vivo senso del movimento e in un gusto decorativo che non scade mai nel lezioso.
Le sue illustrazioni sono dei piccoli capolavori per lo spirito che anima la scena, per la penetrazione del carattere delle figure, per la naturalezza degli atteggiamenti e delle espressioni che, nella varietà dei tipi e nella loro sicura individuazione, palesano l’osservazione costante e analitica dal vero.
Se si eccettua la partecipazione all’illustrazione della Divina Commedia per l’editore Alinari di Firenze (1902), dall’inizio del secolo tutta la produzione sarà destinata alla committenza straniera: oltre agli editori parigini Lemerre, Laffitte, Hachette, Artheme Fayard, collaborerà ai periodici francesi "Figaro Illustré", "Je sais tout", "Lectures pour tous" e al tedesco "Illustrierte Zeitung".
Il pubblico francese apprezza largamente le sue attitudini di artista completo: come illustratore della mondanità parigina, scenografo (Cyrano de Bergerac) ed eccellente pittore di paesaggi e ritratti, cui si dedica con passione in tutti i momenti liberi dagli impegni di disegnatore.
E la predilezione per la pittura non è ingiustificata, visto che gli permette di realizzare una serie di opere di valore riconosciuto e di ottima fattura: per lo più ritratti e paesaggi di intonazione poetica e sognante. Lo documentano la partecipazione alle Biennali del 1901 e del 1907 e, ancora più significativa, la retrospettiva dedicatagli nella stessa sede nel 1922.
Giovane e al culmine della fama, Macchiati muore a Parigi il 12 dicembre 1916, colpito da una malattia fulminante, lasciando nei critici italiani il rammarico di non avergli riconosciuto in patria quella fama che il suo oggettivo valore gli aveva assicurato all’estero, come si evince dal necrologio su "Emporium" del gennaio 1917.
E’ ora di riscoprire un artista marchigiano complesso e attraente, in qualche modo negletto, sia per una vita artistica breve e che ha trovato il suo apice fuori dalle Marche, sia per la tendenza a non apprezzare a pieno il valore degli illustratori.
Sembra quindi doveroso pagare il debito contratto con un marchigiano di fama internazionale, proprio nel momento in cui il gusto si è ormai aperto anche a quegli aspetti dell’Arte tradizionalmente considerati ‘minori’, per poter finalmente riconoscere a Serafino Macchiati l’assoluta modernità e la consapevolezza di un fare artistico, in perfetta sintonia con lo spirito del proprio tempo.

http://www.identitasibillina.com/rivista_n1/pagine_rivista_ita/da_cam_a_parigi.html



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Camille Claudel


Fère-en-Tardenois, 8 dicembre 1864 – Montfavet, 19 ottobre 1943

E' stata una scultrice francese. Era la sorella maggiore dello scrittore e diplomatico Paul Claudel.

« Lo scultore francese Rodin, uno dei maggiori artisti della sua epoca che, partito da suggestioni michelangiolesche, esaltandone il “non finito”, seppe dar vita a creazioni talvolta impressioniste talvolta simboliste di rara potenza, così si espresse su Camille Claudel, sua modella e musa, poi allieva: "Ha una natura profondamente personale, che attira per la grazia ma respinge per il temperamento selvaggio."»
   
Già dodicenne dimostra forte interesse per la scultura ed inizia con la tecnica del modellato e i suoi lavori son di tal livello che suo padre lascia che si rechi a Parigi presso l’ Académie Colarossi, dove sarà allieva del maestro Alfred Boucher. Diciottenne espone i suoi lavori al Salon e nell'immediato conosce Rodin, al tempo già quarantunenne.

Fra Rodin e la Claudel nacque un legame che travalicava il rapporto amoroso per sconfinare nel comune lavoro con reciproche influenze pur se Rodin aveva già un precedente legame con Rose Beuret suggellato dalla nascita di un figlio di appena un paio d'anni più giovane della Claudel. Rose Beuret era "abituata" alle frequenti avventure di Rodin e quest'ultimo non aveva nessuna intenzione di lasciarla per un rapporto stabile con Camille. Da ciò è facile dedurre che il rapporto fra Rodin e la Claudel fu complesso e assai tormentato.

Rodin "narra" l'evolversi del suo amore verso la Claudel in numerosi disegni che sono allocati presso il Museo Rodin a Parigi: tali disegni hanno un rilevante contenuto erotico, così come alcuni lavori della stessa Camille che si rifanno a un kamasutra che fu rivisto e rielaborato da Kalidasa in un periodo ritenuto a cavallo del IV e il V secolo a.C.
Camille Claudel sintetizza tutto questo insieme di sentimenti nel bronzo "La Valse" del 1891, ovvero un valzer in cui la passione amorosa traspare senza indugio alcuno e che Camille eseguì dopo una fugace avventura con Claude Debussy. Scopo di tale breve rapporto amoroso con Claude Debussy fu di ingelosire Rodin in modo che lasciasse Rose Beuret, cosa che Rodin non fece e l'anno dopo, nel 1892, Rodin chiuse in modo definitivo il rapporto con Camille.

Una delle sculture più conosciute della Claudel sia per stile che per maestosità è il grande bronzo "L'Âge Mûr" di cui vi è una versione in gesso ed una in bronzo.
Camille Claudel fu abbandonata da Rodin, di cui era divenuta l'amante, ma Rodin cercò comunque di aiutare l'ex amante facendole commissionare una scultura, "L'Âge Mûr" ("L'Età matura"), richiestale nel 1895 e messa in mostra nel 1899 come gesso mai consegnato al committente. Fu solo nel 1902 che il capitano Tissier ne fece fare a sue spese il bronzo. Il gruppo scultoreo fa richiamo al Rodin stesso "indeciso" fra le sua prima compagna, che poi sposerà, e Camille che nel gruppo scultoreo è simboleggiata dalla figura che tenta di trattenere il "vecchio" amante che ormai si sta rivolgendo verso la sua futura sposa dimostrando comunque un che di esitante.

http://it.wikipedia.org/wiki/Camille_Claudel



La Valse


 L'Âge Mûr
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L'Exposition Universelle del 1889


La mostra è organizzata da Jean-Charles Alphand e si svolge dal 6 maggio al 31 ottobre 1889.
In tutta la sua durata accolse più di 28 milioni di visitatori che poterono ammirare i padiglioni distribuiti su 50 ettari. 
I simboli più conosciuti che caratterizzarono questa Exposition furono la Torre Eiffel e la grande galleria delle macchine di Ferdinand Dutert (organizzata da tre ingegneri: Pietron, Charton e Contamin) che lo costruirono per l'occasione.  
L'Exposition si fa anche promotrice della nascita dell' École de Nancy e dell'arrivo dell' Art Nouveau in Francia.

La torre Eiffel è quindi considerata una struttura temporanea destinata ad essere smantellata nell'arco di pochi mesi dopo la chiusura dell'Exposition, ma il suo progettista, l'ingegnere Gustave Eiffel, ottiene una concessione per evitare lo smantellamento. Al contrario il Palazzo del Trocaderò, che si trovava giusto di fronte alla Tour Eiffel era  destinato a durare. Ma si verificò esattamente il contrario.


 
L'entrata dell'Exposition







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Erté


San Pietroburgo, 23 novembre 1892 – Parigi, 21 aprile 1990

Romain de Tirtoff, in russo Роман Петрович Тыртов, detto Erté, è stato un pittore e scultore francese di origini russe.

Russo di nascita si trasferì a Parigi nel 1912, a soli 19 anni.

Fu uno dei massimi rappresentanti dell'art déco. Fu scultore, designer e disegnatore di moda, apprezzato anche come disegnatore di gioielli, figurinista, costumista teatrale, di scenografia e illustratore di riviste. Esordì per le sue capacità nel 1915, quando cominciò a disegnare la copertina per Harper's Bazar.
A Parigi collabora con i maggiori spettacoli del musich-hall, creando i costumi di scena per Mistinguett e Marion Davies. Nel 1969 illustrò un volume dei Beatles.

Ciò che di lui è più noto, sono le raffinate produzioni in stile art déco: i soggetti preferiti delle sue opere sono figure femminili, eleganti e altissime.

http://it.wikipedia.org/wiki/Romain_de_Tirtoff



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Paul Poiret


Parigi, 20 aprile 1879 – Parigi, 30 aprile 1944

E' stato uno stilista francese. È considerato il primo creatore di moda in senso moderno. I suoi contributi alla moda del ventesimo secolo sono stati paragonati a quelli di Picasso al mondo dell'arte.

Poiret nacque il 20 aprile 1879 da un mercante di stoffe in una zona povera di Les Halles, Parigi. I suoi genitori, nel tentativo di assicurargli un futuro, gli insegnarono l'arte della costruzione degli ombrelli. In quell'occasione, tramite gli scarti della stoffa utilizzata, realizzò un abito per la bambola della sorella. Durante l'adolescenza, Poiret portò i propri bozzetti a Madeleine Cheruit, un'importante stilista, che ne comprò una dozzina. Poiret continuò a vendere i propri disegni ad alcune fra le più grandi case di moda parigine, fino a che non fu assunto da Jacques Doucet nel 1896. Del suo primo modello realizzato, un mantello rosso, ne furono venduti 400 capi. Poiret in seguito fu assunto dalla House of Worth, dove disegnò abiti semplici e pratici. La "sfacciata modernità dei suoi disegni" tuttavia, si rivelò eccessiva per la clientela della House of Worth.Quando Poiret presentò alla principessa di Russia Bariantinsky, un cappotto dallo stile dei kimono, per esempio, la principessa definì il capo un "orrore".

Alla fine, Poiret fondò la propria casa di moda nel 1903, al 5 di rue Auber. Le vetrine del suo negozio, a differenza di quello che era il costume dell'alta moda dell'epoca, erano ampie ed appariscenti. Nel 1906 si sposta nella più capiente boutique di rue Pasquier 37, nella quale aumenta esponenzialmente la propria clientela, strappata alla concorrenza. Ma ciò che maggiormente contraddistinse Poiret rispetto agli altri stilisti, fu l'istinto per il marketing. Non per nulla, fu il primo stilista a pubblicare i propri bozzetti a scopo promozionale, e ad organizzare defilé itineranti per promuovere i propri lavori in giro per l'Europa.
Nel 1909, Poiret aveva raggiunto una popolarità tale che H. H. Asquith lo invitò ad esibire i propri disegni presso 10 Downing Street. Il più economico fra gli abiti in esposizione costava circa 30 ghinee, il doppio dello stipendio annuale di una cameriera. Nel 1913 Paul Poiret vendette il proprio marchio in licenza negli Stati Uniti per la realizzazione di accessori moda.

La produzione della maison Poiret ben presto si allargò all'arredamento, ai complementi d'arredo ed ai profumi.Nel 1911, Poiret infatti aprì la divisione dedicata ai profumi Parfums de Rosine, dandogli il nome di sua figlia. Benché il nome di Paul Poiret rimase slegato da Parfums de Rosine, lo stilista fu il primo a dedicarsi anche alla realizzazione dei profumi.

L'Atelier Martine, che prendeva il nome dalla seconda figlia, fu invece dedicato alla realizzazione di mobili, tappezzerie ed oggetti per la casa. Poiret si avvalse per l'occasione della collaborazione di artisti del calibro di Raoul Dufy.

Durante la prima guerra mondiale, Poiret dovette lasciare l'attività della casa di moda per mettersi al servizio dei militari, e realizzare le uniformi dei soldati. Quando Poiret fu licenziato nel 1919 e poté ritornare alla propria attività, la maison Poiret era ormai sull'orlo della bancarotta. Inoltre, durante la sua assenza, nuovi stilisti come Chanel si erano accaparrati una buona fetta della clientela, con creazioni dalle linee semplici e sobrie. In breve tempo, le elaborate e sontuose creazioni di Poiret furono considerate fuori moda, ed unitamente alle difficoltà finanziare legate ad operazioni sbagliate ed ad un gusto per il lusso e la mondanità, Poiret fu costretto a ritirarsi dall'attività. Saltuariamente si dedicò alla realizzazione di costumi per il teatro ed il cinema. Suoi sono infatti gli abiti di scena del film L'inhumaine di Marcel L'Herbier del 1924. Nel 1929, la maison stessa fu chiusa, ed i suoi preziosi abiti furono venduti al chilo, come se si trattasse di stracci.

Poiret morì nel 1944, ormai dimenticato da tutti.

http://it.wikipedia.org/wiki/Paul_Poiret



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Tavík František Šimon


13 Maggio 1877, Železnice, Bohemia –  19Dicembre 1942, Prague

E' stato un pittore incisore, artista e xilografista.
Simon è nato František e poi ha adottato il nome aggiuntivo "Tavik", che era il nome da nubile di sua madre; ha infatti, generalmente, firmato le sue opere con la sigla TF Simon.
Nasce a Železnice (cittadina conosciuta a quel tempo come Eisenstadtl) vicino Jičín. Come studente presso l'Accademia di Belle Arti a Praga, Simon riceve una borsa di studio che gli permette di viaggiare in Italia, Belgio, Inghilterra e Francia. 

Espone nella sua prima mostra personale a Praga nel 1905 e in una mostra a Parigi nel 1906.

I suoi lunghi viaggi lo porteranno anche a New York, Londra, nei Paesi Bassi, in Spagna, Marocco, Ceylon (oggi Sri Lanka), India e Giappone, tutti luoghi che compaiono nella sua produzione pittorica.
Dopo il lungo periodo trascorso a Parigi dal 1905 al 1913, Simon tornò a Praga e divenne professore presso l'Accademia di Belle Arti della stessa città. Nel 1917 divenne membro fondatore dell'Associazione ceca Hollar di artisti grafici, che poi ha presieduto.
Molte delle sue immagini più notevoli sono di Praga, New York e Parigi, ma anche ritratti e auto-ritratti,  immagini della campagna ceca e slovacca.

Lo stile di Simon è stato fortemente influenzato dagli impressionisti francesi e dalle tecniche di stampa giapponesi, in particolare l'acquatinta.

Simon è stato anche un maestro della mezzatinta, ma ha completato poche stampe con questa difficile tecnica, la maggior parte delle quali sono nudi femminili in toni sottili di colore nero.
E' morto a Praga nel 1942. Ampiamente ignorato durante l'era comunista in Cecoslovacchia, il suo lavoro ha ricevuto una maggiore attenzione negli ultimi anni.


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