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Encausto su muro, dall' "Abecedario pittorico" di Maria Bazzi

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Philippe Halsman


Riga, 2 maggio 1906 – New York, 25 maggio 1979

E' stato un fotografo statunitense.

Nato a Riga da una famiglia ebrea, suo padre Morduch (Max) Halsman, era un dentista, e sua madre Ita Grintuch, preside di liceo. Halsman studiò ingegneria elettrica a Dresda.

Nel settembre 1928, Halsman partì per un tour a piedi le Alpi austriache con il padre, Morduch, ma il padre morì durante il viaggio per gravi ferite alla testa, in circostanze mai completamente chiarite e Halsman venne condannato a 4 anni di reclusione per parricidio. Il caso fu sfruttato dalla propaganda anti-ebraica e acquisì quindi notorietà internazionale, tanto che Albert Einstein e Thomas Mann scrissero a sostegno di Halsman. Halsman venne rilasciato nel 1931, a condizione di lasciare l'Austria.

Halsman si trasferì in Francia, dove cominciò a contribuire come fotografo a riviste di moda, come Vogue, guadagnandosi una reputazione per i ritratti e divenendo noto per le sue immagini nitide e scure, che evitavano il vecchio "soft focus look". Quando la Francia venne invasa dai nazisti nel maggio del 1940, Halsman fuggì a Marsiglia. Riuscì quindi a ottenere un visto per gli Stati Uniti con l'aiuto di Albert Einstein (che avrebbe poi fotografato nel 1947).

Nel 1952 ritrasse John Fitzgerald Kennedy, producendo due album fotografici: una delle fotografie apparve sulla copertina dell'edizione originale del libro di Kennedy Profiles in Courage e un'altra fu utilizzata per la campagna politica al Senato.

http://it.wikipedia.org/wiki/Philippe_Halsman


Jean Cocteau




Salvador Dalì 
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Il collezionista Roger Dutilleul


1873-1956

Ha iniziato la sua collezione nel 1905 acquistando da importanti rivenditori come Ambroise Vollard, Daniel-Henry Kahnweiler e Leonce Rosenberg.
E 'stato Daniel-Henry Kahnweiler a influenzarlo maggiormente nell'evoluzione del suo gusto per gli acquisti.
Come un vero amatore guidato dall'istinto, Roger Dutilleul manifesta un precoce interesse per il cubismo e acquista alcuni dipinti di Georges Braque e Pablo Picasso, allora quasi sconosciuto.

Di mezzi modesti, ma caparbio nel seguire l'andamento delle avanguardie artistiche, è periodicamente abituato a disfarsi di alcune sue opere per acquisirne di nuove di artisti secondari del fauvismo.
L'assenza nella sua raccolta di alcuni importanti artisti come Henri Matisse, Juan Gris, è legata alla scelta personale di questo dilettante. Anche se appassionato di pittura cubista, Dutilleul non apprezza l'arte di Juan Gris, essendo troppo asciutto e calcolatore. Allo stesso modo, l'opera di Matisse non lo attira ie non gli procura alcuna emozione estetica. Questa emozione la ritrova solo in pochi artisti tra cui Amedeo Modigliani che acquista regolarmente; Fernand Leger che scopre intorno al 1919 e soprattutto André Lanskoy cui è patrono quasi per tutta la vita.
Dutilleul non amava le classificazioni, ma cercava nei suoi acquisti che l'artista avesse espresso attraverso i suoi dipinti la sua spontaneità e i suoi sentimenti genuini.
Il collezionista, poi, conosce anche la pittura naïf di O'Brady, di Vivin e di André Bauchant che assumono un ruolo di primo piano nella collezione.
Gran parte di questa, in effetti, si concentra sulla rappresentazione della figura umana e sull'espressione della sofferenza esistenziale (Amedeo Modigliani, Bernard Buffet, Eugene Dodeigne ...).
La sua collezione è un insieme di origine privata  tra le più rappresentative della storia dell'arte moderna, durante la prima metà del XX secolo.


In un ritratto di Amedeo Modigliani


Maurice Utrillo - Théâtre de l'atelier sous la neige, dalla collezione Dutilleul


Kees Van Dongen - Femme lippue, dalla collezione Dutilleul
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La Tour Eiffel


E' il monumento più famoso di Parigi ed è conosciuta in tutto il mondo come simbolo della città stessa e della Francia. Fu chiamata così dal nome del suo progettista, l'ingegnere Gustave Eiffel, che costruì anche la struttura interna della Statua della libertà. È visitata mediamente ogni anno da oltre cinque milioni e mezzo di turisti. Nel 2006 è stato al nono posto tra i siti più visitati della Francia, ed è il monumento a pagamento più frequentato del mondo con 6.893.000 visitatori nel 2007.

La sua manutenzione, dal 1981 al 2005, è stata curata dalla Societé Nouvelle d'Exploitation de la Tour Eiffel (SNTE). Dal 2006 al 2015 essa è affidata alla Société d'exploitation de la tour Eiffel (SETE).

La struttura, che con i suoi 324 metri di altezza è la più alta di Parigi, venne costruita in meno di due anni, dal 1887 al 1889; sarebbe dovuta servire da entrata all'Esposizione Universale del 1889, una Fiera Mondiale organizzata per celebrare il centenario della Rivoluzione francese. Inaugurata il 31 marzo del 1889, fu aperta ufficialmente il 6 maggio dello stesso anno dopo appena 2 anni, 2 mesi e 5 giorni di lavori.

Trecento metalmeccanici assemblarono i 18.038 pezzi di ferro forgiato, utilizzando mezzo milione di bulloni (che furono sostituiti, durante la costruzione stessa, con rivetti incandescenti). Considerate le condizioni di sicurezza esistenti a quell'epoca, è sorprendente osservare che solo un operaio abbia perso la vita durante i lavori del cantiere (durante l'installazione degli ascensori).

La torre è alta con la sua antenna 324 metri (le antenne della televisione sulla sommità sono alte 20 metri), pesa 10.000 tonnellate ma le sue fondazioni discendono di appena 15 metri al di sotto del livello del terreno. Per 40 anni è stata la struttura più alta del mondo. Per il suo mantenimento servono anche 50 tonnellate di vernice ogni 7 anni. A seconda della temperatura ambientale l'altezza della Torre Eiffel può variare di diversi centimetri a causa della dilatazione del metallo (sino a 15 cm più alta durante le calure estive). Nelle giornate ventose sulla cima della torre si possono verificare oscillazioni sino a 12 cm.

Per salire fino in cima vi sono due possibilità: i 1665 scalini oppure due ascensori trasparenti. La struttura è divisa in tre livelli aperti al pubblico, raggiungibili sia con l'ascensore sia con le scale. A sud-est della torre si allunga una distesa erbosa da cui un tempo partivano i primi voli in mongolfiera.

Quando fu costruita, si registrò una certa resistenza da parte del pubblico, in quanto si pensava che sarebbe stata una struttura poco valida esteticamente (ancora oggi è poco apprezzata da alcuni parigini, che la chiamano l'"asparago di ferro"). Tra l'altro, nel 1909 la Torre Eiffel rischiò di essere demolita perché contestata dall'elite artistica e letteraria della città; fu risparmiata solamente perché si rivelò una piattaforma ideale per le antenne di trasmissione necessarie alla nuova scienza della radiotelegrafia. Tuttavia è generalmente considerata uno degli esempi di arte in architettura più straordinari e costituisce indiscutibilmente uno dei simboli di Parigi più rappresentativi nel mondo ed è stata proposta per le sette meraviglie del mondo moderno.

Il monumento ha mantenuto il record di costruzione più alta del mondo fino al 1930, anno in cui fu completato il Chrysler Building di New York.

Al 3º livello Gustave Eiffel aveva creato un appartamento in cui riceveva gli ospiti più illustri; oggi vi si trovano le statue di Eiffel insieme a Thomas Edison ed alla figlia Claire durante l'incontro avvenuto durante la Fiera Mondiale del 1889 in cui Edison portò un esemplare di Fonografo.

I meccanismi degli ascensori sono quelli originali del 1889 e percorrono, all'anno, 100.000 km.

Inizialmente ad Eiffel era stato concesso di lasciare in piedi la Torre per 20 anni, ma, vista la grande utilità di questa struttura sia a causa del grande sviluppo che in quegli anni ebbero le comunicazioni via etere sia come laboratorio per studi scientifici, le fu permesso di restare anche per le generazioni future.

Eiffel, che all'inizio non aveva altra ambizione che celebrare con questa costruzione i progressi della tecnica, si sentì presto obbligato a trovare delle utilità scientifiche alla sua Torre, come misurazioni meteorologiche, analisi dell'aria, esperienze come quella del pendolo di Foucault, e così via. Egli stesso contribuì da allora a tali ricerche che portarono all'installazione di un barometro, di un parafulmini e di un apparecchio per la radiotelegrafia.

Non sarebbe stato solo un oggetto di curiosità per il pubblico, sia durante l'esposizione che dopo, ma avrebbe reso ancora servigi alla scienza e alla difesa nazionale. Proprio la difesa nazionale, infatti, salvò la torre dalla distruzione cui era stata destinata dopo solo un ventennio di vita.

Dal 1898 Eiffel aveva consentito a Eugène Ducretet di realizzare esperimenti di telegrafia senza fili fra la Torre ed il Panthéon, e offerto alla direzione dello scienziato di finanziarli egli stesso. Il generale Ferrié, che divenne poi amico di Eiffel, riuscì nelle prime comunicazioni di questo tipo sostenendo la causa della torre contro la demolizione.

Fu così che la Tour Eiffel permise di comunicare con le navi da guerra e con i dirigibili, oltre che di intercettare i messaggi del nemico. In questo modo fu possibile, poi, l'arresto di Gertrude Zelle, detta Mata Hari, e mobilitare in tempo i taxi parigini per inviarli sul fronte della Marna, dove divennero per sempre i "taxi della Marna", grazie all'antenna radio installata sulla sommità della torre.

Dal Capodanno del 2000 sulla torre sono installati quattro potenti fari ruotanti che, coprendo ciascuno un arco di 180°, illuminano tutta la città ogni sera.
Il 21 gennaio 1908 fu mandato dalla torre il primo messaggio radio a lunga distanza.Padre Theodor Wulf, nel 1910 decise di prendere alcune misure di radiazioni sia alla sommità che ai piedi della torre, scoprendone sulla sommità più di quanto previsto. Scoprì in questo modo i raggi cosmici.

Il 4 febbraio 1912 un sarto francese di origini austriache, Franz Reichelt, volendo collaudare uno speciale paracadute di sua invenzione, si gettò dal primo piano della torre: l'autopsia confermò che morì di crisi cardiaca prima di toccar terra, e che l'impatto con il terreno formò un cratere di quasi mezzo metro di profondità. Nel 1925 l'artista dell'inganno Victor Lustig "vendette" per ben due volte la Torre Eiffel come ferro vecchio.Nel 1930 la Torre perse il titolo di struttura più alta del mondo, quando a New York fu completato il Chrysler Building.Quando Adolf Hitler visitò Parigi durante la seconda guerra mondiale, i francesi disattivarono gli ascensori, in tal modo sarebbe stato costretto a salire i 1792 gradini fino alla sommità. I francesi dissero che per causa della guerra era impossibile trovare il pezzo di ricambio, anche se poche ore dopo la partenza dei nazisti gli ascensori funzionarono di nuovo. Hitler rimase ai piedi della Torre Eiffel.Il 3 gennaio 1956 un incendio danneggiò la sommità della torre.

Nel 1959 l'attuale antenna radio fu aggiunta sulla sommità.Negli anni ottanta un vecchio ristorante, che si trovava a metà altezza, fu smantellato con tutta la struttura che lo sorreggeva. Questo ristorante fu acquistato e ricostruito a New Orleans, Louisiana sotto il nome di "Tour Eiffel Restaurant" e più recentemente conosciuto come "Red Room".
Dall'anno 2000 la torre è illuminata da 352 fari e la sera scintilla ogni ora con 20.000 lampadine e 800 luci di festa; quest'illuminazione era stata realizzata per festeggiare il passaggio nel nuovo millennio, ma l’effetto suscitato nei parigini da questa meraviglia fu tale che non vollero più rinunciare e la torre è rimasta scintillante come allora. Le luci normalmente giallo-bianche possono cambiare colore a seconda degli eventi o commemorazioni varie, circa ogni 30 minuti la torre "clignotta", come dicono i parigini, ovvero scintilla a intermittenza con un effetto molto scenografico e suggestivo.

Nel 2005, in occasione della candidatura di Parigi per ospitare le Olimpiadi del 2012 sulla torre fu issata un'insegna raffigurante il logo per la candidatura della città.La torre ha ricevuto il 200.000.000° ospite il 28 novembre del 2002.

Il 22 luglio del 2003 alle ore 19.20 scoppiò un incendio nella sala degli strumenti di trasmissione. L'intera torre fu evacuata e l'incendio fu domato in 40 minuti. Non ci furono vittime.All'inizio del turno di presidenza francese dell'Unione Europea nella seconda metà del 2008, dodici stelle dorate, simbolo dell'Unione, furono montate alla base e fu adottata per l'intera torre un'illuminazione blu.

Gustave Eiffel decise di far incidere, sotto la balconata del primo piano della torre, i nomi di 72 cittadini francesi - soprattutto scienziati e ingegneri - in segno di riconoscimento per i loro studi. I nomi, ben visibili dal suolo, si trovano su tutti i quattro lati della torre (18 per ciascun lato); erano stati ricoperti di vernice all'inizio del XX secolo, ma vennero recuperati e restaurati tra il 1986 ed il 1987[2]. Curiosamente, dell'elenco non fa parte nessuna donna: critiche furono in particolare mosse per l'esclusione della matematica Sophie Germain, le cui ricerche sulla teoria dell'elasticità furono cruciali per la costruzione della torre stessa.

Qui di seguito si riporta la lista completa, facciata per facciata, dei nomi incisi sulla Torre Eiffel.

http://it.wikipedia.org/wiki/Torre_Eiffel





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Hugo Ball


Pirmasens, 22 febbraio 1886 – Sant'Abbondio, 14 settembre 1927

E' stato uno scrittore, poeta e regista teatrale tedesco.

Crebbe in una famiglia cattolica. Studiò sociologia e filosofia presso le università di Monaco e Heidelberg (1906–1907). Nel 1910 si trasferì a Berlino, per diventare attore e collaborare con Max Reinhardt. Diventò uno degli artisti guida del movimento Dada.

Nel 1916 scrisse il Manifesto del Dadaismo, in cui scagliò dure critiche sulla società del suo tempo e il degrado in cui versava; inoltre espresse il suo dissenso verso quei filosofi del passato che asserivano di possedere la Verità ultima.

Nello stesso anno della pubblicazione del Manifesto, Ball scrisse il poema Karawane, composto con parole senza senso. Il significato di questa composizione, infatti, risiede nell'assurdità che l'assenza di senso produce, riflettendo i principi cardine del Dadaismo.

Altre opere famose sono la collezione di poesie 7 schizophrene Sonette,(IT Sette sonetti shizofrenici), l'opera drammaturgica Die Nase des Michelangelo,(IT Il naso di Michelangelo), una memoria del periodo passato a Zurigo Flight Out of Time: A Dada Diary,(IT Volo fuori dal tempo: un diario Dada), e una biografia di Hermann Hesse, intitolata Hermann Hesse. Sein Leben und sein Werk,(IT Herman Hesse. La sua vita e la sua opera) (1927).

Come cofondatore del Cabaret Voltaire a Zurigo, divenne guida del movimento Dada di Zurigo. Si ritiene che sia lui ad aver scelto il nome "Dada", prendendo una parola a caso dal dizionario. Si sposò con Emmy Hennings, un'altra esponente del movimento Dada.

La durata della sua partecipazione al dadaismo fu di circa due anni. Dopodiché lavorò per un breve periodo come giornalista per il Freie Zeitung (IT Giornale libero) di Berna. Probabilmente si ritirò nel Canton Ticino, dove si riavvicinò alla religione e visse in relativa povertà. Morì a Sant'Abbondio, Svizzera.

La sua poesia Gadji beri bimba venne successivamente adattata per la canzone I Zimbra, che si trova nell'album del 1979 dei Talking Heads Fear of Music.

http://it.wikipedia.org/wiki/Hugo_Ball



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Guy C. Wiggins


23 febbraio 1883 - aprile 1962

E' stato un artista americano, famoso per le sue tele raffiguranti le strade innevate di New York, grattacieli e altri edifici di riferimento durante l'inverno.
Nasce a Brooklyn nel 1883 in una famiglia di artisti: suo padre Carleton Wiggins fu per lungo tempo un artista affermato, che diede a suo figlio la sua prima formazione come pittore. In seguito Guy Carleton si iscrisse alla scuola di architettura, ma cambiò indirizzo di studi iscrivendosi alla National Academy of Design per studiare pittura.
I suoi insegnanti presso l'Accademia furono William Merritt Chase e Robert Henri.
Si trasferì ben presto a New York City, una città che per tutta la vita gli fornì i soggetti per i suoi dipinti.
In tutta la sua carriera Wiggins dipinse in uno stile pressocchè impressionista, come si può vedere soprattutto nel dipinto "Berkshire Hills, June" ( oggi al Brooklyn Museum).
Visitò il New England per studiare la pittura dei corsi d'acqua, dei campi e dei boschi e per catturare sulla tela le varie stagioni dell'anno. Divenne, successivamente, uno dei più giovani membri della Lyme Art Colony  di Old Lyme, nel Connecticut.
Wiggins ha insegnato arte a New York e nel Connecticut e ha goduto di una lunga e fortunata carriera come pittore.
È morto a St. Augustine, in Florida nel 1962.



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Le Bal Bullier


Un ex dipendente del locale "La Grande Chaumière", situato sul Boulevard du Montparnasse, Francis Bullier (1796-1869) acquistò nel 1843 il "Prado d'Eté" al 31 di Avenue de l'Observatoire Paris e nel 1847 trasforma completamente l'intero locale e lo circonda di più di  mille piante di lillà dando così il nome di "Closerie des Lilas". L'edificio, poi, diventa anche albergo e viene inaugurato il 9 maggio 1847.
Divenne poi il "Jardin Bullier" e il "Le Bal Bullier" e infine prende il nome di "Le Bullier".

L'hotel è frequentato soprattutto da studenti. Resta aperto tutto l'anno, e nel 1850 Le Bullier continua ad ampliarsi fino a sviluppare nel suo arredamento un tocco orientale nella decorazione delle lampade a gas, nei mazzi di fiori e nelle decorazioni delle vetrate.
Qui si ballava il valzer e  le quadriglie, la mazurka, la polka e la scozzese.
Sul frontone in vetro-ceramica, installato nel 1895, si rappresenta il simbolo del gallo e di seguito la frase "Salvatit e placuit".
Un gruppo di donne e di due studenti che portano il «sophisme» (sorta di cappello) ballano il cancan.
Il locale viene, poi, requisito durante la guerra del 1914-1918, sarà utilizzato per la produzione di uniformi.
Riaprirà nel 1920 e si troverà presto in concorrenza con la "Ville Magique" e il "Luna Park" prima di scomparire definitivamente alcuni anni prima della Seconda Guerra Mondiale.




Le Bal Bullier oggi, completamente ricostruito, a pochi metri più in là rispetto all'antico locale
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"Ritratto di Jennie" di Robert Nathan


Sto leggendo un bellissimo libro di poche pagine. La lettura è molto fluida e semplice e l'autore (di cui non avevo letto mai niente) è, per me, una piacevole scoperta.

Pubblico qui di seguito una breve trama e una pagina così da poterne leggere uno stralcio. Con mia grande sorpresa si cita anche Modigliani.

Eben Adams, giovane pittore in crisi, incontra in una sera d'inverno in un parco una ragazza verso la quale si sente inspiegabilmente attratto. Tornato al suo studio, ritrae la fanciulla, Jennie, in uno schizzo pieno di vita. Eben rivede Jennie, se ne innamora e dipinge un suo ritratto, che risulta un capolavoro, ma Jennie sparisce nel nulla. Alla ricerca della ragazza, il pittore scopre che Jennie è morta molti anni prima durante una gita in barca a un faro. Nella notte dell'anniversario della sua morte, Eben si reca sul luogo della disgrazia e chiama Jennie che gli appare, prima di sparire in mare. Nel tentativo di raggiungerla, Eben viene travolto dalla tempesta, ma viene salvato da alcuni pescatori.

http://it.wikipedia.org/wiki/Il_ritratto_di_Jennie

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Silhouette


La silhouette è la riproduzione grafica bidimensionale del contorno di un oggetto, di una persona o di ogni altra figura rappresentabile. Il termine nacque in Francia, nella seconda metà del XVIII secolo, per indicare una tecnica di ritratto, eseguito riproducendo i soli contorni del viso, come un'ombra, chiamati "profil à la silhouette". La definizione è scherzosamente riferita al ministro Étienne de Silhouette, divenuto proverbiale per la sua politica amministrativa essenziale ed improntata all'estrema parsimonia. La parola silhouette è poi divenuta d'uso comune anche in altri Paesi europei, compresa l'Italia dove viene utilizzata, generalmente, per definire il profilo slanciato di una persona, in particolare di una donna, di un'automobile sportiva o di un oggetto d'arte (anche nell'adattamento italiano "siluetta", in voga soprattutto durante il fascismo ma oggi totalmente desueto).

http://it.wikipedia.org/wiki/Silhouette



La silhouette di Jane Austen


Silhouette di T.P. Jones
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Paolo Monti


E' con mio grande piacere che voglio presentare qui sul blog un fotografo che amo moltissimo e che ho potuto conoscere e studiare grazie al mio prof. universitario Italo Zannier.

Paolo Monti nasce a Novara nel 1908 figlio di un funzionario di banca con l’hobby della fotografia. Laureatosi in Economia alla Bocconi di Milano trova impiego presso la società mineraria Montecatini;all’inizio della seconda guerra mondiale lavora presso gli stabilimenti di Porto Marghera.
Alla fine del conflitto si dimette dalla Montecatini per assumere la vice direzione del Consorzio Agrario che ha sede nel centro storico veneziano dove Monti viene ad abitare.
Il contatto con la realtà lagunare accende la passione fotografica, mai veramente coltivata in precedenza.
Frequenta il negozio Fotorecord del fratelli armeni Pambakian dove sul finire del 1947 assieme a Gino Bolognini, Alfredo Bresciani e Luciano Scattola fonda il Circolo La Gondola.

Fondato nel 1947 ma ufficialmente il 1 gennaio 1948, il Circolo si distinse subito per la novità del linguaggio ponendosi al centro fra la ricerca dell’estetica neorealista e il formalismo aristocratico e idealizzante della Bussola.
Questo nuovo stile riconosciuto in Europa come l’ècole de Venise grazie soprattutto alla guida colta e illuminata di Paolo Monti , attirò e formò una generazione di fotografi che avrebbe contribuito in modo sostanziale al rinnovamento della fotografia italiana : Giorgio Giacobbi, Toni Del Tin, Fulvio Roiter, Gianni Berengo Gardin, Giuseppe “Bepi”Bruno, Elio Ciol, Sergio Del Pero, solo per citare i più noti.
Non fu da meno l’attività espositiva iniziata con le grandi Biennali di Fotografia che portarono in Italia per la prima volta i maggiori rappresentanti della fotografia internazionale.
Anche dopo l’uscita di Monti e nonostante le alterne vicende comuni a tutti gli organismi amatoriali, il Circolo non ha mai cessato di costituire un riferimento per la fotografia impegnata fondando il suo procedere su una radicata base culturale e tecnica e sull’autonomia della ricerca attingendo innanzitutto alla grande eredità del passato.
Duecentoquaranta soci, oltre cento mostre e più recentemente la costituzione di un grande Archivio Storico che con oltre settemila vintages rappresenta una delle più esaurienti raccolte sulla fotografia italiana del dopoguerra, sono le referenze più immediate di un’attività di cui anche questa mostra vuole essere significativa testimonianza.

Monti ne rimane presidente sino al 1953 quando decide di lasciare l’impiego e la città per andare a Milano ad iniziare la carriera di fotografo professionista.
Si specializza nell’architettura e nelle riproduzioni d’arte collaborando con prestigiose case editrici assieme alle quali stamperà oltre 200 volumi; non trascura tuttavia la ricerca personale che lo porterà a risultati di assoluta avanguardia.
Dal ’64 al ’66 insegna tecnica della fotografia all’Umanitaria di Milano; sempre nel ‘66 gli viene commissionato il censimento delle valli appenniniche e dei centri storici dell’Emilia Romagna che sarà l’inizio della monumentale catalogazione di numerosissime città e centri minori italiani.
Dal ’70 al ’74 insegna tecnica ed estetica della fotografia presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Bologna.
Muore a Milano nel 1982 dopo breve malattia.

http://www.exibart.com/profilo/eventiV2.asp?idelemento=15831 



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Luigi Loir


Gorizia, 22 dicembre 1845 - Parigi, 9 febbraio 1916

E' un pittore francese.

Luigi Loir ha iniziato la sua prima educazione artistica nel 1853 presso l'Accademia Belle Arti di Parma. Dopo aver finito i suoi studi nel 1865, Loir debuttò al Salon di Parigi con "Paysage a Villiers-sur Seine", ricevendo i più alti consensi.
Loirsi avvicinò, poi alla pittura murale di Jean Amable Amedee Pastelot (1810-1870). Divenne, infatti, un famoso muralista.
Una delle prime commissioni di Loir fu dipingere gli affreschi e soffitti a Chateaux du Diable nel 1866. Molte delle opere di Loir, che comprendono oli, acquarelli e litografie, sono stati acquisiti da molti musei parigini. Durante il Salon des Sciences presso l'Hotel de Ville, Loir espose "Les Preparatifs de la fete foraine".
Il Consiglio Comunale di Parigi acquistò "Le Marche a la Ferraille" e poi "La Rue de la Pitié, vue du Val de Grace"; l'Imperatrice di Russia comprò l'acquerello intitolato "The Celebration of the Throne".
Nel 1870, il piittore fu incaricato di dipingere le battaglie di Bouret; ma egli, poi, si concentrò esclusivamente sulla pittura di viste di Parigi.
In queste opere, Loir catturò ed espresse le tante facce di Parigi, a tutte le ore del giorno. Anche se alcuni lo ritenevano eccessivamente metodico, era innegabilmente dotato di poteri eccezionali, di osservazione e di manualità. Nel 1870 Loir fu eletto il pittore ufficiale dei viali di Parigi.
Questo potenziò la sua carriera e la reputazione.
Nel 1879 gli è stato assegnato in metallo bronzo dal Fidele Exposant des Artistes Francais e nel 1898 fu eletto anche nella Legione d'Onore.



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"Il Fuoco" di Gabriele D'Annunzio


Sto terminando la lettura del romanzo "Il Fuoco" di Gabriele D'Annunzio.
Un romanzo che mi è subito piaciuto, forse perchè ambientato a Venezia, o forse perchè il modo di scrivere di D'Annunzio mi piace molto (le sue parole inventate ed entrate nel vocabolario, le sue descrizioni auliche, ecc.).

Voglio ripercorrere in questo post i luoghi visitati dai protagonisti del romanzo, Stelio Effrena e la sua amata, la Foscarina (che altro non sono Gabriele D'Annunzio e Eleonora Duse).

Vi consiglio di leggerlo e di accompagnarlo alla visione di queste immagini.

Palazzo Ducale


"La gondola rasentò il fianco possente del Palazzo Ducale, compatto in guisa d'un masso unico lavorato da scalpelli abili a trovar melodie come i plettri dei musici".


La chiesa di Santa Maria della Salute


"Emergeva su la sua propria ombra glauca il tempio ottagonato che Baldassare Longhena trasse dal Sogno di Politilo, con la sua cupola, con le sue volute, con le sue statue, con le sue colonne, con i suoi balaustri, sontuoso e strano come un edificio nettunio construtto a similitudine delle tortili forme marine, biancheggiante in un color di madreperla su cui diffondendosi l'umida salsedine pareva creare nelle concavità della pietra qualche cosa di fresco, di argenteo e di gemmante onde suscitavan esse un'imagine vaga di schiuse valve perlifere su le acque natali".

Ca' Dario


"Lo strepito di un'acclamazione sorse dal traghetto di San Gregorio, echeggiò pel Canal Grande ripercotendosi nei dischi preziosi di porfido e di serpentino che ingemmano la casa dei Dario inclinata come una cortigiana decrepita sotto la pompa dei suoi monili".

Calle Gàmbara

"Passiamo per la Calle Gàmbara. Non volete sapere la storia della contessa di Glanegg?"

Il Ponte di Rialto




"ed ecco, il Ponte di Rialto mostrò il suo ampio dorso, già tutto strepitoso di vita popolare, carico delle sue botteghe ingombre, odorante di ortaggi e di pesci, simile a una smisurata cornucopia che riversasse intorno per le rive l'abondanza dei frutti terrestri e marini a nutrirne la Città Dominante".

Il Fondaco dei Turchi


(Carlo Naya, ca. 1860)

"il Fondaco dei Turchi, avorio meravigliosamente trascolorato e consunto, simile al portico superstite d'una meschita in ruina".

Il chiostro di Sant'Apollonia


"Imaginate un piccolo chiostro segreto, aperto su un ordine di colonne assottigliate ed accoppiate come le monache quando passeggiano digiune al sole, delicatissime, non bianche, non grige, non nere, ma del più misterioso colore che mai abbia dato alla pietra quel gran maestro colorista che si chiama il Tempo; e, nel mezzo, un pozzo; e, sul margine solcato dalla fune, una secchia senza fondo. Le monache sono scomparse, ma credo che le ombre delle Danaidi frequentino il luogo..."

Il Labirinto di Villa Pisani a Strà



"Un cancello di ferro rugginoso lo chiudeva, tra due pilastri che portavano due Amori cavalcanti delfini di pietra. Non si scorgeva di là dal cancello se non il principio di un tràmite e una sorta di selva intricata e dura, un'apparenza misteriosa e folta. Dal centro dell'intrico s'alzava una torre, e in cima della torre la statua d'un guerriero pareva stesse alle vedette".

Murano, Fondamenta dei Vetrai


"... dopo un lungo intervallo in cui entrambi non avevano udito se non la cadenza dei loro passi per la Fondamenta dei Vetrai illuminata dalla fulgore innumerevole delle fragili opere che rimepivano le mostre delle botteghe contigue".



Ultimi aggiornamenti

Ho completato la lettura del romanzo di D'Annunzio e aggiungo qui di seguito gli ultimi due luoghi citati.

Rio della Panada


"Furono quelle le sue peggiori agonie, in quel tristissimo rio della Panada che ha al suo termine un ponte, di sotto al cui arco appare l'isola mortuaria di San Michele nella laguna aperta".

San Canciano


"Il vecchio palazzo gotico, all'angolo di San Canciano, era come una ruina sospesa..."

Isola di San Francesco del deserto


"Sbarcarono nell'isola di San Francesco. Qualche cipressetto giovine li accolse timidamente. Nessun viso umano apparve."
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