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August Sander


Herdorf, 17 novembre 1876 – Colonia, 20 aprile 1964

E' un fotografo tedesco.

Sander era figlio di un carpentiere che lavorava nell'industria mineraria. Mentre lavorava in una miniera locale, Sander imparò i primi rudimenti della fotografia assistendo un fotografo che stava lavorando per la compagnia mineraria. Col supporto finanziario di suo zio comprò l'attrezzatura fotografica e allestì una sua camera oscura. Svolse il servizio militare (1897 – 1899) come assistente di un fotografo, e gli anni successivi viaggiò attraverso la Germania. Nel 1901 iniziò a lavorare per uno studio fotografico a Linz, diventandone prima socio (1902) e poi unico proprietario. Nel 1910 lasciò Graz e aprì un nuovo studio a Colonia.

Nei primi anni venti Sander si unì al "Gruppo degli Artisti Progressivi" di Colonia e cominciò a pianificare un catalogo della società contemporanea attraverso una serie di ritratti. Nel 1927 Sander, insieme allo scrittore Ludwig Mathar, viaggiò per la Sardegna per tre mesi, scattando circa 500 fotografie. Comunque, un diario dettagliato dei suoi viaggi non fu mai completato.

Il primo libro di Sander Face of our Time fu pubblicato nel 1929. Contiene una selezione di 60 ritratti tratti dalla serie People of the Twentieth Century (Ritratti del Ventesimo Secolo). Sotto il regime nazista, il suo lavoro e la sua vita personale furono pesantemente limitati. Suo figlio Erich, che era un membro del partito di sinistra Socialist Workers' Party (SAP), fu arrestato nel 1934 e condannato a 10 anni di prigione, dove morì nel 1944, poco prima della fine della sua condanna. Il libro di Sander Face of our Time fu sequestrato nel 1936 e le lastre furono distrutte. Durante il decennio successivo il lavoro di Sander fu rivolto primariamente alla natura e alla fotografia di paesaggio. Quando esplose la seconda guerra mondiale lasciò Colonia e si trasferì in campagna, permettendo così di salvare la maggior parte dei suoi negativi. Il suo studio fu distrutto nel 1944 durante un bombardamento.

Il lavoro di Sander comprende paesaggi, natura, foto di architettura e street photography, ma è famoso soprattutto per i suoi ritratti, come esemplificati dalla serie Uomini del Ventesimo Secolo. In questa serie egli cerca di offrire un catalogo della società tedesca durante la Repubblica di Weimar. La serie è divisa in sette sezioni: i Contadini, i Commercianti, le Donne, Classi e Professioni, gli Artisti, le Città e gli Ultimi (homeless, veterani, ecc.).

http://it.wikipedia.org/wiki/August_Sander








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"Il marchese di Roccaverdina" di Luigi Capuana


Sto terminando la lettura de "Il marchese di Roccaverdina" di Luigi Capuana, ma già ne parlo qui nel mio blog perchè piacevole è stata la riscoperta di questo scrittore, forse troppo poco studiato.

Come sempre vi riporto la trama.

Il marchese di Roccaverdina, pubblicato a Milano dall'editore Treves nel 1901, è il capolavoro di Luigi Capuana e sancisce un "ritorno" alle origini veriste del suo autore, dopo tentativi narrativi sperimentali a sfondo psicologico come Profumo (1892).

Il marchese convive da anni con una serva-amante di origini contadine, Agrippina Solmo; per scongiurare definitivamente una possibile unione matrimoniale, il Roccaverdina comanda al suo fidato sottoposto - Rocco Criscione - di sposarla a patto di non avere rapporti intimi con lei. In seguito, accecato dalla gelosia, il marchese uccide Rocco Criscione ma la colpa dell'omicidio ricade su un certo Neli Casaccio. Quest'ultimo, ingiustamente condannato, morirà in prigione.
Il Roccaverdina decide quindi di sposare Zosima Mugnos, donna di nobili origini in disagiate condizioni economiche, e intraprende la realizzazione di una Società Agricola, destinata a un futuro fallimento. Agrippina Solmo nel frattempo si risposa in seconde nozze con un pastore.
Il protagonista alla fine della narrazione sprofonderà nella follia, sotto il duplice peso di aver ucciso un uomo (Rocco Criscione) e di averne lasciato morire un altro (Neli Casaccio).

http://it.wikipedia.org/wiki/Il_marchese_di_Roccaverdina
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Raffaele Mainella


Benevento, 31 gennaio 1856 – Lido di Venezia, 27 aprile 1941

E' stato un pittore, decoratore, architetto e grafico italiano.

Trasferitosi adolescente a Bassano del Grappa con la famiglia, si formò alla Reale Accademia di Belle Arti di Venezia, risentendo non poco della cultura tradizionalista cui la scuola si ispirava. Il Mainella si propose subito tra i più promettenti allievi dimostrando subito un'eccezionale intuizione pittorica ed una straordinaria precisione nell'esecuzione dei lavori.

Qui conobbe Fanny Carlini, una delle prime donne iscritte all’Accademia, figlia del celebre ritrattista Giulio Carlini. Nel 1884 Fanny Carlini e Raffaele Mainella si sposano. Giacomo Favretto è testimone di nozze alle quali è presente tutta la famiglia artistica veneziana.

Giovanissimo si dedicò alla pittura ad olio. Predilige il paesaggio veneziano. La critica nota subito e con favore, la finezza, la grande abilità nell’imprimere la vita, l’anima, il brio, le movenze proprie dei veneziani, ciò gli valse presto una grande fama. Dopo qualche tempo decide di dedicarsi all’acquerello. Divenne presto uno dei più quotati acquerellisti d’Italia. Due dei suoi quadri, La noce di Benevento e La regata popolare a Venezia furono acquistati dall’Imperatore di Germania.

Nel 1887, ancora trentenne, già artista noto, gli si aprono le porte della fortuna: l’orientalista svizzero-tedesco, barone von Gonzenbach, dovendo recarsi in Egitto per scrivere una delle sue opere geografiche, portò con sé il Mainella. Lo aveva incontrato nel negozio Naya in Piazza San Marco, a Venezia. Del giovane ammirava il grande estro, la capacità tecnica, la freschezza espressiva, l’armonia che sapeva dare ai quadri. Ricorda Marco Egidio Allegri:

Non poté sfuggire al grande viaggiatore svizzero il complesso delle eccezionali doti del Mainella che univa alla diligenza peculiare della sua epoca, un grande genio ed una grande capacità tecnica nel rappresentare la trasparenza, la luce, il senso insomma di un mondo da sogno. Il viaggio di Raffaele Mainella nel misterioso Oriente ebbe un notevole influsso su tutta la vena artistica del pittore che anche dopo molti anni del suo ritorno in Italia e dei suoi viaggi in Francia, sembra non sappia staccarsi dalla mirifica visione del sole che indora le piramidi.

In questo viaggio lungo il Nilo in una lussuosa Dahabia, mentre il Gonzembach prendeva appunti, il Mainella rubava a quella calda natura lo splendore della luce, la poesia del silenzio, il giallo intenso del deserto, l’intimità ed il pittoresco di certi internindai superbi particolari d’arte moresca. Quei disegni vennero riprodotti nel libro del Gonzenbach Nilfahrt.

Questo viaggio, la navigazione per mesi lungo le coste del Nilo, la permanenza nei villaggi nilotici ed arabi, in carovana nel deserto pernottando sotto le tende, lo affascinarono. Riporta studi, impressioni, acquerelli, i più luminosi della sua collezione – tra cui quelli che riproducono i tramonti nel deserto.

Nel 1898 von Gonzembach parte per la Terra Santa assieme alla famiglia ed al Mainella. Il viaggio dura qualche mese durante il quale il pittore colmò album di schizzi ed eseguì una cinquantina di acquerelli destinati ad illustrare l’altro volume di Gonzenbach: Pilgerrit – Bilder aus Palestina und Syrien. Il libro comprendeva settantaquattro schizzi in nero intercalati al testo e trenta tavole fuori testo tirate in inchiostri azzurri delicatissimi. In queste tavole ci sono tutta l’anima del Mainella e la grande poesia, gli alti silenzi e il desolato misticismo dei luoghi Santi: Gerusalemme, il Monte Oliveto, il Mar Morto, la Valle del Giordano, Gerico, il lago di Meron e di Hermon. Nel dicembre 1895 espose al Salone Schultz a Berlino degli acquerelli eseguiti in quei viaggi in Oriente, destando in quella città un grande entusiasmo.

Nel 1897 la sua ricca collezione di acquerelli di Egitto, Terra Santa e Venezia venne esposta alla Internazionale d’Arte a Venezia ed ha trovato non solo ammiratori ma compratori d’eccezione: Florio, Felice di Polenza, Principe Enrico di Borbone, Baronessa Ernesta Stern, ecc. In quell’anno la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma acquistò l'acquerello Il mercato di Chioggia. Per le Biennali d’Arte Veneziane egli si prodigò incessantemente, come ideatore e coordinatore. Alla V Internazionale veneziana ebbe l’incarico di allestire la Sala della Stampa ed altre quattro salette. Nel 1897 furono da lui ideate quattro bissone del corteo reale.

Il critico francese Le Rouz ed il Conte di Montesquieu invitarono il Mainella a fare a Parigi un'esposizione dei suoi acquerelli. Infatti espose nel 1901, alla Galleria Le Petit, una serie di acquerelli di Venezia, Egitto e Terra Santa. Questi quadri d’ambiente, in cui il Mainella con occhio sicuro e penetrante ha colto l’attimo fuggente, sono d’una grande originalità e furono ammirati ed ebbero vasta fama in Italia e all’estero nei centri più intellettuali ed artistici.

Il suo incontro con Parigi segnò una tappa importante nella sua carriera d’artista. A Parigi decorò palazzi, ville, giardini monumentali. Decorò anche il palazzo della baronessa Ernesta Stern in Fouburg Sant Honorè: il grande salone di ricevimento simile ad una grande cattedrale gotica fu molto apprezzato nel mondo parigino. Per Madame Stern progettò e decorò il Palazzetto Stern in stile gotico a Venezia, sul Canal Grande, e villa Torre Clementina a Cap Martin, sulla Riviera Francese, dove creò elementi decorativi di grande audacia ed originalità. Per M.me Douine-Hériot, proprietaria dei Grandi Magazzini del Louvre, si occupò dell’Abbazia di San Gregorio sul Canal Grande a Venezia dove, ispirandosi all’architettura gotica dell’Abbazia, creò una casa del ‘300 veneziano in ogni suo particolare dal chiostro al refettorio.

La Duchessa di Marquena, Lady Basil Zakarof, gli affidò la creazione di un grande parco nel suo castello di Balincourt nella Francia del Nord: monumenti, colonnati, fontane, statue, tappeti fioriti. Il parco fu classificato come una seconda Versaille. Ultimo lavoro di architettura e decorazione è Villa Herriot a Venezia, alla Giudecca (ora di proprietà del Comune di Venezia).

Durante i mesi estivi Raffaele Mainella si ritirava a Chioggia poi a Pellestrina nell’albergo Maddalena dove si era creato uno studio nel quale continuava la sua opera di acquarellista. Persa gradatamente negli ultimi anni di vita la vista, si spense il 27 aprile 1941 al Lido di Venezia.

http://it.wikipedia.org/wiki/Raffaele_Mainella

 





Villa Herriot, Venezia


Il castello di Balincourt, Arronville
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Max Jacob


Quimper, 12 luglio 1876 – Drancy, 5 marzo 1944

E' stato un poeta, pittore, scrittore e critico francese.

Nato a Quimper, in Bretagna (Francia), si iscrisse alla Scuola Coloniale di Parigi, che lasciò nel 1897 per la carriera artistica. Abitò su Boulevard Voltaire, dove divise l'appartamento con Pablo Picasso, che lo presentò a Guillaume Apollinaire, che lo introdusse a sua volta a Georges Braque. Sarebbe diventato stretto amico anche di Jean Cocteau, Christopher Wood e Amedeo Modigliani, che dipinse il suo ritratto nel 1916. Fernande Olivier, compagna di Picasso racconta:
  
L'ho visto 100 volte, con 100 volte rinnovato piacere, fare la ballerina a piedi nudi. I pantaloni tirati su fino alle ginocchia scoprivano gambe villose. In maniche di camicia, col colletto ampiamente aperto su un petto come un materasso di crine nero e riccio, a testa scoperta, quasi calvo, senza lasciare i suoi occhiali, danzava, cimentandosi in grazie che riuscivano sempre a farvi ridere ed erano una caricatura perfetta

Conobbe ed incoraggiò anche l'artista Romanin, noto altrimenti come Jean Moulin, politico francese e futuro leader della resistenza all'invasione nazista.
Jacob, di origini ebraiche, sostenne di aver avuto una visione di Cristo nel 1909, motivo per cui si convertì al cattolicesimo. Tuttavia, nonostante le sue speranze, la sua nuova religione non riuscì a liberarlo dai suoi desideri omosessuali, dei quali disse una volta:

Se il cielo osserva i miei pentimenti, mi perdonerà dei piaceri che sa non dipendere dalla mia volontà.

Noto comunque per il suo grave alcolismo, Jacob disse poi di essersi unito alla comunità artistica di Montparnasse per "peccare disgraziatamente". Nel 1915 arrivò ubriaco al funerale della compagna di Picasso, Eva Gödel, e provò a sedurre il conducente del carro funebre. Per un periodo, ebbe come segretario-amante Maurice Sachs, che aiutò nella sua carriera.

L'opera di Max Jacob è considerata un collegamento tra il simbolismo e il surrealismo, come si può facilmente comprendere dalla sua poesia in prosa "Le cornet à dés" e dai suoi dipinti, che esibì in importanti mostre a New York nel 1930 e 1938.

I suoi scritti comprendono anche il romanzo Saint Matorel (1911), le poesie Le laboratoire central (1921), e Le défense de Tartuffe (1919), nel quale espone le sue convinzioni filosofiche e religiose. Alcuni versi tratti da Le laboratoire central furono musicati nel 1921 dall'amico Francis Poulenc nella forma di cantata per orchestra da camera e baritono col titolo di Le Bal masqué.

Fu costretto a trasferirsi a Saint-Benoît-sur-Loire, dove si nascose durante l'occupazione del territorio francese da parte della Germania nel corso della seconda guerra mondiale. Il fratello di Jacob, a causa delle origini ebraiche, fu deportato nel campo di concentramento di Auschwitz. Successivamente anche la sorella Mirthé-Léa ed il marito furono deportati ed uccisi dai nazisti.

Il 24 febbraio del 1944 anche Max Jacob fu arrestato dalla Gestapo e recluso nella prigione di Orléans. Fu poi trasferito nel campo di Drancy, in attesa del trasferimento in un campo di concentramento tedesco. Tale trasferimento non avvenne perché, a causa di una malattia, forse una broncopolmonite, Max Jacob morì nel campo di Drancy il 5 marzo 1944.

Sepolto inizialmente ad Ivry, al termine della guerra la sua salma fu trasferita al cimitero di Saint-Benoît-sur-Loire.

http://it.wikipedia.org/wiki/Max_Jacob



Con Picasso



Nei due ritratti di Amedeo Modigliani


Ritratto da Picasso
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La Baronessa Louise Taube


Non ho alcuna notizia relativamente a questa Baronessa la cui tomba si trova nel Cimitero di San Michele a Venezia.
Qualcuno mi può aiutare? 


Qui riposa in pace la Baronessa Louise Taube nata a San Pietroburgo il 26 agosto 1822, morta a Venezia il 10 marzo 1901. Beati i puri di cuore perchè vedranno Dio.

Grazie
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Palazzo Stern


Rispondo con questo post alla mia amica Danielle che mi ha chiesto se avessi informazioni relativamente a questo magnifico palazzo.
La aiuto per quel che posso...
 
Dorsoduro 2792/b - Calle del Traghetto - Trovalo nella mia mappa

Si affaccia sul Canal Grande questo gradevolissimo palazzetto costruito nei primi anni del Novecento (1900-12) dall'architetto Giuseppe Berti per Madame Stern sull'area dell'abbattuto Palazzo Michiel Malpaga.
E' certamente l'esempio più suggestivo dello stile neogotico che s'affaccia sulla maggior via d'acqua di Venezia.
Si segnala soprattutto per le diverse aperture al primo e secondo piano, per le molte decorazioni sulla facciata, per il bel giardini e l'elegante balaustra che lo delimita.
Anche gli interni, che imitano lo stile bizantino, sono estremamente curati, realizzati grazie all'importante collaborazione con il pittore e decoratore Raffaele Mainella.
Attualmente è stato sottoposto a importanti restauri ed è sede del prestigoso Hotel Palazzo Stern.




In un dipinto di Raffaele Mainella


Madame Stern in un ritratto di Léon Bonnat, 1879
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Il gabinetto del dottor Caligari


E' un film muto del 1920 diretto da Robert Wiene.

L'opera realizzata è considerata il simbolo del cinema espressionista. Gioca moltissimo con il tema del doppio e della difficile distinzione tra allucinazione e realtà, aiutato da una scenografia allucinante caratterizzata da forme zigzaganti.

Il film inizia con uno dei personaggi, Franz, che racconta ad un vecchio seduto di fianco a lui un racconto sinistro: 1830, nel piccolo paese di Howernille in Germania, un signore poco raccomandabile di nome Caligari[1], giunge alla fiera del paese per presentare il suo sonnambulo, Cesare. Si dice che il sonnambulo, una volta svegliato, predica il futuro... Contemporaneamente al suo arrivo cominciano ad avere luogo nel paese delle morti sospette.

Il primo a chiedere una predizione è l'amico di Franz, Alan, che con Franz condivide l'amore per Jane. Cesare predice ad Alan che morirà entro il mattino seguente e la predizione si avvera.

Altre morti inquietanti seguono a questa e culminano con il rapimento di Jane. Franz, nel tentativo di smascherare il colpevole, scopre che il dott. Caligari controlla il sonnambulo ordinandogli di compiere quei cruenti omicidi. Inizialmente la polizia non crede alla sua storia, ma Franz riuscirà a convincerla grazie al diario rubato del Dott. Caligari che racconta tutto sugli omicidi.

Smascherato e inseguito dalle forze dell'ordine, il Dott. Caligari si rifugia presso un manicomio di cui in seguito si scoprirà esserne il direttore. Qui Caligari rivela tutto: in preda all'insaziabile desiderio di ricerca nel campo del sonnambulismo, scoprì che nel XVIII secolo visse un dottore che usò un paziente affetto dal disturbo per usarlo come assassino, e Caligari voleva imitarlo.

Mentre il racconto di Franz termina con la detenzione forzata di Caligari nel suo stesso manicomio, lo spettatore è ricondotto fuori dal lungo flashback, in tempo per scoprire che tutti i personaggi del racconto di Franz sono in realtà i suoi stessi compagni.
Franz, infatti, è rinchiuso in un manicomio, in realtà il vero pazzo è lui e tutto il racconto è frutto di allucinazione, in cui il Dott. Caligari viene rappresentato con le sembianze del Dott. Oscar, il responsabile dell'istituto correttivo.

Il gabinetto del dottor Caligari fu il film simbolo dell'espressionismo, quello in cui si ritrovano tutte le caratteristiche fondamentali del movimento. Quando venne girato, nel 1919, l'espressionismo nell'arte era già un movimento noto e conosciuto, per cui il film ne segnò l'apoteosi, aprendo una nuova strada anche nella cinematografia.

La storia di accuse reciproche tra i personaggi è già di per sé delirante, ma quello che scuote lo spettatore è la caratterizzazione delle inquadrature, girate in scenografie allucinate dalla geometria non euclidea, con spigoli appuntiti, ombre minacciose, strade serpentine che diventano vicoli ciechi. I personaggi recitano col volto pesantemente truccato, in particolare il sonnambulo, che ha gli occhi cerchiati di nero. Il mondo distorto è quello della mente malata di Franz e riecheggia le opere di Kirchner, ma anche le scenografie futuriste di Enrico Prampolini in Thaïs.

Il film è girato tramite lunghe inquadrature fisse, con poco montaggio, che crea una sorta di bidimensionalità, oltre all'effetto asfissiante che l'inquadratura sia chiusa su sé stessa, come se fosse un mondo a parte, al di fuori della quale non esiste niente.

http://it.wikipedia.org/wiki/Il_gabinetto_del_dottor_Caligari


La locandina del film




Nella versione del 2005

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Palazzo Berlendis


Cannaregio 6296 - Corte Berlendis - Trovalo nella mia mappa

Attiguo a Palazzo Merati questo edificio venne costruito nel XVII secolo in forma del tutto analoga a quest'ultimo su commissione di Stefano Protasio "mandoler" per la figlia Maddalena.
Passò poi ai Berlendis nel 1679 (ma secondo Giuseppe Tassini nel 1723).

La facciata è pressochè identica al Merati, solo la serliana e le due coppie di monofore presentano differenti timpani sagomati con conrnici leggermente aggettanti.
Il palazzo conserva ancora un'alcova affrescata da Francesco Fontebasso e una deliziosa cappella settecentesca.
I berlendis erano originari di Bergamo e si dedicarono soprattutto al commercio della seta e all'attività di cambio. Furono ascritti alla nobiltà il 4 dicembre 1767 per decreto della casa reale austriaca, col titolo di baroni.

Friedrich Nietzsche soggiornò e operò nel palazzo in diversi periodi tra il 1880 e il 1887.




Friedrich Nietzsche
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Cecilia Beaux


Filadelfia, 1º maggio 1855 – Gloucester, 17 settembre 1942

E' stata una pittrice statunitense.

Inizia la sua attività artistica dipingendo su porcellana e producendo litografie e disegni. È allieva di Catharine Ann Drinker nel 1871, dell’olandese Francis Adolf van der Wielen dal 1872 al 1873; si iscrive alla Pennsylvania Academy of the Fine Arts di Filadelfia dal 1877 al 1878, per studiare ancora con Camille Piton nel 1879 e con William Sartain dal 1881 al 1883.

Il suo primo importante ritratto a olio è Last Days of Infancy, del 1885, in collezione privata. Trasferitasi a Parigi, studia ancora all’Académie Julian e all’Académie Colorossi dal 1888 al 1889 con i pittori Tony Robert-Fleury e William-Adolphe Bouguereau. Lavora anche a Concarneau, in Bretagna, e compie un viaggio in Italia; nel 1890 presenta sue tele all’Esposizione di Parigi.

Tornata a Filadelfia, ottenne nel 1893 la medaglia d’oro del Philadelphia Art Club, il premio Dodge della New York National Academy e altri riconoscimenti; nel 1902 divenne membro della National Academy of Design di New York. Fu la prima donna a essere chiamata a insegnare nell’Accademy of Fine Arts della Pennsylvania dal 1895 al 1915.

Nel 1919 ricevette dalla U. S. War Portraits Commission l'incarico di illustrare vari protagonisti della Prima Guerra Mondiale, fra i quali Georges Clemenceau e l’ammiraglio sir David Beatty.

Ritrasse anche Edith Roosevelt con la figlia; tra i suoi migliori dipinti si contano la Dorothea e Francesca, ed Ernesta e il fratellino, dove mostra la sua disposizione al ritratto infantile, nello stile di John Singer Sargent.

Cessa di dipingere verso il 1930 e nel 1935 gli viene dedicata una grande retrospettiva dall’American Academy of Arts and Letters.

http://it.wikipedia.org/wiki/Cecilia_Beaux


Autoritratto, 1894


Uomo con gatto, 1898


Madre e figlia (Mrs. Clement Acton Griscom e Frances C. Griscom), 1898


Georges Clemenceau, 1920
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Palazzo Barbaro Wolkoff


Apro, oggi, una nuova rubrica di cui troverete la voce qui a destra.
E' da tempo, infatti, che sto pensando di usufruire di un bel volume edito da Il Gazzettino per documentare i palazzi di Venezia (sul filone de "I locali storici di Parigi").
Chiarisco, pertanto, che tutti i testi che troverete in questa rubrica tutta veneziana sono stati fedelmente riportati dal Volume "I palazzi di Venezia" di Marcello Brusegan, edito nella collana "La biblioteca de Il Gazzettino".

Dosoduro 351 - Ramo Barbaro - Trovalo nella mia mappa

Sorge sul lato destro del Canal Grande, immediatamente dopo il ridondante Palazzo Dario. Si segnala per la sua struttura stretta e alta (sono ben cinque i piani: piano terra, mezzanino e tre piani superiori), sia per la sua facciata in mattone veramente atipica, dato che presenta stili molti diversi, frutto di una importante ristrutturazione gotica (metà del Quattrocento) di preesistente edificio veneto bizantino, a sua volta pesantemente rimaneggiata in epoca successiva.
La disposizione degli elementi architettonici non rende facile una lettura complessiva del fronte, che si segnala soprattutto per la grande e leggera esafora del primo piano (riquadrata con cornice a dentelli), mentre le due polifore del piano immediatamente superiore, una quadrifora a sinistra e una bifora a destra chiuse da archi inflessi e con caratteristiche più arcaiche, sembrano tuttavia essere state realizzate molto più tardi, con materiali di riporto. Patere, rilieve e stemma sono moderni.

L'ultimo piano, caratterizzato da un'altra trifora goticizzante, venne abitato nel 1894 da Eleonora Duse, ospite del colto e raffinato gentiluomo russo Alexander Wolkoff Mouronzov che da poco aveva acquistato il palazzo, dove, peraltro, già viveva da anni con la figlia.



Palazzo Barbaro Wolkoff e Palazzo Dario alla sua destra


Eleonora Duse 


Eleonora Duse ritratta da Alexander Wolkoff Mouronzov che si dilettava con la pittura nel 1894
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