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La Baronessa Elsa von Freytag-Loringhoven


12 luglio 1874 - 15 dicembre 1927

E' stata un' artista e poeta dadaista tedesca che ha lavorato per diversi anni nel Greenwich Village, New York City, Stati Uniti.

Elsa Hildegard Plötz è nata a Swinemünde (Świnoujście), nell'Impero tedesco, da Adolf Plötz e Ida Kleist. Suo padre, un muratore, sessualmente e fisicamente ha abusato di lei nella sua infanzia. Ha praticato la prostituzione, ed ebbe numerose relazioni con uomini e donne in tutta la sua vita, tra cui la scrittrice Djuna Barnes.
Ha studiato arte a Dachau, vicino Monaco di Baviera, prima di sposarsi nel 1901 con un architetto di Berlino, August Endell, momento in cui divenne Else Endell.

Nel 1902 divenne (con le conoscenze del marito), coinvolta in una relazione con un amico di Endell, il poeta minore e traduttore Felix Paul Greve (più tardi il canadese autore Frederick Philip Bosco). Tutti e tre andarono a Palermo a fine gennaio 1903. Elsa, poi, si trasferì in vari luoghi, tra cui Wollerau, Svizzera e Paris-Plage, in Francia.
Nel luglio 1910, ha seguito Greve in Nord America, dove hanno operato in una piccola fattoria a Sparta, Kentucky, non lontano da Cincinnati, Ohio. Dopo un anno Greve la lascia; Elsa si diresse a ovest in una fattoria vicino a Bonanza Fargo, North Dakota, e arrivò a Manitoba nel 1912.
Nel novembre 1913 è a Filadelfia dove conosce e sposa il barone tedesco Leopold von Freytag-Loringhoven. Divenne nota come "la baronessa dadaista Elsa von Freytag-Loringhoven".

A New York City, i Freytag-Loringhoven aveva pochi soldi; Elsa fece diversi lavori prima di diventare una modella per artisti come Marcel Duchamp. Ha iniziato a lavorare nel campo dell'arte ancora una volta. Si è dilettata nella creazione di sculture e dipinti, con la spazzatura altrui. Ha lavorato con Marcel Duchamp e per questo ha fatto anche da modella.

Alcune delle sue poesie surreali sono apparse sulle riviste The Little Review. In questo periodo il marito si allontanò. Nel 1923, la baronessa Freytag-Loringhoven tornò a Berlino, in attesa di migliori opportunità, ma trovarono un paese devastato economicamente.
Indipendentemente dalle sue difficoltà nella Germania di Weimar, Elsa è rimasta a Berlino, senza un soldo e sull'orlo della follia. Molti amici nella comunità artistica come Djuna Barnes, Bryher, Peggy Guggenheim e Natalie Barney, le diedero dei soldi per comprare un appartamento a Parigi.
Nei pochi mesi successivi lo stato mentale della Baronessa migliorò. Tuttavia, morì il 14 dicembre 1927 di soffocamento a causa del gas lasciato aperto in nel suo appartamento. Si pensa possa essere stato anche un omicidio; le circostanze non sono mai state chiarite. È sepolta a Parigi nel cimitero del Père Lachaise.

http://en.wikipedia.org/wiki/Elsa_von_Freytag-Loringhoven





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Gabriele D'Annunzio


Pescara, 12 marzo 1863 – Gardone Riviera, 1º marzo 1938

E' stato uno scrittore, poeta, militare e politico italiano, simbolo del Decadentismo ed eroe di guerra. Soprannominato il Vate cioè "il profeta", occupò una posizione preminente nella letteratura italiana dal 1889 al 1910 circa e nella vita politica dal 1914 al 1924. Sia in letteratura che in politica lasciò il segno ed ebbe un influsso sugli eventi che gli sarebbero succeduti.

Gabriele d'Annunzio nacque a Pescara il 12 marzo 1863. Terzo di cinque fratelli, visse un'infanzia felice, distinguendosi per intelligenza e vivacità. Della madre erediterà la fine sensibilità, del padre il temperamento sanguigno, la passione per le donne e la disinvoltura nel contrarre debiti, cosa che portò la famiglia da una condizione agiata ad una difficile situazione economica. Reminiscenze della condotta paterna sono presenti nel romanzo Trionfo della morte. Non tardò a manifestare una personalità , ambiziosa, priva di complessi e inibizioni, portata al confronto competitivo con la realtà. Una testimonianza ne è la lettera che, ancora sedicenne nel 1879, scrive a Giosuè Carducci, il poeta più stimato nell'Italia umbertina, mentre frequenta il liceo al prestigioso istituto Convitto Cicognini di Prato. Nel 1879 il padre finanziò la pubblicazione della prima opera del giovane studente, Primo vere, una raccolta di poesie che ebbe presto successo. Accompagnato da un'entusiastica recensione critica sulla rivista romana Il Fanfulla della Domenica, il successo del libro venne aumentato dallo stesso D'Annunzio con un espediente: fece diffondere la falsa notizia della propria morte per una caduta da cavallo. La notizia ebbe l'effetto di richiamare l'attenzione del pubblico romano sul romantico studente abruzzese, facendone un personaggio molto discusso. Lo stesso D'Annunzio poi smentì la falsa notizia. Dopo aver concluso gli studi liceali giunse a Roma con una notorietà che andava crescendo e si iscrisse alla Facoltà di Lettere.

Gli anni 1881-1891  furono decisivi per la formazione dello stile comunicativo di D'Annunzio, e nel rapporto con il particolare ambiente culturale e mondano della città si formò quello che possiamo definire il nucleo centrale della sua visione del mondo. L'accoglienza nella città fu favorita dalla presenza in essa di un folto gruppo di scrittori, artisti, musicisti, giornalisti di origine abruzzese (Scarfoglio, Michetti, Tosti, Masciantonio, Barbella, ecc.) che fece parlare in seguito di una "Roma bizantina".

La cultura provinciale e vitalistica di cui il gruppo si faceva portatore appariva al pubblico romano, chiuso in un ambiente ristretto e soffocante — ancora molto lontano dall'effervescenza intellettuale che animava le altre capitali europee — una novità "barbarica" eccitante e trasgressiva; D'Annunzio seppe condensare perfettamente, con uno stile giornalistico esuberante, raffinato e virtuosistico, gli stimoli che questa opposizione "centro-periferia" "natura-cultura" offriva alle attese di lettori desiderosi di novità.

D'Annunzio si era dovuto adattare al lavoro giornalistico soprattutto per esigenze economiche, ma attratto alla frequentazione della Roma "bene" dal suo gusto per l'esibizione della bellezza e del lusso, nel 1883 sposò, con un matrimonio "di riparazione", nella cappella di Palazzo Altemps a Roma, Maria Hardouin duchessa di Gallese, da cui ebbe tre figli (Mario, Gabriellino e Veniero). Tuttavia, le esperienze per lui decisive furono quelle trasfigurate negli eleganti e ricercati resoconti giornalistici. In questo rito di iniziazione letteraria egli mise rapidamente a fuoco i propri riferimenti culturali, nei quali si immedesimò fino a trasfondervi tutte le sue energie creative ed emotive.

Il primo grande successo letterario arrivò con la pubblicazione del suo primo romanzo, Il piacere nel 1889. Venne presto a crearsi un vero e proprio "pubblico dannunziano", condizionato non tanto dai contenuti quanto dalla forma divistica, un vero e proprio star system ante litteram, che lo scrittore costruì attorno alla propria immagine. Egli inventò uno stile immaginoso e appariscente di vita da "grande divo", con cui nutrì il bisogno di sogni, di misteri, di "vivere un'altra vita", di oggetti e comportamenti-culto che stava connotando in Italia la nuova cultura di massa.

Tra il 1891 e il 1893 D'Annunzio visse a Napoli, dove compose il suo secondo romanzo, L'innocente, seguito da Il trionfo della morte e dalle liriche del Poema paradisiaco. Sempre di questo periodo è il suo primo approccio agli scritti di Nietzsche  che vennero in buona parte fraintesi, sebbene ebbero l'effetto di liberare la produzione letteraria di D'Annunzio da certi residui moralistici ed etici. Tra il 1893 e il 1897  D'Annunzio intraprese un'esistenza più movimentata che lo condusse dapprima nella sua terra d'origine e poi ad un lungo viaggio in Grecia.

Nel 1897 volle provare l'esperienza politica, vivendo anch'essa, come tutto il resto, in un modo bizzarro e clamoroso: eletto deputato della destra, passò quasi subito nelle file della sinistra, giustificandosi con la celebre affermazione «vado verso la vita».

Sempre nel 1897 iniziò una relazione con la celebre attrice Eleonora Duse, con la quale ebbe inizio la stagione centrale della sua vita. Per vivere accanto alla sua nuova compagna, D'Annunzio si trasferì a Firenze, nella zona di Settignano dove affittò la villa "La Capponcina", trasformandola in un monumento del gusto estetico decadente. È in questo periodo che si situa gran parte della drammaturgia dannunziana che è piuttosto innovativa rispetto ai canoni del dramma borghese o del teatro dominanti in Italia e che non di rado ha come punto di riferimento la figura attoriale della Duse.

La relazione con Eleonora Duse si incrinò nel 1904, dopo la pubblicazione del romanzo Il fuoco, in cui il poeta aveva descritto impietosamente la loro relazione. Nel 1910 D'Annunzio fuggì in Francia: già da tempo aveva accumulato una serie di debiti e l'unico modo per evitare i creditori era oramai diventato la fuga dall'Italia. L'arredamento della villa fu messo all'asta e D'Annunzio per cinque anni non rientrò in Italia.

A Parigi era un personaggio noto, era stato tradotto da Georges Hérelle e il dibattito tra decadenti e naturalisti aveva a suo tempo suscitato un grosso interesse già con Huysmans. Ciò gli permise di mantenere inalterato il suo dissipato stile di vita fatto di debiti e frequentazioni mondane. Pur lontano dall'Italia collaborò al dibattito politico prebellico, pubblicando versi in celebrazione della guerra di Libia o editoriali per diversi giornali nazionali (in particolare per il Corriere) che a loro volta gli concedevano altri prestiti.

Nel 1910 Corradini aveva organizzato il progetto dell'Associazione Nazionalista Italiana, al quale D'Annunzio aderì inneggiando a una nazione dominata dalla volontà di potenza e opponendosi all' «Italietta meschina e pacifista».

Dopo il periodo parigino si ritirò ad Arcachon, sulla costa Atlantica, dove si dedicò all'attività letteraria in collaborazione con musicisti di successo (Mascagni, Debussy,...), compose libretti d'opera, soggetti per film (Cabiria). Comprò, poi, anche un piccolo palazzo a Venezia, la cosiddetta "Casetta Rossa" sul Canal Grande.

Nel 1915 ritornò in Italia, dove rifiutò la cattedra di letteratura italiana che era stata di Pascoli; condusse immediatamente una intensa propaganda interventista. Il discorso celebrativo che D'Annunzio pronunciò a Quarto il 4 maggio 1915  (in occasione della sagra dei Mille) suscitò entusiastiche manifestazioni interventiste. Con l'entrata in Guerra dell'Italia, il 24 maggio 1915  (il cosiddetto "maggio radioso"), D'Annunzio si arruolò volontario e partecipò ad alcune azioni dimostrative navali ed aeree. Per un periodo risedette in quel di Cervignano del Friuli perché così poteva essere vicino al Comando della III Armata, comandante della quale era Emanuele Filiberto di Savoia, Duca d' Aosta, suo amico ed estimatore.

Nel gennaio del 1918, costretto a un atterraggio d'emergenza, subì una lesione all'altezza della tempia e dell'arcata sopraccigliare, urtando contro la mitragliatrice del suo aereo. Non curò la ferita per un mese e ciò portò alla perdita di un occhio. Visse così un periodo di convalescenza, durante il quale fu assistito dalla figlia Renata. Tuttavia, ben presto tornò in guerra. Contro i consigli dei medici, continuò a partecipare ad azioni belliche aeree e di terra. In quel periodo compose Notturno utilizzando delle sottili strisce di carta che gli permettevano di scrivere nella più completa oscurità, necessaria per la convalescenza dalla ferita che l'aveva temporaneamente accecato. L'opera venne pubblicata nel 1921 e contiene una serie di ricordi e di osservazioni. Al volgere della guerra, D'Annunzio si fa portatore di un vasto malcontento, insistendo sul tema della "vittoria mutilata" e chiedendo, in sintonia con una serie di voci della società e della politica italiana, il rinnovamento della classe dirigente in Italia. La stessa onda di malcontento trovò ben presto un sostenitore in Benito Mussolini, che di qui al 1922 avrebbe portato all'ascesa del fascismo in Italia.

Nel 1919  organizzò un clamoroso colpo di mano paramilitare, guidando una spedizione di "legionari", partiti da Ronchi di Monfalcone (ribattezzata, nel 1925, Ronchi dei Legionari in ricordo della storica impresa), all'occupazione della città di Fiume, che le potenze alleate vincitrici non avevano assegnato all'Italia. Con questo gesto D'Annunzio raggiunse l'apice del processo di edificazione del proprio mito personale e politico.

L'11 e 12 settembre 1919, la crisi di Fiume. A Fiume, occupata dalle truppe alleate, già nell'ottobre 1918 si era costituito un Consiglio nazionale che propugnava l'annessione all'Italia di cui fu nominato presidente Antonio Grossich. D'Annunzio con una colonna di volontari occupò Fiume e vi instaurò il comando del "Quarnaro liberato". Il 5 ottobre 1920 aderì al Fascio di combattimento di Fiume.

Il 12 novembre 1920 viene stipulato il trattato di Rapallo: Fiume diventa città libera, Zara passa all'Italia. Ma D'Annunzio non accettò l'accordo e il governo italiano, il 26 dicembre 1920, fece sgomberare i legionari con la forza.

Disilluso dall'esperienza da attivista, nel febbraio 1921 si ritirò in un'esistenza solitaria nella villa di Cargnacco (comune di Gardone Riviera), che pochi mesi più tardi acquistò. Ribattezzata il Vittoriale degli italiani  fu ampliata e successivamente aperta al pubblico. Ebbe ancora altre amanti, tra cui la Marchesa Luisa Casati. Qui lavorò e visse fino alla morte, curando con gusto teatrale un mausoleo di ricordi e di simboli mitologici di cui la sua stessa persona costituiva il momento di attrazione centrale. Il regime fascista in ascesa si appropriò di D'Annunzio, celebrandolo come uno dei massimi e più fecondi letterati d'Italia. La sua influenza sulla cultura italiana ed europea nei primi decenni del Novecento fu indiscutibile. Morì nella sua villa il 1º marzo 1938 per un'emorragia cerebrale. Il regime fascista fece celebrare in suo onore i funerali di stato. È sepolto nel mausoleo del Vittoriale.

http://it.wikipedia.org/wiki/Gabriele_D%27Annunzio

 
La Casetta Rossa a Venezia

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Baron Corvo


Londra, 22 luglio 1860 – Venezia, 25 ottobre 1913

Frederick William Serafino August Lewis Mary Rolfe è stato uno scrittore inglese, meglio noto come Baron Corvo.

Rolfe fu omosessuale e numerosi dei suoi testi possono essere letti come velate descrizioni dell'omosessualità.
Si convertì al cattolicesimo nel 1886 e fu battezzato dal cardinale Henry Edward Manning. Ebbe l'ambizione di diventare sacerdote, e a questo scopo soggiornò per un certo periodo a Roma al Collegio scozzese, ma fallì per la sua incapacità di concentrarsi sugli studi teologici.
Spese l'ultima parte della sua esistenza a Venezia, dove morì, senza denaro.

Fu soprannominato "Baron Corvo" da una contessa italiana ed è più conosciuto con tale pseudonimo. Si faceva chiamare anche "Frank English," "Frederick Austin," "A. Crab Maid," e con numerosi altri pseudonimi. Spesso abbreviava il suo nome in "Fr. Rolfe", che può essere letto anche come abbreviazione di "fra' Rolfe".
Come "Baron Corvo" o con altri nomi collaborò alla celebre rivista Yellow Book, publicata da John Lane.
Rolfe fu anche pittore e fotografo, ed ha lasciato alcune pitture devozionali e varie foto di nudo maschile.

Rolfe ha scritto un certo numero di romanzi piuttosto eccentrici. Se alcuni dei suoi lavori trovano ancor oggi lettori interessati, ciò avviene soprattutto per lo stile della sua prosa: erudito, ornato, e in qualche modo "prezioso", dello stesso tipo della prosa poetica del Simbolismo.

Fra i suoi lavori appare Adriano VII, Guanda, Parma 1989 (1904), il suo romanzo più autobiografico, o per meglio dire, un'autobiogbrafia fantastica in cui un oscuro letterato inglese è eletto papa e parte con un programma ambizioso ed eccentrico per rifare il mondo a sua immagine.

http://it.wikipedia.org/wiki/Frederick_Rolfe


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Jacques-Henry Lartigue


Courbevoie, 13 giugno 1894 – Nizza, 12 settembre 1986

E' stato un fotografo e pittore francese.

Sebbene sia considerato uno dei più significativi fotografi del Novecento, egli si presentò sempre come pittore. Inizialmente concentrato sulla mondanità e sulla vita quotidiana della borghesia francese, allargò successivamente il proprio punto di vista divenendo, anche grazie alla fama acquisita negli anni, un divulgatore delle innovazioni estetiche compiute nel mondo dell'arte.

Jacques Lartigue nasce il 13 giugno del 1894 a Courbevoie da una famiglia facoltosa, il padre Henri è un uomo d'affari appassionato di fotografia. Nel 1899 la famiglia si trasferisce a Parigi.
Nel 1902, all'età di sette anni, Lartigue riceve in regalo dal padre la sua prima macchina fotografica. Di fatto la sua attività di fotografo inizia qui: scatta e sviluppa le proprie foto dapprima con l'aiuto del genitore e subito dopo da solo. Ritrae il mondo che gli sta attorno: parenti e amici, e più in generale la quotidianità della borghesia. Raccoglie le sue fotografie in volumi: nel corso della propria esistenza arriverà a mettere insieme circa 130 album, con all'interno un totale di alcune decine di migliaia di foto.
Sempre in questo periodo inizia un diario che porterà avanti per tutta la vita e che rappresenterà una sorta di "parallelo scritto" delle sue immagini: riflessioni, descrizioni, ma anche schizzi delle fotografie stesse.

A partire dal 1904 inizia con alcuni esperimenti fotografici: forse l'esempio più rappresentativo di queste prove è costituito dalle sovrimpressioni per creare foto di "pseudo-fantasmi". Inizia inoltre a scattare immagini stereoscopiche (cioè fotografie tridimensionali) con una macchina apposita.

Nel 1906 l'ascesa sociale del padre permette alla famiglia di acquistare il castello di Rouzat nei pressi di Puy-de-Dôme, nonché la prima autovettura. Il fratello maggiore "Zissou" inizia a costruire macchine volanti nelle cantine del castello. Automobili e aeroplani, ma più in generale il movimento, diverranno poi tra i soggetti preferiti da Lartigue. La passione per i motori, per i marchingegni, per la tecnologia che all'epoca era ai suoi albori era un elemento che caratterizzava un po' tutta la famiglia dei Lartigue. In questo contesto il piccolo Jacques, cagionevole di salute e non altrettanto "audace" come gli altri parenti, assumerà il ruolo di testimone oculare, quasi di elemento esterno e distaccato, intento a immortalare e a prendere nota di ciò che gli accadeva intorno.
Un altro dei soggetti preferiti la Lartigue sarà rappresentato dalle eleganti dame a passeggio al Bois de Boulogne, che inizierà a fotografare a partire dal 1910, all'età di sedici anni. Ed è proprio grazie a queste immagini che successivamente verrà considerato come uno dei precursori della fotografia di moda.
Sempre in questi anni inizia a delinearsi la filosofia che poi caratterizzerà non solo la propria arte ma l'intera sua vita: il culto della felicità, la ricerca di un idillio che non possa essere turbato da traumi profondi. Tale concezione lo porterà, ad esempio, ad attraversare in maniera paradossale due guerre mondiali.

Nel 1911 la famiglia si trasferisce nuovamente a Parigi, in un palazzo privato. In questi anni Lartigue realizza i suoi primi ritratti di personaggi famosi durante la villeggiatura a Saint Moritz (Max Linder, Santos Dumont, Graham White), produce il suo primo film amatoriale con una cinepresa regalatagli dal padre, segue i corsi alla Sorbona di Marius Aubert (l'assistente di Gabriel Lippmann che mise a punto uno dei procedimenti per la realizzazione della fotografia a colori), ma soprattutto il giornale La Vieu Au Grand Air pubblica alcune di quelle che resteranno poi tra le sue foto più celebri (Louis e Jean alla gara di bob a Rouzat, Zissou nella piscina, Roland e Simon Garros a Issy-les-Moulineaux).

In piena prima guerra mondiale Lartigue decide di dedicarsi alla pittura. Non viene arruolato nell'esercito francese perché giudicato "rivedibile" durante la visita di leva. Tuttavia, qualche tempo dopo, riuscirà a mettere la propria abilità di guidatore e la propria automobile da corsa a disposizione degli ospedali parigini per il trasporto dei feriti di guerra. Nel 1914 il cinegiornale Atualités Pathé acquista i suoi filmati sullo sport. A partire dal 1915 frequenta l'Académie Julian dove studia pittura con Jean-Paul Laurens e Marcel Baschet. Nel 1918 l'epidemia di spagnola colpisce un grande numero di amici di famiglia dei Lartigue.

Finita la guerra, nel 1919, si sposa con Madeleine "Bibi" Messager. Il padre di Bibi è il musicista André Messager, compositore, direttore dell'Opéra e dell'Opéra Comique di Parigi, nonché del Covent Garden di Londra. Jacques e Bibi avranno due figli, il secondo morirà a pochi mesi dalla nascita.

Nel corso degli anni venti la carriera di pittore di Lartigue si evolve progressivamente. Nel 1922 espone i propri dipinti nei corridoi d'ingresso della galleria Georges Petit di Parigi (nelle sale principali c'è Monet). Successivamente espone al Salon des Sports, al Salon d'Automne, al Salon d'Hiver, al Salon de la Société Nationale des Beaux-Arts, alla galleria Bernheim Jeune e al Grand Palais. In particolare i dipinti di questo periodo hanno come tema principale fiori, automobili, ma anche ritratti di personaggi famosi (Kees Van Dongen, Sacha Guitry, Marlene Dietrich, Greta Garbo, Georges Carpentier, Joan Crawford). Sempre in questo periodo conosce, inoltre, Maurice Chevalier, Abel Gance, Yvonne Printemps. E nel 1930 Renée Perle, che diventa una delle sue modelle preferite nonché la sua compagna.

Nel 1932 è aiuto-regista e fotografo di scena del film Les Aventures du Roi Pausole di Alexis Granowsky (trasposizione cinematografica di un romanzo di Pierre Louÿs).
Nel 1934 sposa, in seconde nozze, Marcella "Coco" Paolucci. Ma il matrimonio durerà solo un paio d'anni.

Negli anni della seconda guerra mondiale, più in generale tra il 1935 e il 1950, collabora con varie riviste di moda in qualità di illustratore. Diviene inoltre piuttosto rinomato come scenografo grazie alle decorazioni degli interni per le grandi feste che si svolgono al casinò di Cannes, a La Baule e a Losanna.
Nel 1942 conosce Florette Orméa, una ragazza di vent'anni. Con lei, durante l'occupazione nazista di Parigi, si trasferisce in una villa in Costa Azzurra a dipingere e a catalogare le proprie fotografie. Finita la guerra, nel 1945, la sposa in terze nozze.

A partire dal dopoguerra le foto di Lartigue diventano sempre più diffuse, soprattutto sulla stampa cattolica. Particolarmente celebri sono i suoi ritratti di Pablo Picasso e Jean Cocteau dell'epoca (1955).
Nel 1954 viene fondata l'associazione Gens d'Images e Lartigue ne diviene il vicepresidente. Grazie alle iniziative culturali promosse da tale associazione Lartigue espone per la prima volta le sue fotografie: la mostra (collettiva) è organizzata alla Galérie d'Orsay nel 1955.
In parallelo, comunque, porta avanti la propria attività di pittore che di fatto è e rimane la sua professione. Nel 1957 espone i propri quadri a L'Avana, al Centro d'arte Cubano, proprio nel periodo in cui Fidel Castro inizia la guerriglia nella Sierra Maestra: Lartigue è costretto a lasciare lì le sue tele e a riparare prima in Messico e poi negli Stati Uniti.

Nel 1960 Lartigue si trasferisce a Opio, vicino Grasse.
Nel 1963 allestisce la prima mostra fotografica personale al Museum of Modern Art di New York e la rivista Life gli dedica un servizio di dieci pagine sul numero di novembre, ossia lo stesso numero che riporta i fatti dell'assassinio di John Fitzgerald Kennedy. Lartigue aveva incontrato Kennedy, nel 1953, quando ancora era un giovane senatore, e per ironia della sorte i loro destini si incrociano di nuovo dieci anni dopo: l'evento tragico dell'omicidio del presidente degli Stati Uniti determinerà un'altissima tiratura del numero della rivista in questione, a sua volta essa determinerà una grandissima (e involontaria) pubblicità per Lartigue. Ed è sempre in questo periodo che John Szarkowski, direttore del Dipartimento di Fotografia del Museo d'Arte Moderna di New York, definisce Jacques Lartigue come «il precursore di ogni creazione interessante e viva realizzata nel corso del XX secolo». Si tratta del primo vero riconoscimento ufficiale. Lartigue ha 69 anni, e aggiunge il nome del padre, Henri, al proprio diventando Jacques "Henri" Lartigue.

Nel 1964 realizza una mostra di pittura alla galleria Knoedler di New York.
Nel 1966, in concomitanza con una mostra al Photokina di Colonia, pubblica l'Album de Famille. Tale opera, divulgata in tutto il mondo, rappresenterà la consacrazione del Lartigue fotografo. In questo periodo stringe inoltre amicizia coi fotografi Richard Avedon e Yasuhiro "Hiro" Wakabayashi. E nel 1970 pubblica Diary of a Century, raccolta di lavori a partire dagli anni trenta curata da Richard Avedon e Bea Feitler.
Nel 1974 a Lartigue viene commissionata la foto ufficiale del presidente della Repubblica francese Valéry Giscard D'Estaing (prima d'allora questa operazione era riservata a fotografi pressoché anonimi).
Nel 1975 allestisce la mostra Lartigue 8x80 al Musée des Arts Décoratifs di Parigi: è la prima grande retrospettiva francese della sua fotografia. Successivamente espone alla galleria Optica di Montréal e al Seibu Art Museum di Tokyo.
Nel 1979 dona l'intera sua opera fotografica (negativi, album originali, diari e macchine fotografiche) allo stato francese. Viene istituita l'Association des Amis de Jacques Henri Lartigue (denominata poi Donation Jacques Henri Lartigue) sotto la supervisione del Ministero della Cultura.

Durante gli anni ottanta e novanta la Donation Jacques Henri Lartigue organizza varie iniziative e mostre in tutto il mondo con cadenza quasi annuale. In particolare sono da citare: l'esposizione di benvenuto della donazione di Lartigue che si tiene alle Galeries Nationales del Grand Palais di Parigi nel 1980 (Bonjour Monsieur Lartigue); l'apertura di una sala d'esposizione permanente al Grand Palais degli Champs-Elyséss con la mostra Vingt Années de Découverte à Traverser l'Oeuvre de Jacques Henri Lartigue nel 1981; la mostra dedicata alle stereoscopie al Grand Palais di Parigi (Le Troisième Oeil de Jacques Henri Lartigue) organizzata nel 1986.

Jacques Henri Lartigue muore a Nizza il 12 settembre del 1986 all'età di 92 anni.

http://it.wikipedia.org/wiki/Jacques_Henri_Lartigue






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Il Barone Adolf de Meyer


Parigi, 1 settembre 1868 – Los Angeles, 6 gennaio 1949

E' stato un fotografo francese. Divenne famoso in tutto il mondo per i suoi eleganti ritratti fotografici di persone famose.
Nato da padre tedesco e madre scozzese, venne educato a Dresda e nel 1893 entrò a far parte della Royal Photographic Society, trasferendosi a Londra nel 1895. Prese il cognome di Meyer-Watson nel 1896, mentre dal 1899 si nomina Barone Adolph de Meyer. Nel 1899, sposò a Chelsea Olga de Meyer, il cui padrino era Edoardo VII. Questo era per lo più un matrimonio di convenienza, in quanto de Meyer era omosessuale, e sua moglie Olga era bisessuale.
Dal 1898 al 1913, visse nei giardini Cadogan, Londra e tra il 1903 e il 1907 i suoi lavori vennero pubblicati nella Camera di lavoro trimestrale di Alfred Stieglitz; Cecil Beaton lo definì "il Debussy della fotografia". Nel 1912 fotografò Nizinsky a Parigi.
Sebbene de Meyer usasse il titolo di Barone e il Whitaker's Peerage disse che questo gli era stato conceso da Federico Augusto III di Sassonia nel 1897, non è stata mai trovata alcuna prova che ufficializzasse questa decisione. Nel 1914, con lo scoppio della Prima guerra mondiale, Adolf e Olga si trasferirono a New York City, dove divenne un fotografo per la Vogue (1914-21) e per Vanity Fair. Nel 1922, dopo aver adottato il cognome Gayne per evidenziare la sua rinascita spirituale, de Meyer accettò l'offerta di diventare il capo-fotografo di Harper's Bazaar a Parigi, dove trascorse sedici anni. Con l'avvento della seconda guerra mondiale nel 1938, de Meyer ritornò negli Stati Uniti, e vide che ora era una reliquia al cospetto del nascente modrnismo dell'arte. Morì a Los Angeles 1946 e la sua morte venne registrata come "Gayne Adolphus Demeyer, scrittore (in pensione)". Solo poche delle sue opere sopravvissero fino ad oggi, mentre la maggior parte dimase distrutta nella seconda guerra mondiale.

http://it.wikipedia.org/wiki/Adolf_de_Meyer




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E la nave va


E' un film del 1983 diretto da Federico Fellini.

1914: il piroscafo "Glora N." salpa dal molo n. 10 di un non meglio definito porto italiano con a bordo le ceneri della "divina" cantante lirica Edmea Tetua. Meta della crociera: l'isoletta dell'Egeo di Erimo, nelle cui acque, per ottemperare alle ultime volontà del soprano, le ceneri dovranno essere sparse. A bordo della nave, celebrità varie, nobili ed amici della defunta artista, descritti con un'ironia comprensiva ed impietosa al contempo stesso dal giornalista Orlando, a bordo per redigere una cronaca dell'evento. Il corso della storia irrompe però con forza: a Sarajevo il granduca Ferdinando è ucciso e la Prima guerra mondiale  scoppia; contemporaneamente, il comandante della nave si trova costretto a dover soccorrere dei naufraghi serbi. In vista della meta, il piroscafo italiano incrocia una corazzata austriaca.

http://it.wikipedia.org/wiki/E_la_nave_va



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Sarah Bernhardt


Parigi, 22 ottobre 1844 – Parigi, 26 marzo 1923

E' stata una celebre attrice teatrale francese, il suo vero nome era Rosine Bernardt ed era di origine ebraica..

Soprannominata La voix d'or ("La voce d'oro") e La divina, Sarah Bernhardt è ad oggi considerata come la più grande attrice del XIX secolo.
Terminati gli studi in Conservatorio nel 1862, ha fatto parte della Comédie-Française che ha abbandonato nel 1866 per l'Odéon. Venne scoperta sulle scene de "Le Passant" di François Coppée nel 1869 e trionfò come regina del "Ruy Blas" nel 1872; tali interpretazioni la portarono ad essere richiamata dalla "Comédie Francaise" dove interpretò Phèdre nel 1874 e Hernani tre anni dopo, nel 1877.

Nel 1880 si dimise con un certo scandalo del «Français» e creò la propria compagnia teatrale, con la quale partì per l'estero, dove riuscì a far fortuna. A New York incontrò Thomas Edison e registrò su un cilindro sonoro un brano del Phèdre. Rientrata in Francia, diresse il Teatro del Rinascimento dal 1893, poi il Teatro delle Nazioni dove interpretò La signora delle Camelie.

Nel dicembre del 1894 chiese a Alfons Mucha di disegnare i propri manifesti. I successivi sei anni di collaborazione diedero un secondo momento di splendore alla sua carriera che, verso la fine, la vide impegnata anche come attrice per il cinema muto. Il primo film in cui recitò fu Il duello di Amleto nel 1900. Ne girò otto, di cui due autobiografici. L'ultimo, Sarah Bernhardt a Belle Isle (1912) descrive la sua vita quotidiana. Nel 1914 le venne conferita la Legione d'Onore. L'amputazione di una gamba nel 1915, quando l'attrice aveva settant'anni, non le impedì di continuare a recitare da seduta.

La sua vita privata è stata piuttosto "vivace". A vent'anni, da una relazione con un nobile belga, Charles-Joseph-Eugene-Henri, Principe di Ligne, ha avuto il suo unico figlio, Maurice Bernhardt, che diventerà scrittore. Successivamente, ebbe diversi amanti, tra cui artisti del calibro di Gustave Doré e Georges Clairin, e attori come Mounet-Sully e Lou Tellegen. Nel 1882 si sposò a Londra con un collega di origini greche, Aristides Damala, che era però dipendente dalla morfina, così la loro relazione durò pochissimo. Sarah restò comunque legalmente sua moglie sino alla morte del giovane attore, che avvenne nel 1889 all'età di 34 anni. Corteggiata da Ida Rubinstein e Anna de Noialles, ha vissuto con la pittrice Louisa Abbema, che la accompagna in tournée, professando pubblicamente il suo lesbismo.

Allo scoppiare dell'Affare Dreyfus, Sarah diede il suo sostegno ad Émile Zola.
Sarah Bernhardt pubblicò diversi libri ed opere teatrali e fu inoltre tra le fonti di ispirazione per il personaggio dell'attrice La Berma, descritta da Marcel Proust ne Alla ricerca del tempo perduto. L'influenza è stata così netta che Proust ha spesso chiamato il personaggio nelle sue lettere "Haras", l'inverso di Sarah. Da sottolineare la collaborazione con il nostro Gabriele d'Annunzio. In un libro del 2006 sono raccolte molte lettere tra Gabriele e Sarah. I due artisti si incontrano in uno scambio epistolare rivelatore della loro eccellenza. Prima ancora di avviare il sodalizio con Eleonora Duse, l'intesa con l'attrice francese rappresenta per d'Annunzio la prova inaugurale della sua lunga avventura sulle scene: un'avventura che ha subito di mira il rinnovamento radicale dello spettacolo di prosa.

http://it.wikipedia.org/wiki/Sarah_Bernhardt




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La Grande Crue de la Seine


Il fiume è sempre stato soggetto a grandi piene, pur essendo stato arginato, in città. Si ricordano ancora quelle del gennaio 1924, del 1955, del 1982 e del 1995. Ma l'alluvione formidabile, ancora oggi ricordata come "la grande crue", fu quella del 1910, durata dal 21 al 30 di gennaio, durante la quale la Senna raggiunse anche l'altezza di 9 metri e mezzo, e costrinse i parigini a muoversi in barca fino agli Champs Élysées.

http://it.wikipedia.org/wiki/Senna







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Amedeo Modigliani


Livorno, 12 luglio 1884 – Parigi, 24 gennaio 1920

E' stato un pittore e scultore italiano, noto con lo pseudonimo di Dedo (e Modì) e celebre per i suoi ritratti femminili caratterizzati da volti stilizzati e da colli affusolati. Morì all'età di trentacinque anni. È sepolto nel cimitero parigino Père-Lachaise.

Nato a Livorno da una famiglia ebraica - quarto figlio del livornese Flaminio Modigliani e di sua moglie, francese di nascita, Eugénie Garsin - crebbe nella povertà, dopo che l'impresa di mezzadria in Sardegna del padre andò in bancarotta. Fu anche afflitto da problemi di salute, dopo un attacco di febbre tifoide, avuto all'età di 14 anni, seguito dalla tubercolosi due anni dopo. La famiglia di Modigliani soffriva di una storia di depressioni, che colpì anche lui, e almeno alcuni dei suoi fratelli sembrarono aver ereditato la sua stessa vena testarda e indipendente. Nel 1898 il fratello maggiore ventiseienne, Giuseppe Emanuele, poi deputato del Partito Socialista Italiano venne condannato a sei mesi di carcere. Di salute assai cagionevole (cadrà più volte malato di polmonite, che infine si convertirà in tubercolosi), Modì sin da piccolo mostrò una grande passione per il disegno, riempiendo pagine e pagine di schizzi e ritratti tra lo stupore dei parenti; e, durante un violento attacco della malattia, sarebbe riuscito a strappare alla madre la promessa di poter andare a lavorare nello studio di Guglielmo Micheli, uno dei pittori più in vista di Livorno, da cui apprenderà le prime nozioni pittoriche, e dove conoscerà, nel 1898, il grande Giovanni Fattori. Modigliani sarà così influenzato dal movimento dei Macchiaioli, in particolare dal Fattori stesso e da Silvestro Lega.
Insieme alla madre viaggiò molto: dalle alpi dolomitiche fino ad Amalfi e Sorrento. Qui si appassionò alla scultura di Tino da Camaino e alla pittura di Simone Martini, così come alle collezioni di marmi e mosaici di Ercolano e di Pompei, e all’arte egizia scoperta al Museo Nazionale di Napoli.
L’ambiente familiare consente a Modigliani, giovanissimo, di leggere Baudelaire, Nietzsche, Dante e Schopenhauer. A Parigi porterà sempre con sé una copia della Divina Commedia dalla quale declamava (spesso senza nemmeno aprirla, ma a memoria) interi canti e una copia de I canti di Lautrémont di Maldoror.


Nel 1902, Amedeo Modigliani si iscrisse alla Scuola libera di Nudo di Firenze, e un anno dopo si spostò a Venezia, dove frequentò l'Istituto per le Belle Arti di Venezia. È a Venezia che Amedeo provò per la prima volta l'hashish e, piuttosto che studiare, iniziò a passare il tempo frequentando i quartieri più infimi della città. Nel 1906, Modigliani si sposta a Parigi, che all'epoca era il punto focale dell'avant-garde, dove sarebbe diventato l'epitome dell'artista tragico, creando una leggenda postuma, famosa quasi quanto quella di Vincent Van Gogh. Sistematosi a Le Bateau-Lavoir, una comune per artisti squattrinati di Montmartre, fu ben presto occupato dalla pittura, inizialmente influenzato dal lavoro di Henri de Toulouse-Lautrec, finché Paul Cézanne cambiò le sue idee. Sicché Modigliani sviluppò un suo stile unico, l'originalità di un genio creativo, che era contemporaneo dei cubisti, ma non faceva parte di tale movimento. Modigliani è famoso per il suo lavoro rapido: si dice completasse un ritratto in una o due sedute. Una volta terminati, non ritoccava mai i suoi dipinti. Eppure, coloro che posarono per lui dissero che essere ritratti da Modigliani era come farsi spogliare l'anima.

Nel 1909, Modigliani fece ritorno alla sua città natale, Livorno, malaticcio e logorato dal suo stile di vita dissoluto. Non restò in Italia a lungo, e fece presto ritorno a Parigi, questa volta affittando uno studio a Montparnasse. Egli si era inizialmente pensato come scultore più che come pittore, e iniziò a scolpire seriamente dopo che Paul Guillaume, un giovane e ambizioso mercante d'arte, si interessò al suo lavoro e lo introdusse a Constantin Brâncusi. Questi appaiono antichi, quasi egizi, piatti e che ricordano una maschera, con distintivi occhi a mandorla, bocche increspate, nasi storti, e colli allungati. Anche se una serie di sculture di Modigliani venne esposta al Salon d'Automne del 1912, a causa delle polveri generate dalla scultura, la sua tubercolosi peggiorava; abbandonò quindi la scultura prima della pietra e poi anche del legno, e si concentrò unicamente sulla pittura.

Tra i suoi lavori si ricordano il ritratto del suo amico e forte bevitore Chaim Soutine, e i ritratti di molti dei suoi contemporanei che frequentavano Montparnasse, come Moise Kisling, Pablo Picasso, Diego Rivera, Juan Gris, Max Jacob, Blaise Cendrars e Jean Cocteau. Suo più grande e fedele amico fu lo straordinario pittore Maurice Utrillo che visse gli stessi problemi di alcolismo che caratterizzarono la vita di Amedeo.

Nel 1917 Modigliani conobbe Jeanne Hébuterne di 19 anni, all'Académie Colarossi e subito se ne innamorò. Dopo pochi mesi la ragazza andò a vivere con lui contro il volere dei genitori e del fratello André (anch'egli pittore).

Il 3 dicembre 1917 si tenne alla Gallerie Berthe Weill  la prima personale di Modigliani. Il capo della polizia di Parigi rimase scandalizzato dai nudi di Modigliani in vetrina, e lo costrinse a chiudere la mostra a poche ore dalla sua apertura. Quello stesso anno, Modigliani ricevette una lettera da una ex-amante, Simone Thirioux, una ragazza franco-canadese, che lo informò di essere di ritorno in Canada e di aver dato alla luce un suo figlio. Non riconobbe mai il figlio come suo, ma dopo essersi mosso a Nizza con la Hébuterne, questa rimase incinta, e il 29 novembre 1918 diede alla luce una bambina, che venne anch'essa battezzata Jeanne. Della Thirioux e del figlio, non si sono avute più notizie.

Mentre era a Nizza, un soggiorno organizzato da Léopold Zborowski per Modigliani, Tsuguharu Foujita e altri artisti, allo scopo di cercare di vendere i loro lavori ai ricchi turisti, Modigliani riuscì a vendere pochi quadri e solo per pochi franchi ciascuno. Nonostante ciò, mentre era lì produsse la gran parte dei dipinti che sarebbero infine diventati i suoi più popolari e di valore. Durante la sua vita vendette numerose delle sue opere, ma mai per grosse somme di denaro. I finanziamenti che riceveva svanivano rapidamente in droghe e alcool. Nel maggio del 1919 fece ritorno a Parigi dove, assieme a Jeanne e alla loro figlia, affittò un appartamento in Rue de la Grande Chaumière. Mentre vivevano lì, sia Jeanne che Modigliani dipinsero ritratti l'uno dell'altro e di tutti e due assieme. Anche se continuò a dipingere, per quel periodo il suo stile di vita era giunto a richiedere il conto, e la salute di Modigliani si stava deteriorando rapidamente. I suoi "blackout" alcolici divennero sempre più frequenti. Dopo che i suoi amici non ne ebbero notizia per diversi giorni, l'inquilino del piano sotto al suo controllò l'abitazione e trovò Modigliani delirante nel letto, attorniato da numerose scatolette di sardine aperte e bottiglie vuote, mentre si aggrappava a Jeanne, che era quasi al nono mese di gravidanza. Venne convocato un dottore, ma c'era ormai poco da fare, poiché Modigliani soffriva di meningite tubercolotica.

Ricoverato all' Hospital dela Charitè, in preda al delirio e circondato dagli amici più stretti e dalla straziata Jeanne, morì all'alba del 24 gennaio 1920. Alla morte di Modigliani ci fu un grande funerale, cui parteciparono tutti i membri della comunità artistica di Montmartre e Montparnasse.
Jeanne Hébuterne, che era stata portata alla casa dei suoi genitori, si gettò da una finestra al quinto piano, un giorno dopo la morte di Amedeo, uccidendo con sé la creatura che portava in grembo.

Modigliani venne sepolto nel cimitero del Père-Lachaise nel primo pomeriggio del 27 gennaio.
Jeanne Hébuterne venne seppellita il giorno dopo al Cimitero di Bagneux, vicino a Parigi, e fu solo nel 1930 che la sua amareggiata famiglia (che l'aveva fatta seppellire furtivamente per evitare ulteriori "scandali") concesse che le sue spoglie venissero messe a riposare accanto a quelle di Modigliani. La loro figlia di soli 20 mesi, Jeanne, venne adottata dalla sorella di Modigliani a Firenze.
Da adulta, avrebbe scritto una importante biografia di suo padre, intitolata: Modigliani senza leggenda. Jeanne morì nel 1984 a Parigi, proprio nei giorni in cui si discuteva sull'autenticità delle tre teste, cadendo da una scala in circostanze alquanto misteriose (qualcuno sospettò che fosse stata spinta, ma l'autopsia non fu fatta e le indagini furono sbrigative).

Oggi, Modigliani è considerato come uno dei più grandi artisti del XX secolo e le sue opere sono esposte nei più grandi musei del mondo.
Le sue sculture raramente cambiano di mano, e i pochi dipinti che vengono venduti dai proprietari possono raccogliere anche più di 15 milioni di Euro.

Il suo Nu couché (Sur le côté gauche) venne venduto nel novembre del 2003 per 26.887.500 dollari.

http://it.wikipedia.org/wiki/Amedeo_Modigliani
























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