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93° anniversario della morte di Amedeo Modigliani


Dedico al mio nuovo amico Theo Bell dall'Olanda questo post.
Oggi è il 93° anniversario della morte del nostro artista preferito, Amedeo Modigliani.

Bastano poche immagini per capire la grandezza di questo artista poco compreso in vita.



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Le Chicche #2

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Clärenore Stinnes


Che bella puntata quella di Passaggio a Nordovest di sabato 19 gennaio!

Alberto Angela ha fatto conoscere a tutti i suoi telespettatori la figura di Clärenore Stinnes, donna energica e particolare (per la sua epoca, e forse anche un po' per la nostra.
L'ho apprezzata e dunque ne parlo nel blog.

21 gennaio 1901 - 7 settembre 1990

E' stata la prima pilota automobilistica a circumnavigare il mondo in automobile; le faceva compagnia il reporter fotografico svedese Carl-Axel Söderström.

Clärenore Stinnes è figlia dell'industriale e politico tedesco Hugo Stinnes. A 24 anni ha partecipato alla sua prima corsa automobilistica; nel 1927 aveva già vinto 17 gare ed è stata uno dei piloti di maggior successo in Europa. 
Il 25 Maggio 1927 Clärenore inizia un viaggio intorno al mondo insieme a Carl-Axel Söderström, reporter svedese che conosce solo due giorni prima della partenza. Intraprende il viaggio alla guida di una Adler Standard 6, scortata da due meccanici e da un veicolo con parti di ricambio e apparecchiature. Il viaggio viene sponsorizzato dall'industria automobilistica tedesca (Adler, Bosch e Aral) con 100.000 Reichsmark.

Il gruppo viaggia attraverso i Balcani sulla via di Beirut, toccando Damasco, Baghdad e Teheran e poi fino a Mosca. Proseguono in Siberia e attraversano il lago ghiacciato di Baikal dove incontrano non poche difficoltà. Poi è la volta del deserto del Gobi e finalmente l'arrivo a Pechino. 
Successivamente viaggiano in traghetto fino Giappone, poi alle Hawaii per sbarcare in Sud America. Il viaggio prosegue sulla Cordigliera fino a Buenos Aires, e poi a Vancouver e a New York. A Washington  il gruppo viene accolto dal presidente Herbert Hoover. Intraprendo il viaggio di ritorno sul traghetto che da Le Havre gli permetterà di arrivare in auto a Berlino il 24 giugno 1929, dopo un viaggio di 47.000 km in auto.

Nel frattempo la moglie del fotoreporter chiese il divorzio e Carl-Axel Söderström e Clärenore poterono finalmente sposarsi. Si trasferirono in Svezia dove vissero fino agli ultimi giorni (alternando brevi soggiorni a Irmenach in Germania). Söderström morì nel 1976 all'età di 83 anni, mentre Clärenore Stinnes sopravvisse al marito di 14 anni, fino alla morte nel 1990.

Qui vi ho riportato tutti i luoghi visitati.









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Alfred Henry Maurer


21 aprile 1868 - 4 Agosto 1932

E' stato un pittore modernista americano. Ha esposto il suo lavoro nei circoli avant-garde a livello internazionale e a New York City nel corso del XX° secolo.

Maurer è nato a New York City, ma di padre tedesco, Louis Maurer, un litografo. A sedici anni, Maurer lascia la scuola per lavorare presso lo studio litografico di suo padre. Nel 1897, dopo aver studiato con lo scultore John Quincy Adams Ward e il pittore William Merritt Chase, Maurer partì per Parigi dove è rimasto per quattro anni, aderendo ad un circolo di artisti americani e francesi. A quel tempo, lo stile di Maurer era realista.
La sua pittura "An Arrangement" ha ricevuto il primo premio nel 1901al "Carnegie International Exhibition". Altri premi ricevuti da Maurer sono il premio Inness Jr. del Club Salmagundi nel 1900 e una medaglia di bronzo al Pan-American Exposition a Buffalo nel 1901.
Nel 1905 ha vinto la terza medaglia a Liegi (Belgio) dell'omonima Esposizione e una medaglia d'oro all'Esposizione Internazionale di Monaco di Baviera .
Nel suo breve ritorno a New York, decise di dimostrare al padre scettico che avrebbe potuto dipingere ed è in questo frangente che dipinde "An Arrangement", utilizzando una donna della porta accanto come modello; completò l'opera (su un pezzo di cartone in prestito) nel giro di poche ore.

All'età di trentasei anni, a Parigi, deviando da quello che tutti (compreso se stesso) chiamavano "stili di pittura accettabili", Maurer cambiò il suo metodo nettamente e da quel momento in poi dipinse solo in stile cubista e fauve, rischiando la sua reputazione internazionale. Un importante prima mostra personale americana d'avanguardia fu nel 1909 con John Marin a New York presso la Galleria 291. Quattro dei suoi dipinti sono stati inclusi anche nel Armory Show del 1913.

Lasciando Parigi poco prima della Prima Guerra Mondiale il pittore tornò a casa di suo padre che però lo rifiutò. Per i successivi diciassette anni Maurer dipinse in una soffitta ottenendo un discreto successo.
Ha partecipato a importanti mostre tenute presso la Galleria Anderson e altre. Ha anche esposto regolarmente alla sede a New York della Society of Independent Artists e ne è stato eletto direttore nel 1919. Nel 1924 il rivenditore newyorkese Erhard Weyhe acquistò tutte le tele nello studio di Maurer e ne diventa l'agente per tutto il resto della carriera del pittore.
L'artista Jerome Myers parla di lui nella sua autobiografia "Artist In Manhattan" (precisamente nel capitolo XXVII: "Tra i miei contemporanei").

Alfred Maurer, che ho conosciuto per caso, aveva una personalità piacevole. Dopo il suo precoce talento che gli aveva portato un premio al Carnegie Institute, si recò a Parigi, dove rimase per anni. Tramite amici comuni, avevo spesso sentito parlare di lui, e quando poi sono arrivato a Parigi, abbiamo trascorso un po' di tempo insieme. Non c'era dubbio che fosse felice nella sua atmosfera parigina. Come molti altri americani giovani lì, fu attratto dalla vita della Ville Lumière. Lo trovai a sperimentare con il suo caro amico Eugenio Ullman che Parigi aveva adottato con lo stesso entusiasmo. Nel suo aspetto, Alfred Maurer era romantico, il tipico artista apparentemente al di là di ogni frangente triste. Suo padre, Louis Maurer, era un vecchio artista, che aveva lavorato allo studio litografico Currier & Ives. Quando l'ho incontrato a una mostra degli Indipendenti presso il Grand Central Palace era un tranquillo uomo educato di circa 75 anni di età. Più tardi ho saputo che aveva già 95 anni. Mi ha detto che era sorpreso di quanto lo studio avesse assunto valore e voga e che a suo tempo aveva lavorato semplicemente su soggetti ordinari per case editrici minori. Parlando di suo figlio Alfred, con cui evidentemente non aveva purtroppo un grande rapporto come diceva lui, gli era difficile capire le tendenze del suo lavoro. Sembrava così orgoglioso di quello che suo figlio aveva fatto, ma così addolorato per quello che stava per intraprendere. Per qualche ragione Alfred è stato successivamente costretto a tornare a New York, lasciando dietro di sé a Parigi i suoi viali amati e gli amici del suo cuore. L'idea e lo stile del suo lavoro sembravano cambiare: si rivolse alla pittura di soggetti femminili dagli elementi allungati, secondo il modello di Modigliani. Nel frattempo il padre, apparentemente indignato per opera del figlio, organizzò una mostra dei dipinti del figlio. 

E 'estremamente difficile imbattersi in uno dei dipinti di Maurer perchè la maggior parte del suo lavoro è ancora di proprietà privata.
Maurer si impiccò alcune settimane dopo la morte del padre. Al momento della sua morte, alcune delle sue opere sono state incluse al Memorial Hall Museum di Philadelphia, alla Phillips Memorial Gallery di Washington e al Whitney Museum of American Art di New York.



Autoritratto, 1897









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Le Chicche #1


Buongiorno, da oggi inizia una nuova rubrica che troverete sempre nel menù "Rubriche" qui alla vostra destra.
Sono giorni che sfoglio vecchi giornali di mia mamma alla ricerca di idee per un maglione da realizzare ai ferri (quando imparerò) e nel frattempo, però, leggo anche articoli di altro genere. Era già da un po' di tempo che ci pensavo, ma ora che ho ritrovato il materiale ho deciso di lanciare la rubrica "Le Chicche".

Si tratta di consigli e rimedi delle lettrici della rivista Milleidee: idee utili e a volte impensabili per risolvere problemi creduti irrimediabili. 
Ormai non ci sono più le riviste di una volta; osservo con sempre maggiore curiosità quanta poca attenzione e cura vengano prestate alle occupazioni femminili e al gusto della donna. Le riviste dei nostri giorni (vedi gli attuali Rakam, Mani di Fata e altri) sono svuotate di significato e del loro stesso valore; manca tutto ciò che una volta le rendeva preziose. 

Spero che questo post venga letto dal direttore Elio Michelotti (architetto che dirige Rakam). 

Sono sicura che piacerà a tutte le mie lettrici (e forse anche ai miei lettori).

Buona lettura!

Nr. 10/ottobre 1985





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"Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa


Il titolo altisonante vi spaventa? E il lungo nome dell'autore ancora di più?
Direi che non c'è da preoccuparsi; è uno dei libri più belli che abbia mai letto in assoluto.
E qui di seguito una citazione che tra tante rispecchia ancora il nostro tempo:

 Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi

Ve lo consiglio riportandovi quanto scritto su Wikipedia.

E' un romanzo scritto da Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pubblicato postumo nel 1958.

L'autore trasse ispirazione da vicende della sua antica famiglia e in particolare dalla vita del suo bisnonno, il Principe Giulio Fabrizio Tomasi di Lampedusa, vissuto negli anni cruciali del Risorgimento e noto anche per le sue ricerche astronomiche e per l'osservatorio astronomico da lui realizzato. Per il tema trattato è spesso considerato un romanzo storico, benché non ne soddisfi tutti i canoni.
Scritto tra la fine del 1954 e il 1957, fu presentato all'inizio agli editori Arnoldo Mondadori Editore e Einaudi, che ne rifiutarono la pubblicazione (il testo fu letto da Elio Vittorini che successivamente sembra si fosse rammaricato dell'errore), avvenuta poi dopo la morte dell'autore da Feltrinelli con la prefazione di Giorgio Bassani, che aveva ricevuto il manoscritto da Elena Croce. Nel 1959 ricevette il Premio Strega divenendo il primo best-seller italiano con oltre 100.000 copie vendute. Nel 1963 fu ridotto nel film omonimo da Luchino Visconti.
Nel 1967 venne anche tratta un'opera musicale di Angelo Musco, con libretto di Luigi Squarzina.
Il titolo del romanzo ha l'origine nello stemma di famiglia dei Tomasi ed è così commentato nel romanzo stesso: «Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra.»

Il racconto inizia con la recita del rosario in una stanza della casa gentilizia del Principe Don Fabrizio Salina, dove egli abitava con la moglie Maria Stella e i loro sette figli. Don Fabrizio è un personaggio particolare, molto alto e con la pelle molto pallida, dedito allo studio dell'astronomia e a pensieri su amore e morte. Egli è testimone del lento decadere del ceto dell'aristocrazia di cui è rappresentante. Infatti, con lo sbarco in Sicilia di Garibaldi e del suo esercito, si afferma una nuova classe, quella dei borghesi, che il principe - come tutti gli aristocratici - disprezza. Il nipote di don Fabrizio, Tancredi, pur combattendo nelle file garibaldine cerca di rassicurare lo zio sul fatto che alla fine le cose andranno a loro vantaggio. Tancredi inoltre aveva sempre mostrato interesse amoroso verso la figlia del principe, Concetta, che ricambiava i suoi sentimenti.

Il principe e la sua famiglia trascorrono un po' di tempo nella loro residenza estiva, a Donnafugata; il nuovo sindaco di questo paese è Don Calogero Sedàra, un uomo di modeste origini e borghese profondamente patriottico. Non appena Tancredi vede la bella figlia del sindaco, Angelica, se ne innamora perdutamente. La ragazza è però una borghese e non ha perciò i modi degli aristocratici, per questo Concetta trova quasi ripugnante il suo comportamento. Angelica però ammalia tutti con la sua bellezza, tanto che Tancredi finirà per sposarla, attratto oltre che dalla sua bellezza anche dal suo denaro.
Arriva il momento di votare in un importante plebiscito il cui esito decreterà se verrà effettuata o meno l'annessione della Sicilia al regno italico. A quanti chiedano al principe un parere su cosa votare, il principe affranto dice di essere favorevole a questa entrata. I voti del plebiscito alla fine vengono comunque truccati dal sindaco Sedara e si arriva perciò all'annessione. Dopo questo un funzionario piemontese, il cavaliere Chevalley, offre a don Fabrizio la carica di senatore del Regno d'Italia, ma il principe rifiuta l'incarico in quanto egli si sente un vero e proprio aristocratico e non si vuole sottomettere alla caduta del suo tempo. Il principe ora conduce una vita desolata fino a quando muore circondato dai suoi cari in una stanza d'albergo a Palermo durante il viaggio di ritorno da Napoli, dove si era recato per visite mediche. L'ultimo capitolo del romanzo, ambientato nel 1910, descrive la situazione delle figlie superstiti del principe, che conducono una vita dedita a una formalistica devozione religiosa e nell'illusione che il nome della famiglia Salina conti ancora come nel passato; ma il passato è però irrimediabilmente perduto.


L'autore





Alcune scene tratte dal film di Luchino Visconti del 1963

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"I Guermantes" di Marcel Proust


Finito di leggere anche il terzo volume, "I Guermantes".
Qui di seguito vi riporto la recensione di Wikipedia e vi consiglio di non arrendervi alla lettura, forse un po' difficoltosa e a volte demoralizzante. Vale la pena di continuare.

E' il terzo volume dell’opera di Marcel Proust "Alla ricerca del tempo perduto" (À la recherce du temps perdu).
Il volume si apre con la descrizione della famiglia Guermantes. Ha inizio la storia d'amore tra Albertine ed il narratore, che riesce a farsi accogliere dai Guermantes. Inoltre il narratore incontra un personaggio strano, il barone di Charlus, e scopre che è omosessuale.

Nel primo tomo del terzo volume, intitolato I Guermantes (tomo 1) ("Le côté de Guermantes I"), il narratore insieme alla sua famiglia si trasferisce dal suo albergo in un appartamento della famiglia Guermantes. Marcel, inoltre, si reca, per la seconda volta nella sua vita, a teatro, per rivedere l’attrice Berma recitare la parte della protagonista Fedra (“Phèdre”) nell'omonimo spettacolo di Racine. Ma stavolta il protagonista non è più interessato all'attrice, ma ad un'altra donna, la principessa di Sassonia, che è amica di Madame Guermantes. Marcel poi si reca a Doncières, dove incontra nuovamente Robert de Saint-Loup, che si trovava lì per prestare servizio militare. Proprio in questa occasione viene affrontato, per la prima volta nell'opera, l'argomento dell'“Affare Dreyfus”, questione che aveva diviso la Francia in quegli anni. Dopo ciò il narratore torna a Parigi, dove scoprirà che sua nonna è malata (morirà proprio nell'inverno successivo). Marcel a Parigi incomincia a frequentare il salotto di Madame de Villeparisis e qui, successivamente, incontra delle sue vecchie conoscenze, tra cui i coniugi Guermantes, il barone di Charlus, Robert de Saint-Loup e sua madre e la signora Swann (Odette de Crecy). Proprio in questo salotto il protagonista scopre l'identità dell’amante di Robert de Saint-Loup, che è la giovane attrice ed ex prostituta Rachel "quand du seigneur". Intanto la malattia di sua nonna peggiora. Allora, per rallegrarla, su consiglio di un neurologo, convinto che tutte le malattie abbiano un'origine nervosa, Marcel decide di portarla negli Champs-Élysées ed è proprio durante questo soggiorno che la donna avrà un attacco di cuore e morirà, nonostante le cure dei medici più famosi.

Nel secondo tomo del terzo volume, intitolato I Guermantes (tomo 2) ("Le côté de Guermantes II"), il narratore recupera il rapporto di amicizia con una sua vecchia fiamma, Albertine. Inizialmente Marcel non sa se l'amore che prova per lei sia vero oppure se sia solo una sensazione di nostalgia verso Balbec, il luogo in cui si erano conosciuti. Ad ogni modo i due torneranno ad essere una coppia con i loro momenti di alti e bassi. Il protagonista, inoltre, apprende una notizia che lo sconvolge, ovvero che il barone di Charlus è omosessuale. Il tema dell'omosessualità sarà sviluppato adeguatamente nei volumi successivi, in cui si narrerà anche delle storie d’amore omosessuali del barone.


Il vero castello dei Guermantes dove, durante una passeggiata il protagonista inciampa nel selciato e ricorda all'improvviso il suo soggiorno a Venezia.

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