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Achilles Gildo Rizzoli

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E anche quest'anno ho visitato la Biennale. Ne parlerò più avanti.
Ora vorrei presentare questo artista outsider (almeno per il suo tempo) che ho (ri)scoperto avendolo messo nel dimenticatoio dopo i miei studi universitari.

1896–1981

Nato nel Marin, California, Rizzoli visse la maggior parte della sua vita a San Francisco dove si impiegò come architetto.
Durante tutta la sua vita, la sua arte non venne mai realmente riconosciuta e solo dopo la sua morte un gruppo di disegni venne alla luce.
I progetti di Rizzoli mostravano un'immaginaria esposizione mondiale (più conosciuta come "Y.T.T.E.", cioè "Yield To Total Elation"). Nei disegni erano inclusi anche ritratti della madre (che gli sopravvisse fino al 1937) e dei bambini del vicinato, rappresentati sottoforma di edifici neo-barocchi.

Rizzoli pubblicò un racconto "The Colonnade" nel 1931 con lo pseudonimo di Peter Metermaid.

La sua vita venne rappresentata anche da un film, dal titolo "Yield to Total Elation: The Life and Art of Achilles Rizzoli."

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Il Biltmore Hotel

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Come spesso capita, mi sono ritrovata a dover prendere tristemente atto che i più bei locali storici non esistono più.
Documentandomi su New York, ho voluto fare una breve ricerca per immagazzinare più notizie possibili riguardo il periodo che amo di più e riviverli casomai ci potessi andare.

Causa la mia ignoranza in materia, mi sono ostinata per più giorni a voler cercare di prenotare una camera al Biltmore Hotel, edificio in perfetto stile anni 20, insomma, il mio hotel ideale.
Qui Francis S. Fitzgerald pernottava spesso con la sua Zelda e qui scrisse "Myra Meets His Family"; qui J. D. Salinger scrisse "The Catcher in the Rye". Qui dovevo pernottare io!
E invece scopro che non esiste più e che al suo posto oggi c'è la sede della Banca Centrale d'America.
E dunque, l'unica cosa che mi resta da fare, è parlarne nel mio blog.

Il Biltmore Hotel si trovava tra la 43rd strada e Madison Avenue.


Costruito dalla Società ferroviaria di New York, l'Hotel era parte integrante del vicino Grand Central Terminal (nella mappa sopra, lo si vede segnalato dall'icona del treno).
I suoi architetti, Warren e Wetmore lo progettarono come un edificio poi definito "sontuoso e imponente".
Un giardino interno all'italiana,una immensa sala da ballo e una stazione interna privata gli permissero di essere considerato uno dei migliori hotel del periodo, sia per le modernità che lo caratterizzavano che per i servizi offerti ai suoi ospiti.

Il Biltmore fu spesso frequentanto da Francis S. Fitzgerald e in tempi diversi, da J.D Salinger. Entrambi gli scrittori lo resero sfondo e ambientazione di alcuni dei loro romanzi.

Il treno che lo raggiungeva, invece di entrare al Grand Central Terminal, deviava fino alla famosa "Kissing Room" come veniva chiamata la hall sotterranea dell'hotel per accogliere i passeggeri. Da qui un ascensore trasportava i clienti al piano superiore e alla corte. Le decorazioni erano talmente uguali dal Grand Central che la maggior parte non si accorgeva di essere in un altro edificio.

La grande sala da ballo, chiamata The Cascades, era situata al 22° piano e il giardino all'italiana tra le due torri, d'inverno, diventata una grande pista da pattinaggio.

Storicamente questo hotel ha un grande valore: da qui Henry Ford provò a porre fine alla Prima Guerra Mondiale nel 1915.
Qui il 4 agosto 1916 venne firmato il Trattato in cui la Danimarca cedette, per una ingente somma di denaro, le Isole Vergini agli Stati Uniti.
Qui dal 6 all'11 maggio 1942, diciotto Capi di Stato si incontrarono per istituire il Mandato britannico per la Palestina.

Nel 1981 Il Biltmore Hotel venne abbattuto e al suo posto nacque, dalle sue ceneri, la Banca Centrale d'America e oggi è tutto quello che ci è rimasto.

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La Banca d'America oggi
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L'evoluzione di Parigi 1ª parte


Nel 360

Documento, con mappe scaricabili gratuitamente da questo sito, l'evoluzione di Parigi nel corso dei secoli, dal 360 alla fine degli Anni '30.


Nel 508


Nel 1180


Nel 1422


Nel 1530


Nel 1550


Nel 1575


Nel 1609
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The Artist

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E' un film muto in bianco e nero del 2011, scritto e diretto da Michel Hazanavicius e interpretato da Jean Dujardin e Bérénice Bejo.

È stato presentato in concorso al Festival di Cannes 2011, dove Dujardin ha vinto il premio per la miglior interpretazione maschile. Il film ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali tra i quali spiccano cinque statuette ai Premi Oscar 2012, tre Golden Globe, sette BAFTA e sei César. È il film francese più premiato di tutti i tempi.

Hollywood, 1927. George Valentin è un grande divo del cinema muto. Un giorno, al termine della premiere di un suo film, viene fotografato insieme a un'ammiratrice, Peppy Miller. La foto verrà poi pubblicata sulla prima pagina di Variety. Qualche tempo dopo Valentin, sul set di un suo film, ritrova la ragazza che lavora come comparsa; durante le riprese si sviluppa una forte attrazione tra i due, che però non si trasforma in altro.
Nel 1929, con l'avvento del sonoro, Valentin si rifiuta di recitare nelle pellicole parlate, abbandona il suo produttore Al Zimmer e decide di investire ogni suo avere nella realizzazione di un film muto tutto suo, la cui uscita nelle sale è però programmata nello stesso giorno del film sonoro con protagonista Peppy Miller, la cui carriera è in continua ascesa. Il film di George non avrà alcun successo commerciale, mandando in rovina il divo, i cui pochi soldi rimasti sono andati perduti a causa della Grande Depressione.

Nel 1931 Valentin ormai è un attore dimenticato. Abbandonato dalla moglie, si ritrova sul lastrico ed è costretto a vendere tutti i suoi beni all'asta. Trasferitosi in un piccolo e modesto appartamento insieme al suo fedele Jack Russell, George licenzia il suo autista Clifton, che pure lo aveva seguito fedelmente negli anni a dispetto dei rovesci finanziari. Un giorno, in preda all'alcol e alla disperazione, dà fuoco alle pellicole dei suoi film e nella stanza si sviluppa velocemente un pericoloso incendio. Il suo cane scappa e riesce a far salvare il padrone richiamando l'attenzione di un poliziotto. Quando George si risveglia, si ritrova nella casa di Peppy Miller e scopre che è stata proprio l'attrice, da sempre innamorata di lui, ad acquistare i suoi beni all'asta. Rifiutando per orgoglio l'amore di chi lo ha salvato, George torna a casa sua e sta per suicidarsi, ma Peppy, che ha intuito le sue intenzioni, giunge in tempo per salvarlo.

Desiderosa che George Valentin torni a lavorare, Peppy va da Al Zimmer e minaccia di lasciare la sua compagnia se il produttore non riprende George. Zimmer accetta con entusiasmo dopo aver assistito al duetto di danza proposto da Peppy e George, che possono così riunirsi da protagonisti sulle scene cinematografiche, anche se in un genere diverso: il musical.

http://it.wikipedia.org/wiki/The_Artist_(film)

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"Il Castello" di Franz Kafka

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Oggi, come ci ricorda anche il doodle di Google, è il 130° anniversario della nascita di Franz Kafka di cui avevo già parlato qui.
Vi avevo anche già invitato a leggere "Il Processo", e oggi vi parlerò de "Il Castello".

Pubblicato postumo nel 1926, rappresenta l'opera più ambiziosa e importante dello scrittore praghese. Oscuro ed a volte surreale, Il castello parla di alienazione, burocrazia e della frustrazione, apparentemente interminabile, dell'uomo che tenta di opporsi al sistema.

Durante una gelida notte d'inverno, l'agrimensore K. giunge in un villaggio sovrastato dalla figura minacciosa di un Castello. Il protagonista, convocato dal conte padrone del Castello, cerca in tutti i modi di adempiere al proprio dovere, ma uno stuolo di burocrati e funzionari gli impedisce ogni volta di essere ricevuto. Nel frattempo, K. cerca di entrare in confidenza con gli abitanti del villaggio, i quali però, lo trattano sempre in maniera ostile e sospetta. C'è solo una persona che si offre di aiutarlo, ma egli cade addormentato e non la sente. A questo punto si interrompe il racconto che, secondo i progetti originari dell'autore, si sarebbe dovuto concludere con il protagonista K., prossimo alla morte, che viene finalmente accolto dai diffidenti contadini del villaggio.

Il romanzo di Kafka ha dato vita a numerose interpretazioni critiche nel corso del Novecento. Le vicende dell'agrimensore K. rappresentano la proiezione dell'impotenza e delle frustrazioni dell'uomo moderno, il quale si trova schiacciato da una realtà che sfugge ai suoi criteri di valutazione. Il protagonista si sente ovunque solo e alienato, il suo rapporto con il mondo esterno è ormai completamente compromesso, e la presenza cupa e minacciosa del Castello rappresenta un'entità superiore negativa che finisce per determinare e opprimere l'esistenza dell'uomo. In questa prospettiva, si è perduto il senso di ogni cosa. Per Kafka la ragione diventa così inutile: l'essere viene destrutturato fino a perdere la propria identità, come dimostra il nome stesso dell'agrimensore ridotto alla sola lettera K. (l'uso di questa iniziale richiama inevitabilmente il nome dell'autore). Secondo la critica di stampo marxista, "Il castello" raffigura la posizione dell'uomo contemporaneo oppresso dal capitalismo e dalle sue contraddizioni. Di tutt'altro avviso i critici che si ispirano all'esistenzialismo intravedono nelle peripezie di K. la condizione eterna del vivere dell'uomo. C'è, infine, una critica minoritaria che legge il racconto sotto la prospettiva della psicoanalisi: le nevrosi dell'uomo di oggi sono conseguenza dell'impotenza dell'azione del protagonista.

http://it.wikipedia.org/wiki/Il_castello


Il doodle di oggi in cui si riprende la figura de "Le Metamorfosi", in cui il protagonista si risveglia un mattino nelle sembianze di un gigantesco insetto.


 
Il Castello di Praga che ispirò F. Kafka nel suo romanzo
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Georgi Zimin

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1900-1985

Mi piace questo fotografo, ma purtroppo di lui conosco solo la sua data di nascita e di morte. Qualcuno può darmi altre informazioni?
Mettetevi in contatto tramite il mio blog se potete.
Grazie

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http://www.russianartandbooks.com/russianart/images/items/Ph00028-4.jpg

http://media.mutualart.com/Images/2009_10/06/0001/719570/19d73dbe-1d39-4c3b-84d5-408daca4b547_g_273.Jpeg
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Incidenti d'auto nella Boston degli Anni '30


Navigando nel web ho trovato questo sito che mi ha fatto sorridere per le foto pubblicate.
Si tratta, da quanto ho capito, di una documentazione di incidenti stradali nella Boston degli Anni '30.
Davvero carine!
























 






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