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"Il tempo di Modigliani" al Museo Colonna di Pescara


Le circa cinquanta opere esposte consentono di delineare il contesto artistico della Livorno in cui Modigliani si è formato alla fine dell’Ottocento, con dipinti di Fattori, Micheli, Romiti, Natali, Benvenuti, Lloyd, Martinelli, Ghiglia. Ne esce, da questa prima sezione, l’immagine di una città vivace culturalmente e artisticamente, capace di fornire a un giovane di talento come Modigliani non solo gli strumenti tecnici per iniziare una carriera pittorica, ma anche stimoli e suggestioni che lo rendono partecipe del clima moderno, e in grado di inserirsi in un contesto d’avanguardia una volta spiccato il grande salto verso la Ville Lumière.

La mostra prosegue poi con un serie di importanti disegni di Modigliani che tracciano il suo percorso artistico, dagli inizi influenzati dallo stile di Toulouse-Lautrec, con una matita su carta che ritrae l’amico critico Mario Buggelli, al segno nitido del carboncino, che delinea volti e corpi di “cariatidi”, del periodo scultoreo (anni ‘10-‘11 del novecento), ai ritratti dal segno più sottile degli amici come Vlaminck, delle compagne, come Beatrice Hastings, dei personaggi del suo mondo artistico, come Hanka Zborowska, moglie del suo mercante Leopold. Tra questi, spicca il disegno scelto per la copertina del catalogo, una Testa scultorea di grande impatto, influenzata dall’arte africana, che Modigliani spedisce al fratello Umberto, a Milano, per ringraziarlo dell’aiuto economico, insieme a una lettera (anch’essa esposta) in cui gli racconta delle mostre a cui partecipa, del lavoro che svolge, terminando con quello che oggi ci appare un amaro presagio, alla luce del dramma che lo porterà a morire a trentasei anni: ”In pectore sento che così finirò un giorno o l’altro per farmi strada”.

La terza parte della mostra inserisce Modigliani nel contesto della capitale dell’arte in cui arriva nel 1906 e muore nel 1920, e in cui il pittore diventa uno dei più grandi artisti del novecento: Parigi. Opere di Picasso, Vlaminck, dell’amico fraterno Max Jacob, di Valtat, Soutine, Utrillo, Picabia tracciano un ricco affresco del mondo delle avanguardie artistiche dei primi vent’anni del secolo scorso, e di quel mondo di bohème che rappresenta l’humus in cui si sviluppano i più grandi movimenti artistici dell’epoca.

http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Eventi/visualizza_asset.html_1159347332.html




Renato Natali - Chiaro di luna, 1915-1920


Benvenuto Benvenuti, Bastioni di Livorno, anni '20


Oscar Ghiglia, Calle, 1925 ca.



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