Una delle opere più famose, dopo la "Fontana" del 1917 (l'orinatoio), è il "Grande Vetro" realizzato dal 1915 e mai terminato.
Il "Grande Vetro" come una finestra che apre una prospettiva a perdita d’occhio, è costituito da due lastre di vetro verticali issate l’una sull’altra. È una immagine realizzata su vetro con olii, vernici, lamina e filo di piombo, argento, polvere, acciaio, attraversata orizzontalmente al centro da una sbarra di ferro, inserita soltanto per rendere il vetro più solido dopo la rottura.
Duchamp inizia a lavorare al Grande vetro nel 1915 e continuerà fino al 1923 senza portarlo mai definitivamente a termine, è l’opera di tutta la sua vita. In seguito dopo che il lavoro fu danneggiato durante il trasporto nel 1927, Duchamp, pur lasciando intatta la frattura del vetro in quanto aggiunta casuale e quindi necessaria, riprenderà a ricostruire le parti perdute.
La parte in alto, il "regno della Sposa" consiste in un sistema di provette e tubicini capillari, a destra della sposa c’è l' "Iscrizione" o "Via Lattea" (sorta di nuvolone che rappresenta il velo della sposa) che circonda i tre "Pistoni di corrente d’aria" (i riquadri bianchi all’interno dell’iscrizione); in alto a destra, infine si trova l’area di "Nove spari", buchini ottenuti perforando nei punti d’impatto tra il vetro e nove fiammiferi con la punta intinta nella vernice fresca sparati da Duchamp da tre punti diversi.
La Sposa, 1912
Nella zona maschile sottostante, il primo elemento è costituito dallo "Scapolo-Nove stampi maschi" (o matrici di Eros che formano il cimitero delle uniformi e livree) situati in modo simmetrico alla Sposa; gli stampi sono in comunicazione, tramite i "Vasi capillari". Questa disposizione rispecchia la tela di Duchamp "The network of Stoppages". Gli stampi maschili comunicano, dunque, con i "Sette setacci" (coni ottenuti fissando con una lacca la polvere lasciata depositare per un lungo periodo sul vetro) sotto di loro si trovano, al centro, la "Macinatrice di cioccolato", il primo elemento eseguito nell’elaborazione del Vetro, e, a sinistra, la "Regione della cascata" con la "Slitta" contenente il "Mulino ad acqua".
Nove stampi maschi
The Network of Stoppages, 1914
La macinatrice di cioccolato, 1914
L’ambivalenza di questi elementi concorre a recuperare una quantità di fonti culturali disparate intrecciate a desideri inconsci interpretabili in chiave psicoanalitica.
Al di là di tali componenti, in questa macchina che rifiuta ogni tipo di catalogazione estetica si ritrova, inoltre, tutto il piacere di un funzionamento a vuoto, fine a se stesso.
Duchamp ha descritto il Grande vetro come un motore, alimentato dal desiderio d'amore, che produce lo «sboccio» della Sposa. Come il ciclista impegnato nell'ascesa iniziatica è il motore umano di un mezzo costituito da due parti, le due ruote, così il Grande vetro consta di due parti e può essere paragonato, secondo Duchamp, a un'auto che sale un pendio: "la macchina desidera sempre più la vetta della salita, e sempre accelerando lentamente come stanca di speranza, ripete i colpi di motore regolari a una velocità via via maggiore fino al rombo trionfale".
La strada percorsa da questo singolare veicolo iniziatico non è dissimile da una piramide. È ben definita in larghezza e spessore al suo inizio, avverte Duchamp, e diventa progressivamente senza forma topografica, una "linea pura geometrica senza spessore, avvicinandosi a quella retta ideale che trova il suo sbocco verso l'infinito". L'inizio del viatico ha la sostanza della "selce sfaldata", cioè si approssima alla pietra grezza, e alla fine si sbriciola in "polvere d'oro" in sospensione, più leggera dell'aria: in purissima materia luminosa. È il viaggio dell'apprendista.
A innescare questo veicolo iniziatico concorrono due elementi, la caduta d'acqua e il gas illuminante. Essi consentono di determinare secondo Duchamp "le condizioni del Riposo istantaneo di una successione di fatti diversi per isolare il segno della concordanza tra questo Riposo, da una parte, e dall'altra una scelta di Possibilità". Duchamp ha affermato che "l'arte è uno sbocco su regioni dove non dominano né il tempo né lo spazio": è questo il luogo del "Riposo istantaneo". A sostituire "Riposo" con l'Uno platonico e "scelta di Possibilità" con il concetto di molteplice, si può dunque leggere una variante epocale del principio ermetico che tutto è Uno: caduta d'acqua e gas illuminante servono a isolare il segno della concordanza tra l'Uno e il molteplice.Non è difficile a questo punto individuare nella caduta d'acqua e nel gas illuminante quella via discendente e ascendente che Eraclito ricordava essere una sola e la stessa. Principî universali, come segnala il titolo d'un'altra opera dell'artista, Acqua e gas a tutti i piani, cioè presenti in ogni grado di manifestazione dell'essere: la caduta d'acqua e il gas illuminante sono i due poli della cosmogonia ermetica che ha per origine la luce. Ma per intenderne il senso è necessario tornare alle radici del Grande vetro e il lettore mi perdonerà: la strada comincia a inerpicarsi.
http://www.wikiartpedia.org/index.php?title=Duchamp_Marcel
http://www.zen-it.com/ermes/studi/Duchamp.htm
2 commenti:
Sicuramente saprai che D. passava la maggior parte del tempo a creare attorno al "Grande Vetro"un clima concettuale attraverso una quantità di note che appuntava, alcune già nel 1911, altre datate 1915, che pubblicò più tardi nella cosidetta "scatola verde" (1934). Lancio una provocazione: mai pensato al "Grande Vetro" come ad una fotografia? paola
Umh, sarebbe un'idea da sviluppare...
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