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Madame D'Ora

1881 - 28 Ottobre 1963 Dora Kallmus è stato una fotografa ritrattista e di moda, di origini ebreico-austriache, più conosciuta con il nome di  "Madame D'Ora". Nata come Dora Philippine Kallmus a Vienna nel 1881, Dora proveniva da una famiglia di avvocati ebraici molto rispettati in città. Nel 1905 fu stata la prima donna ad essere...
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Costruire Montmartre: le Sacré-Coeur e la Place du Tertre 1ª parte

Vi posto qui di seguito le istruzioni per realizzare il modello in 3D del Sacre Coeur e de la Place du Tertre. Nei prossimi giorni pubblicherò le altre pagine del modello. Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su XCondividi su Faceboo...
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Stranezze di Venezia

Per chi è veneziano queste non sono affatto stranezze, ma vi mostro ugualmente tratti particolari di Venezia che, probabilmente, a un occhio distratto da tanta altra bellezza, scappano.   Il campanile mozzo della Chiesa sconsacrata di Santa Margherita, nell'omonimo campo.Nel 1808 il campanile viene demolito perchè considerato pericolante,...
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Il Cafè Le Rat Mort

Situtato al numero 7 di Place Pigalle, il Café-Bal Le Rat Mort è, oggi, scomparso. Quando il Cabaret Bobino scomparve eil Café du Théâtre chiuse, gli habitués di questi locali si "arrampicarono" fino alla collina di Montmatre in Place Pigalle, per frequentare questo nuovo locale, dal nome assai particolare. I suoi frequentatori abituali...
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Willy Ronis

Parigi, 14 agosto 1910 – Parigi, 12 settembre 2009 E' stato un fotografo francese che si è dedicato alle immagini prese dal vivo (sur le vif) e in bianco e nero. Fu uno dei più importanti rappresentanti del movimento che si è chiamato la fotografia umanistica. Willy Ronis era figlio di un emigrato ebreo di Odessa, in Ucraina, e di una...
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Chi è?

Non so chi è questo signore. Mesi fa mi sono salvata la sua foto nel mio computer, ma non le ho dato un riferimento e dunque ora mi trovo a non sapere chi è. Qualcuno mi sa aiutare? Sicuramente francese. Lo dico per certo, perchè la mia ricerca è rivolta spesso alla Francia e inoltre il piccolo pezzo di carta riporta un "Salut". Forse...
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Autoritratti con tavolozze 3ª parte

Terza parte della collezione Autoritratti con tavolozza, o pennelli di artisti conosciuti. Francesco Hayez - Autoritratto, 1860 Arnold Böcklin - Autoritratto, 1872 Giorgio Morandi - Autoritratto, 1925 Alberto Giacometti - Autoritratto Balthus - Autoritratto con pennello, 1940 Fernando Botero - Autoritratto Invia tramite emailPostalo...
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Autoritratti con tavolozze e pennelli 2ª parte

Seconda parte della collezione Autoritratti con tavolozza, o pennelli di artisti conosciuti.  Annibale Carracci - Autoritratto con tavolozza, 1583 Judith Leyster - Autoritratto con cavalletto, ca. 1635 Gaspare Landi - Autoritratto, 1779 Giovanni Fattori - Autoritratto, 1854 Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su XCondividi...
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Autoritratti con tavolozze e pennelli 1ª parte

Inizio sempre nuove collezioni. Questa è quella degli Autoritratti con tavolozza, o pennelli di artisti conosciuti. Eccone qui alcuni. Sofonisba Anguissola - Ritratto al cavalletto, 1556   Rembrandt Harmenszoon van Rijn - Autoritratto con tavolozza e pennelli, 1665 Francisco Goya - Autoritratto nella bottega, 1766 Jean...
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Colori consigliati per le varie tecniche pittoriche, dall' "Abecedario pittorico" di Maria Bazzi


Questo breve capitolo è molto interessante. Si consigliano, a seconda della tecnica scelta, i colori-base da acquistare.


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"Venezia è un pesce" di Tiziano Scarpa


Riporto qui di seguito un breve stralcio dal libro "Venezia è un pesce" di Tiziano Scarpa (1ª edizione, del 2000, Universale Economica Feltrinelli); un bel volume, simpatico e davvero reale per chi ha abitato, almeno un po', a Venezia.


    Venezia è un pesce. Guardala su una carta geografica. Assomiglia a una sogliola colossale distesa sul fondo. Come mai questo animale prodigioso ha risalito l’Adriatico ed è venuto a rintanarsi proprio qui? Poteva scorrazzare ancora, fare scalo un po' dappertutto, secondo l’estro; migrare, viaggiare, spassarsela come le è sempre piaciuto: questo fine settimana in Dalmazia, dopodomani a Istanbul, l' estate prossima a Cipro. Se si è ancorata da queste parti, un motivo ci deve essere. I salmoni si sfiancano controcorrente, si arrampicano sulle cascate per andare a fare l’amore in montagna. Balene, sirene e polene vanno a morire nel mar dei Sargassi.
    Gli altri libri sorriderebbero di quello che ti sto dicendo. Ti raccontano la nascita dal nulla della città, la sua strepitosa fortuna commerciale e militare, la decadenza: fiabe. Non è così, credimi. Venezia è sempre esistita come la vedi, o quasi. E’ dalla notte dei tempi che naviga; ha toccato tutti i porti, ha strusciato addosso a tutte le rive, le banchine, gli approdi: sulle squame le sono rimaste attaccate madreperle mediorientali, sabbia fenicia trasparente, molluschi greci, alghe bizantine. Un giorno però ha sentito tutto il gravame di queste scaglie, questi granelli e schegge accumulati sulla pelle un poco per volta; si è resa conto delle incrostazioni che si stava portando addosso. Le sue pinne sono diventate troppo pesanti per sgusciare fra le correnti. Ha deciso di risalire una volta per tutte in una delle insenature più a nord del Mediterraneo, la più tranquilla, la più riparata, e di riposare qui.
    Sulla cartina geografica, il ponte che la collega alla terraferma assomiglia a una lenza: sembra che Venezia abbia abboccato all’amo. E’ legata a doppio filo: binario d’acciaio e fettuccia d’asfalto; ma questo è successo dopo, soltanto un centinaio di anni fa. Abbiamo avuto paura che un giorno Venezia potesse cambiare idea e ripartire; l’abbiamo allacciata alla laguna perché non le saltasse in mente di salpare di nuovo e andarsene lontano, questa volta per sempre. Agli altri diciamo che l’abbiamo fatto per proteggerla, perché dopo tutti questi anni di ormeggio non è più abituata a nuotare: la catturerebbero subito, finirebbe di sicuro su qualche baleniera giapponese; la esporrebbero in un acquario a Disneyland. La verità è che non possiamo più fare a meno di lei. Siamo gelosi. Anche sadici e violenti, se si tratta di trattenere chi si ama. Abbiamo fatto di peggio che legarla alla terraferma: l’abbiamo letteralmente inchiodata al fondale.
    C’è un romanzo di Bohumil Hrabal dove un bambino ha l’ossessione dei chiodi. Li pianta solo sui pavimenti: a casa, in albergo, dagli ospiti. Tutti i parquet di legno che gli capitano a tiro vengono martellati dalla mattina alla sera. Come se il bambino volesse fissare le case al terreno, per sentirsi più sicuro. Venezia è fatta così; solo che i chiodi non sono di ferro ma di legno, e sono enormi, da due a dieci metri di lunghezza, con un diametro di venti, trenta centimetri. Sono piantati nella melma del fondale.
    Questi palazzi che vedi, le architetture di marmo, le case di mattoni non si potevano costruire sull’acqua, sarebbero sprofondate nel fango. Come si fa a gettare fondamenta solide sulla melma? I veneziani hanno conficcato nella laguna centinaia di migliaia, milioni di pali. Sotto la basilica della Salute ce ne sono almeno centomila; anche ai piedi del ponte di Rialto, per contenere la spinta dell’arco di pietra. La basilica di san Marco poggia su zatteroni di rovere, sostenuti da una palafitta d’olmo. I tronchi se li sono procurati nei boschi del Cadore, sulle Alpi venete; li hanno fatti scendere fino alla laguna lasciandoli galleggiare lungo i fiumi, sul Piave. Ci sono larici, olmi, ontani, querce, pini, roveri. La Serenissima è stata molto accorta, ha avuto sempre un occhio di riguardo per questo patrimonio di legno; leggi molto severe salvaguardavano le foreste.
     Alberi capofitti a testa in giù, piantati con una specie di incudine tirata su a forza di carrucole. Ho fatto in tempo a vederli, da bambino: ho sentito le canzoni degli operai battipalo ritmate dalle percussioni lente e poderose di quei magli sospesi per aria, a forma di cilindro, che scorrevano su rotaie verticali, in piedi, salivano piano, si abbattevano di schianto. I tronchi si sono mineralizzati proprio grazie al fango, che li ha avvolti nella sua guaina protettiva, ha impedito che marcissero a contatto con l’ossigeno: in apnea per secoli, il legno si è trasformato quasi in pietra.
    Stai camminando sopra una sterminata foresta capovolta, stai passeggiando sopra un incredibile bosco alla rovescia. Sembra l’invenzione di un mediocre scrittore di fantascienza, invece è vero. Ti descrivo che cosa succede al tuo corpo a Venezia, a cominciare dai piedi.

Nel settembre 2006, il Teatro Aurora di Marghera ha programmato un convegno dal titolo "Venezia NON è un pesce", dal simpatico logo che riporto qui sotto.
Potete saperne di più visitando il link "Questa nave" .



Nel settembre 2010, i Magazzini del Sale, Magazzino Gardini, è stata ospitata una personale di Marillina Fortuna che, attraverso l'assemblaggio di rifiuti più svariati, ha ripercorso l'identità della città come una meta di viaggio piena di contraddizioni.

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